13 Ottobre 1999: Le aspettative di tifosi, giornali, società del Fenerbahce.......negli articoli de Il Messaggero e della Gazzetta dello Sport.
Cronaca ||
13/10/1999
Il suo primo allenamento.......le richieste dei tifosi del Fenerbahce......le aspettative dei giornali....
da Il Messaggero di Mercoledì 13 Ottobre 1999
IL PRIMO ALLENAMENTO DI ZDENEK
"Attento Zeman, Istanbul è una trincea"
Giornali e tifosi mandano segnali al boemo: se perde i due derby a Natale torna a casa
dal nostro inviato
GIANCARLO DOTTO
ISTANBUL - La terra non trema più, le case non ballano, il mar di Marmara è calmo, ma i bambini di notte si fanno ancora la pipì sotto e la gente si sveglia piena di spavento, non solo nel quartiere di Avcilar, il più colpito dal terremoto. Da lunedì notte, l’uomo-enigma di Praga ha trovato la sua nicchia in questo caos meraviglioso che puzza di gas, di spezie e di paura, tra il fracasso dei mercati e i silenzi delle moschee. Da una camera del Bosphorus Swisse Hotel, in pieno centro, il fumo del boemo passa e si confonde a quello di tutti gli altri, milioni di anime e gatti, e la sua faccia sembra l’unica stabilità possibile in un paese dove tutto è instabilità, geologica, metereologica, politica.
Da ieri mattina Zdenek Zeman ha preso le misure del suo percorso, non più esteso ma ben più complicato di quello che lo portava da Vigna Clara a Trigoria. Dal centro di Istanbul alla zona asiatica, il quartiere del Fenerbahce, passando per il ponte del Bosforo, imitazione più ventilata e mistica di quello di Brooklyn, a picco sui minareti. Ha mangiato bene lunedì sera, in un ristorante italiano, e dormito meglio. Ieri mattina, alle 10 locali, era già al lavoro con il suo dizionarietto italo-turco in tasca e i due inseparabili scudieri picciotti, Modica e Golisano, appesi alle sue labbra come due cicche fedeli. Un rapido briefing con il presidente e subito il campo, un paio di braghe grigie e una maglia gialla, la tuta da lavoro, i palloni, gli attrezzi per i test, i giocatori che arrivano alla spicciolata, tutto il suo piccolo mondo antico insomma, ma anche la sua fuga dal mondo, Istanbul, Roma o Palermo, tutto semplificato, azzerato in una pozza d’erba.
I due quotidiani sportivi di qui hanno ovviamente esagerato. Titoli a tutta pagina. Fanatik gioca con i nomi, Zeman e "zaman", che vuol dire tempo. Zeman zaman istedi. Zeman chiede tempo. "Datemi, tre, quattro settimane di tempo, per vedere tracce del mio gioco", ha ripetuto anche ieri. L’altro, FotoMac, sguinzaglia l’iperbole, Zeman Firtinasi, l’uragano Zeman. "Mi sono preso un impegno molto duro, ma a me piacciono le cose difficili". Dalle colonne del Sabah, il quotidiano più diffuso, il presidente Aziz parla di Zeman e fa il verso a Mina: "E’ l’uomo per me". Si sbilancia anche Can Bartu, ex non malvagio pedatore passato anche da noi tra Lazio e Fiorentina: "Zeman è il contrario del calcio italiano: pensa più a fare gol che a non prenderli. Ma deve fare in fretta, capire il calcio turco e mettere insieme qualche risultato. Qui sono tutti furiosi". La rammollita banda del Fener, diciotto nazionali tra Turchia e resto del mondo, ha capito in fretta che l’aria è cambiata. Non si scherza con quel muso da cinema. Il suo primo allenamento, doppia razione tra mattina e pomeriggio, ha subito lasciato il segno. Ore di scatti, ripetute, esercizi a terra, perché il metodo di Zeman, si sa, è conoscere prima le gambe e poi i cervelli.
Forte l’impressione tra gli astanti, tifosi e cronisti locali ("Mai visto quest’anno un allenamento così duro"), più forte lo scetticismo ("A Roma rimpiangono Zeman? Niente paura. Fate che perda, tra un mese, il doppio derby con Galatasaray e Besiktas e lo riavrete a casa prima di Natale"). C’è chi esala pesanti ironie, alludendo al mago Copperfield, di passaggio con il suo show d’illusionismo: "Al Fenerbahce di oggi sarebbe stato più utile lui di Zeman"). Mille e più segnali spiegano insomma che l’impresa di Zeman è più complicata del previsto. Un mercato da cinquanta milioni di dollari (contro i tredici dei rivali del Galatasaray), l’indecorosa eliminazione dalla coppa Uefa, le pressioni della stampa, l’attesa "furiosa" dei tifosi. E sabato il debutto di Zeman a Trabzon sul mar Nero non poteva essere peggiore. Da quelle parti l’odio per i gialloblù di Istanbul è così forte da giustificare scorte imponenti di polizia. "Giocheremo con il 4-3-3. Qui hanno fretta di vincere e questo è l’unico modo".
da La Gazzetta dello Sport di Mercoledì 13 Ottobre 1999
Zeman ha schemi anche per il giardiniere
Squadra sotto torchio: test atletici al mattino, partita al pomeriggio. Per il Fenerbahçe è cominciata la cura Zeman, che conferma il suo amato 4-3-3 e ha chiamato a rapporto giardiniere e cuochi. Qualche problema con la lingua ("è turca...") e un’idea sul miglior centravanti da schierare all’esordio: "Vieri..."
Valerio Piccioni
DAL NOSTRO INVIATO
ISTANBUL — Zeman è sempre Zeman. Il suo secondo giorno di Fenerbahçe ha cancellato il primo senza pensarci troppo. Tuta sociale al posto della giacca blu, nessun supplemento di convenevoli, giù a testa bassa a lavorare: test atletici al mattino, un assaggio di schemi durato mezz'ora più la partitella al pomeriggio. E così alla fine della sua lunga giornata, chiusa da una conferenza stampa, c'è parso addirittura stanco. Una stanchezza illustrata perfettamente da una risposta a una domanda sulla nostalgia dell'Italia: "Non ho avuto tempo per la nostalgia". Un momento però, la stanchezza non ha impedito il guizzo d'ironia finale, quello sul suo primo approccio con la lingua turca. "È turca". Cioè? "Cioè non ci capisco niente. Ma certe volte a parlare poco e fare di più ci si comprende pure meglio". Achille Campanile, che di battute se ne intendeva, sarebbe stato fiero di lui. E del bis concesso in merito al quiz sul centravanti ideale da schierare sabato a Trabzon, nel primo viaggio nella Turchia profonda con una scorta di 3000 tifosi. "In questo momento penso Vieri...". Insomma, Zeman non cambia bandiera. Non soltanto per le sei ore che passa fra i giocatori. Davanti ai boss della squadra, presidente Yildrim compreso, comincia a sfoggiare il suo 4-3-3. Gli attaccanti incrociano, il difensore di fascia destra Mustafa, nazionale tedesco naturalizzato, s'avventa sul cross, in mezzo al campo parole, gesti e sguardi legano i due vice Zeman, Modica e Golesano, all'altro tecnico turco, con la mediazione dell'interprete Vedat, nelle parti di maratoneta-traduttore. Il pubblico non spiccica parola o grido, si permette soltanto un miniboato quando Sergen, il fantasista della combriccola, segna il primo gol in allenamento della nuova gestione. Dunque, non si abdica: 4-3-3 pure qui? "Ancora di più — dice lui come uno a cui hanno ricordato il piatto preferito —, il Fenerbahçe vuole vincere e si può vincere soltanto attaccando".
Arriva anche il primo ripescato: l'ex juventino Dimas, il portoghese che il vecchio allenatore aveva messo dietro la lavagna per indisciplina. "Per me fa parte della squadra", annuncia Zeman che lo recupera dopo tre settimane di allenamenti con la Primavera. Il guaio è che in Turchia si possono schierare solo cinque stranieri e il Fenerbahçe ne ha sei. Ma è presto per grattarsi la testa anche per quest'argomento. Zeman, comunque, non perde neanche altre abitudini. All'ordine del giorno c'è un incontro con il giardiniere, il baffo istituzione Cuma. "Mi ha detto di togliere qualche centimetro all'erba". In mattinata aveva lavorato con metro e cronometro. "Metteteci impegno, voglio vedere le vostre capacità". E, dunque, salto triplo da fermo, prova sui dieci balzi, ripetute sugli 80 e sui 30 metri.
Tifosi e ambiente intanto si sono messi alla finestra fiduciosi. Cam Bartu, ex laziale oggi giornalista al "Sabah", dà il suo benvenuto e gli consiglia di "tenere duro, di fare di testa sua, senza sentire dirigenti e tifosi". Intanto, sui giornali si parla già di "vento di Zeman" o dell'"uragano Zeman". Mentre il nuovo allenatore rischia di essere citato per danni dal liceo vicino al complesso "dereagzi", il quartier generale del Fenerbahçe: una decina di studenti in camicia bianca salta la scuola per lui.
Per ora, la Istanbul di Zeman è soprattutto questa: i due campi di allenamento, la palestra, la mensa (ha voluto una relazione anche sulle abitudini alimentari della squadra). Lunedì sera, c'era stato il brindisi al "Paper Moon", locale di proprietà milanese. Bilgic, la sua ombra in queste prime ore turche, si sta dando da fare per trovare una soluzione che non logori il tecnico nel traffico piovra che ingoia Istanbul. Ma il discorso viene respinto sdegnato dal diretto interessato quando, stremati da un tassista un po' imbranato, gli parliamo delle difficoltà degli spostamenti dal centro europeo (dove c'è il suo hotel) al suo luogo di lavoro nella zona asiatica. "No, nessun problema. Mi hanno portato in macchina ed è stato facilissimo". Solito Zeman, appunto.
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