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12 Agosto 2000: Il ritorno a Palermo porta fortuna a Zeman che torna alla vittoria contro i rosanero di Franco Sensi.

Cronaca || 12/08/2000

PALERMO 1 / NAPOLI 2

PALERMO (4-4-2): Sicignano; Montalbano, Ferri (25’ Furiani), Giampietro, Altobelli (18 st La Spada); De Vezze (36’ De Vezze), Suppa, Cappioli, Bombardini; La Grotteria, Elia (21’ Belmonte).
NAPOLI (4-3-3): Coppola; Urso (1' st Baldini), Quiroga (1' st Fresi), Troise, Russo; Pecchia, Matuzalem (24’ Paquito), Jankulovski (1' st Magoni); Floro Flores (20’ st Bigica), Stellone (42' pt Stojak), Bellucci.
ARBITRO: Cannella di Palermo.
RETI: 10' pt Cappioli (rigore); 22’ st Magoni; 42 st Bellucci.
NOTE: caldo insopportabile; cinquemila spettatori; prima della gara Barbara Chiappini, madrina della serata, a nome della società rosanero ha regalato una maglia del Palermo al tecnico del Napoli Zeman.


Il ritorno nella sua Palermo porta bene al Mister che riesce finalmente a tornare alla vittoria dopo una serie di partite non incoraggianti. Sappiamo benissimo quanta poca importanza abbiano i risultati nel calcio di agosto, ma una serie di nubi nere si erano affacciate sul cielo di Napoli e già i primi contestatori, che non aspettano altro che una scusa per attaccare il Boemo, stavano affilando le armi. Ora ci sono tre giorni di meritato riposo per tutti e poi, dal 16 agosto, ci si rituffa in ritiro: questa volta a Fiuggi.


da Il Mattino di domenica 13 agosto 2000

Napoli, finalmente!


di Francesco Marolda

Vince, il Napoli. Vince a tre minuti dalla fine con Bellucci, però non cancella né dubbi né preoccupazioni. Credeva, infatti, d'aver toccato il fondo col Catania questo Napoli piccolo piccolo che non riesce a intendersi con l'allenatore. E invece no, invece aveva creduto male, molto male, perchè contro il Palermo - meno veloce dei non amatissimi cugini catanesi e forse anche più presuntuoso - se possibile gli azzurri hanno fatto anche di peggio. Non asfissiante, non rapido, però tecnico e preciso, il gioco rosanero ha messo in crisi un Napoli smarrito, mai degno d'essere apprezzato, lento, molle, impacciato, a corto d'idee e di geometrie. Direte: non può essere questo il Napoli vero. Giusto. Giusto pensarlo e soprattutto sperarlo, ma intanto così è. E non bastano le assenze di due o tre giocatori per giustificare la notte di Palermo. Anche perchè la notte di Palermo arriva dopo la notte di Catania e dopo i pomeriggi di Biella e di Brusson.
Un primo tempo da squadra davvero molto scarsa, insomma, quello degli azzurri frenati sui lati da due giovanotti della Primavera (Russo e Urso) e deboli al centro dove Quiroga e Troise si sono sempre arresi agli spunti di La Grotteria e ai cross lunghi di Cappioli. Ma non è tutto qui, purtroppo, per gli azzurri. Praticamente inesistenti, infatti, centrocampo e attacco. Tradito da Matuzalem, ritradito da Jankulovski ed evanescente in Pecchia, il Napoli è crollato là in mezzo anche per l'assoluta non-assistenza degli esterni di difesa.
E così il Palermo ha fatto un figurone mentre Stellone e Bellucci sono riusciti ad entrare nell'area rosanera solo alla mezz'ora. Però, sia chiaro, senza arrivare al tiro. Proprio così: un tempo intero senza un tiro in porta per il Napolino mentre il Palermo - al 10' già in vantaggio con Cappioli su rigore - di gol se ne mangia almeno tre: con La Grotteria (pagato all'Ancona tre miliardi e mezzo: nessun altro è stato pagato tanto in serie C), con Elia (ex ragazzo della Primavera azzurra) e con De Vezze che grazia Coppola come i suoi compagni.
E Zeman, chiederete? E Zeman a un certo punto non ce l'ha fatta più e - approfittando di un’interruzione dopo un impatto tra due giocatori - ha addirittura attraversato il campo per "sussurrare" due parole ai suoi. Sì, Zeman dev'essere ai margini della disperazione, anche se poi sta zitto o, per essere aziendalista sino in fondo, dice che non è una questione di "mercato".
Comunque sia, per tamponare i buchi di difesa, nel secondo tempo Zeman richiama Urso e Quiroga, affida a Fresi e Baldini i ruoli di centrali, sposta Troise a destra e a centrocampo sostituisce Jankulovski con Magoni. Il minimo indispensabile dettato dagli inquietanti eventi di quel primo tempo, ma anche il minimo possibile dando uno sguardo alla panchina dove siede Saber infortunato.
Risultato di questi cambiamenti: un Napoli che non soffre più tanto in difesa, un Napoli che riesce a veder palla a centrocampo, un Napoli che, però, in attacco vive di un’astinenza sconcertante. E allora ci pensa Magoni (su suggerimento di Bellucci, il quale sfrutta il primo errore della difesa rosanera) a pareggiare il conto. E poi ci pensa Bellucci, sfruttando un'altra gaffe della difesa del Palermo, a chiudere la notte in modo meno amaro. Ma la morale della tre giorni siciliana è questa: la squadra non fa ancora nulla di quello che l'allenatore vuole. E allora l'interrogativo è giusto: non lo fa perchè deve "studiare" ancora, oppure non lo fa perchè assolutamente non sa farlo?  

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