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12 Ottobre 1999: Zeman è appena arrivato in Turchia.....ed è già stato portato in trionfo. Gli articoli dei giornali Il Messaggero e La Gazzetta dello Sport.Cronaca || 12/10/1999
Era ovvio.......Zdenek è stato accolto e portato in trionfo...se lo merita......eccovi gli articoli successivi al suo arrivo in Turchia. da La Gazzetta dello Sport di Martedì 12 Ottobre 1999 Zeman subito in trionfo Valerio Piccioni DAL NOSTRO INVIATO ISTANBUL — Come se lo scudetto l'avesse vinto prima di cominciare. Dicono che in Turchia il benvenuto si dia così, però ieri Zdenek Zeman questa non se l'aspettava: passi per il centinaio di giornalisti della conferenza stampa, i cinquanta tra fotografi e cineoperatori che l'hanno ripreso al suo sbarco a Istanbul, però il tripudio con cori a squarciagola e gita sulle spalle dei tifosi del Fenerbahçe ha sorpreso pure lui, più imbarazzato che emozionato. È stata la prima pagina del capitolo turco della storia calcistica dell'allenatore di Praga, pagina già puntellata da una didascalia minacciosa dal titolo: pazienza. Il fatto è che qui ne hanno pochissima. Sono secondi in classifica a un punto della prima, però la vivono come una mezza tragedia, soprattutto se la coppa Uefa se n'è già andata in una serataccia contro gli ungheresi del Mtk Budapest, costata il posto al precedente allenatore, colpevole da quello che s'è capito di esser stato troppo mollaccione con i suoi giocatori. Della storia della pazienza siamo testimoni. Un giornalista di una tivù privata, "Show", ci ha chiamato a un breve botta e risposta con un crescendo quasi insofferente. Concluso così: "Insomma, siamo ansiosi: Zeman che tipo è? Qui vogliono vincere subito, non si può aspettare". Calma ragazzi, è appena arrivato... Tutto e subito, dunque. Dove il tutto si chiama solo e soltanto risultati. Persino Sergen, il "Maradona" turco, uno che a prima vista c'è sembrato un orfano del vecchio tecnico, "l'abbiamo amato molto, anche se ora è passato", ci ha detto chiaro e tondo: "In Turchia il risultato è tutto". Anche Alpay, difensore centrale pure lui in nazionale, ha insistito sullo spartito: "I giornalisti e i tifosi hanno fatto una pressione grandissima sul vecchio allenatore e la faranno anche su Zeman: vogliono vincere subito. Ma Zeman è un duro e a me piacciono queste persone". Il calcio si diverte a inventare queste miscele. Dunque l'apostolo del giocare bene che conta quasi quanto vincere e forse di più, è capitato nel tempio dei tre punti a qualsiasi costo. Però a Zeman le difficoltà piacciono, forse proprio per questo è qui, tra tifosi impazziti, giornalisti ansiosi e giocatori curiosi. Forse anche per questo ha detto sì a Celaleddin Bilgic. Bilgic è un uomo di affari turco che lavora in Svizzera ed è stato il regista di tutto: s'è fatto dare il numero di Zeman da Giuliano Terraneo all'Inter; ha costruito la decisiva telefonata Ancelotti-Zeman in cui il tecnico emiliano, ex promesso sposo con il Fenerbahce prima di essere stato contattato dalla Juve, gli ha detto che valeva la pena tentare; ha fatto lui la sontuosa proposta economica (4 miliardi di lire per otto mesi) di fronte alla quale l'ex allenatore della Roma non ha fatto una piega. Zeman è sbarcato a Istanbul nel primo pomeriggio. Una sigaretta nella sala vip, quindi il bagno di folla. E via verso la sede del Fenerbahçe: molto oltre il cartello del "benvenuti in Asia", perché la squadra vive e gioca nella parte asiatica della metropoli turca. Là la firma del contratto, il rituale "sono venuto per vincere" ai giornalisti e finalmente quel buttarsi nella mischia che gli è mancato da morire in questi mesi. Dimenticavamo la sciarpa, gialla e blu, i suoi nuovi colori sociali. Come al Verona? "Al Licata". Come dire: ripassatevi il mio curriculum. Nuova sigaretta, un taccuino, ha iniziato le "consultazioni" giocatore per giocatore durante la partitella della squadra, cominciando dal portiere-capitano Rustu. Intorno i suoi due vice, Giacomo Modica e Dario Golesano, zemaniani di ferro, l'onnipresente Bilgic e l'altro interprete, Vedat, tifoso del Fenerbahce e della Juve (l'avrà detto a Zeman o rischiamo di fare la spia?). Loro in piedi, lui seduto. Perfettamente dentro la parte, con la posa di chi dice: il mio mondo è questo. A un certo punto c'è stato un passa parola e un fuggi fuggi di inservienti verso lo spogliatoio. Colpa del freddo, Zeman aveva chiesto un giaccone: Istanbul si candida a ess ere la città più fredda in cui ha finora lavorato da allenatore di calcio. Poco prima il boemo aveva voluto sapere le misure esatte dei due campi d'allenamento: ripetute fuori stagione in vista? Il pubblico ha seguito tutto con un atteggiamento tra il solenne e il curioso: va bene che abbiamo fretta però qualche giorno, la trasferta a Trabzon è in programma per domenica, dobbiamo concederglielo... Un silenzio quasi religioso ha circondato la prima ora di lavori zemaniani. Il "quasi" è svanito quando la voce di un muezzin non lontano è risuonata in mezzo al campo, ricordando allo Zeman cattolico che qui incontrerà una religione diversa dalla sua. L'allenamento è durato poco meno di un'ora, tempo molto poco zemaniano. Ma lo Zeman in tuta, quello dei gradoni e del 4-3-3, spettacolare e integralista, lo Zeman che avevamo lasciato qualche mese fa a Trigoria, debutterà soltanto stamattina per provare a esportare il suo linguaggio calcistico e a vincere. Anzi, a vincere per tornare. Ma questo non diciamolo troppo forte. |