20-21-22-23-24-25-26 Luglio 1999: Il ping pong di articoli de 'Il Messaggero sul nostro amato Mister e la nostra personalissima chiusura...
Cronaca ||
01/09/1999
Siamo sempre più orgogliosi di stimare e supportare, nel nostro piccolo, un Uomo che continua a suscitare polemiche e a provocare attacchi gratuiti da persone di una "certa cultura".....solo per aver detto la sua Verità (in quanto fino a prova contraria, e neanche per tutti, il Verbo in terra è sceso solo 1999 anni fa!). Apprezziamo anche la prontezza di un "ERRATA CORRIGE" (dove possa essere un errore nell'espressione di un giudizio personale lo sa solo lui comunque) veloce nel dissociarsi da un "MANCA A TUTTI", ma pronto nel parlare a nome della ROMA.....se possibile parli a titolo personale, perchè, riprendendo lo slogan portato in tutti gli stadi d' Italia dai tifosi della Roma "L'A.S. ROMA SIAMO NOI", lui come tifoso vale quanto noi e a noi due ZEMAN MANCA.
Continua inesorabilmente su Il Messaggero la serie di articoli su Zeman......ma che cosa mai avrà fatto il Mister al direttore del giornale? E cosa c'entra un articolo di un tifoso laziale contro Zeman? Continuiamo a rimanere perplessi......
Per tutto Agosto 'Il Messaggero' ha continuato a dedicare uno spazio al Mister....forse qualcuno si è accorto della gaffe commessa ed ha pensato di porvi rimedio concedendo la parola a 'tutti'; che poi la maggior parte degli intervenuti fossero contrari al Boemo, è una 'pura coincidenza'. Il fatto che su una discussione nata 'fra romanisti' siano intervenuti anche dei laziali rimane sempre una 'coincidenza', noi ci limitiamo a riportare tutti gli interventi che si sono susseguiti prendendoci però la libertà di concludere gli 'A PROPOSITO DI ZEMAN' con un nostro personale articolo....(e scusate se questa volta parliamo da tifosi)
Proponiamo qui di seguito gli articoli de 'Il Messaggero' e la nostra chiusura.
Martedì 20 Luglio 1999
Difesa prigioniera
e palla "cattiva"
di ROBERTO RENGA
La prima Roma di Capello non sarà poi tanto diversa dall’ultima di Zeman. Nei giocatori, intendiamo, perché nel gioco la differenza si noterà sin da questa sera, amichevolina d’esordio con gli austriaci del luogo. Capello, rispetto al predecessore, cura, e non è certo un mistero, con maggiore attenzione la difesa. Ha passato questi giorni giallorossi in modo semplice, banale e ripetitivo: lezione di tattica ad Aldair e compagni di linea.
Subito un problema: Rinaldi e Mangone hanno una discreta cultura difensiva legata all’esperienza con Mazzone, ma i due saranno soltanto le riserve di quanti al contrario avrebbero bisogno di ripetizioni e disgraziatamente sono lontani: Cafu e Zago, più il primo del secondo in effetti. Nelle due stagioni zemaniane, per certi aspetti indimenticabili, c’è stato un tema ricorrente: gli avversari sfondavano o segnavano sempre dalla parte del Pendolino brasiliano, abilissimo nello spingere, assolutamente inadatto a chiudere.
Cafu e Zago, vincitori in Coppa America, ora sono in vacanza e pensano a tutt’altro. La doppia assenza impedirà a Capello anche di chiarirsi le idee circa il modulo: tre stopper o due terzini e due centrali? Molto dipenderà, come al solito, da Cafu, che per noi (e non solo: provate a chiedere al giocatore)è innanzitutto un centrocampista chiamato a ricoprire da una vita un ruolo che non è suo.
Capello vorrebbe pure tenere Candela e il suo ragionamento non fa una piega: perché mai la Roma dovrebbe rafforzare una diretta concorrente? Sappiamo, e sa Capello, dei guai verbali creati da Candela in chiusura d’anno e che potrebero aver sollevato una barriera tra il francese e la tifoseria, ma questo, con tutto il rispetto, è problema secondario e comunque risolvibile, se proprio il dissidio risulta insanabile, facendo palleggiare il campione del mondo nello spazioso giardino di casa Sensi. Ferdinand è un inglese giovane che non conosce il calcio italiano, Candela un francese di mezza età che sa tutto di noi: anche uno scambio non semra produttivo e poi è troppo divertente pensare ad un avversario senza terzino sinistro per colpa (merito) della Roma.
La difesa già da stasera stazionerà nei pressi del portiere e quando avanzerà un terzino, dietro resteranno in tre, più i due centrocampisti centrali che Capello vuole appostati subito davanti alla difesa. Sarà il quarto centrocampista Totti a portare l’attacco, ricoprendo la stessa zona di campo che ricopriva con Zeman: da sinistra al centro, settore dal quale partiranno poi i suoi suggerimenti per Delvecchio e Montella, quest’ultimo sì verà novità di giornata.
Capello chiederà alla Roma di cercare immediatamente il lancio in profondità, di utilizzare, in sostanza, più possibile la palla cattiva, che che ti spedisce in porta con quella cattiveria senza la quale il calcio diventa espressione accademica. Con Zeman correvano i giocatori, spinti sempre a effettuare sovrapposizioni. Con Capello sarà la palla a cercare la profondità.
Nominiamo spesso Zeman, come si sarà notato. E pure con nostalgia: il calcio italiano non può permettersi il lusso di lasciarlo a casa. Manca a tutti.
Mercoledì 21 Luglio 1999
ERRATA CORRIGE
A proposito di Zeman
Nel suo commento di ieri su questo giornale Roberto Renga, collega e amico, parlando della Roma di Capello, così concludeva: "Nominiamo spesso Zeman, come si sarà notato. E pure con nostalgia: il calcio italiano non può permettersi il lusso di lasciarlo a casa. Manca a tutti".
Caro Roberto, Zeman mancherà a qualcuno, può anche darsi. A me non manca certo. Né lui né il suo calcio (apparentemente) spettacolare che significava fare due magnifici gol che ci infiammavano l’anima e il cuore, e prenderne tre che ci facevano tornare a casa sconfitti e incavolati. Non so il calcio italiano, ma la Roma grazie a Capello può finalmente permettersi il lusso di non rimpiangerlo. (P. Cal.)
Giovedì 22 Luglio 1999
Sempre a proposito di Zeman
Come i lettori del Messaggero sanno, il mio direttore, Pietro Calabrese, di Zeman e delle sue teorie spettacolari non ne poteva più: meglio un sano e noioso uno a zero di una gara pirotecnica dall’esito incerto. Ben venga, dunque, l’era del concreto Capello. D’accordo sul nuovo allenatore e sul fatto, in particolare, che il tecnico del computer arrivi a Roma dopo l’ultimo dei romantici, perché questa è appunto l’ora giallorossa della vittoria.
Però uno come Zeman mi manca lo stesso. Manca a chi scrive e a quanti ritengono che vincere, nella vita come nel calcio, non sia tutto. Possibile, caro direttore, che in Italia nessuno ami più la poesia? (R.R.)
Venerdì 23 Luglio 1999
Sempre a proposito di Zeman, Tucci e Storace
Il mio amico Bruno Tucci, presidente dei giornalisti del Lazio e del Molise, nostalgico zemaniano e scintillante commentatore di meraviglie giallorosse, ha telefonato a Roberto Renga offrendogli tutela sindacale dopo il mio corsivo "contro" di lui.
Tucci ha poi parlato con il sottoscritto affermando minacciosamente: "Se a Natale Capello non è primo in classifica, mangerà il panettone a Milano". Ieri ha mandato un fax anche il mio amico Francesco Storace. C’era scritto: "Ti prego di far sapere a Renga che quando c’è di mezzo il pallone, della poesia nun ce ne po’ fregà de meno. Siamo assetati di scudetto...".
E poi dice che uno non si butta a destra... (P.Cal.)
Sabato 24 Luglio 1999
Sempre a proposito di Zeman
Caro direttore, debbo dirti con franchezza che il tuo primo "errata corrige" che attaccava il mio amico Roberto Renga e il nostro Zeman mi aveva lasciato di stucco. Nei miei oltre quarant’anni di professione non avevo mai letto che un direttore sconfessasse pubblicamente un suo redattore. Poi, dopo la telefonata con Renga, tutto si è chiarito, tranne il veleno che molti hanno nei confronti di Zeman (e fra questi, ahimé, ci sei anche tu). Vedi, direttore: non mi sento un vedovo del boemo, però devi convenire che dopo la noia di Carletto Mazzone e la nullità di Carlitos Bianchi, aver rivisto la Roma pimpante di Zeman, ha portato gioia e felicità. Anche agli unici intenditori di pallone: i curvaroli della Sud. Ricordi che cosa cantavano? L’emblematico ritornello della Pavone: "Perché, perché la domenica mi lasci sempre sola...".
A buon intenditor poche parole.
Bruno Tucci
Domenica 25 Luglio 1999
Sempre a proposito di Zeman
Er zemaniano drogato
C’è chi resta zemaniano
E chi ama er sor Capello
Ma la Roma è un talismanoGiallo rosso e sempre bello.
La mia droga la confesso
Sono Zeman dipendente
Io non posso sartà er fosso
E giocà senza er tridente.
Ma se ariva uno scudetto
Da stampà sulle camicie
Franco Sensi è benedetto.
Io quer giorno mi aritrovo
Cojonato e assai felice
Per l’orgasmo che già provo.
Arturo Guatelli
Lunedì 26 Luglio 1999
Sempre a proposito di Zeman
Come tifoso della Lazio e grande esperto di calcio mi trovo d’accordo con il direttore di questo giornale — storicamente e spudoratamente romanista — e in disaccordo con il vecchio Bruno Tucci con il quale non ho titoli per polemizzare nell’inconsueta polemica sulla seconda squadra romana e faccio modestamente osservare: se Zeman non viene rimpianto a Formello, malgrado il secondo posto del ’95 e il terzo del ’96 perché mai dovrebbe suscitare nostalgia a Trigoria dove ancora non hanno metabolizzato i quattro derby consecutivi perduti, l’eliminazione dalla Coppa Italia da parte dell’Atalanta, il mancato raggiungimento di un posto in Champions League ed i quindici punti finali di distacco dalla Lazio? Con accresciuta stima
Fabio V. (Civitavecchia)
Martedì 27 Luglio 1999
Sempre a proposito di Zeman
Caro Direttore, dividersi tra assetati di vittoria e orgogliosi di sconfitta mi sembra assurdo. Se continuiamo a parlare di Zeman, in pieno regno di Capello, è perché il boemo resta un grande personaggio del calcio. In barba alle statistiche. Non ci credi? Proviamo a chiedere a Capello e Pincolini in quali condizioni fisiche hanno trovato il gruppo di Zeman. Anche questo conta. E ti ricordi la Curva depressa del dopo Bianchi? Non vale nulla (anche in termini di business) il rinnovato entusiasmo? Infine, un allenatore è anche un grande comunicatore di valori: in fondo gli uomini del calcio sono rimasti quasi unici a passare ore ed ore con i giovani. Da questo punto di vista, la voce di Zeman (come quella di Sacchi) non deve mancare nel grande circo.
Paolo Liguori
Mercoledì 28 Luglio 1999
Sempre a proposito di Zeman
Ho conosciuto da giovane un mondo del calcio nel quale gli allenatori non avevano una notorietà esterna. Adesso si chiamano mister e sono in grande rilievo, salvo il rischio di licenziamento senza preavviso come è accaduto a Simoni. Della Roma di Testaccio ricordo solo il signor Barbesino perché morì suo padre e vi fu un minuto di silenzio durante la partita. Forse sono l’unico a ricordarlo.
Riguardo a Zeman non mi sembra carino continuare a chiamarlo "il boemo". Evoca il ricordo della poesia del Giusti su S. Ambrogio con i "soldati boemi e croati messi qui nella vigna a far da pali". Poco più avanti gli stessi militi sono chiamati: "schiavi per tenerci schiavi".
Di Zeman mister mi colpisce la teoria che non ha importanza il risultato, ma il giuoco. E’ la leggenda del barone de Coubertin secondo cui quel che conta è il partecipare. Sarà. Comunque Zeman ha dato a noi tifosi anche non poche soddisfazioni e dobbiamo conservargli simpatia.
Giulio Andreotti
Giovedì 29 Luglio 1999
Sempre a proposito di Zeman
Sarei ipocrita se dicessi che Zeman mi manca. Sono sincero, invece, dicendo che Capello mi piace molto.
Sarei ipocrita se fingessi di aver dimenticato i quattro derby persi da Zeman, l’esclusione dalla Coppa Italia con l’Atalanta, le sconfitte beffa di Perugia, di Salerno, di Venezia, il pareggio con l’Empoli in casa, all’ultimo minuto, con un goal beccato in contropiede. Sono sincero, invece, quando ricordo gli scudetti vinti da Capello, in Italia e all’estero.
Sarei ipocrita se avessi già scordato i giocatori voluti da Zeman e gli stessi giocatori tenuti in panchina. Sono sincero pensando che Capello farà giocare i migliori, non quelli che gli stanno simpatici.
Ma sarei in malafede se dicessi che Zeman non aveva talento. Lo aveva. Capello, però, ne ha di più.
Enrico Vanzina
Venerdì 30 Luglio 1999
Sempre a proposito di Zeman
Zeman o Capello? Ma, caro Direttore, è molto semplice... e allo stesso tempo maledettamente complicato. Anzi, a ben vedere, è un dilemma irrisolvibile. Infatti si tratta dell’eterno scontro tra Amore e Psiche, tra l’Io e il SuperIo, tra il lato in luce e il lato all’ombra che stanno dentro ognuno di noi. E’ il gioco perenne degli antagonismi psicologici, come ci insegnerebbero Freud e Jung, dal quale non c’è possibilità di fuga, ma soltanto possibilità di prendere coscienza. Zeman e Capello risvegliano gli archetipi della nostra anima. Jung disse che la nostra parte "maschile" tende alla perfezione mentre la nostra componente "femminile" tende alla completezza. E’ chiaro dunque: Zeman è il "femminile" che sta in noi e Capello simboleggia il "maschile". Personalmente, dopo alcuni anni di buona predisposizione alle "femminilità" della Roma zemaniana, ora preferisco dare voce a tutta la "maschilità" che la Roma capelliana promette di avere in corpo. Con tanti saluti a Freud e Jung.
Paolo Glisenti
Sabato 31 Luglio 1999
Sempre a proposito di Zeman
Io preferisco Capello a Zeman perché ha più familiarità con la città ed è stato un grande giocatore della Roma. Anche se tutti si aspettavano che acquistasse grandi campioni, ha acquistato dei giocatori non molto conosciuti ma secondo me bravi, tipo Marcos Assunçao. Secondo me fa bene a provare tutti i moduli perché si può adattare a tutte le situazioni.
Con Zeman avevo paura ad andare allo stadio, perché si poteva sempre prendere un gol all’ultimo minuto. Invece con Capello mi sento più sicuro pure perché in cinque stagioni ha vinto quattro scudetti e una Champions League.
Filippo Mei, 10 anni
Domenica 1 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Caro Direttore, come può pretendere che parteggi per una parte contro un’altra della mia squadra del cuore?
Non cado nella provocazione. Da romanista non riesco a capire questa disputa tra zemaniani e antizemaniani. Confesso che ho seguito con simpatia il lavoro appassionato di Zeman e gli sono grato per gli anni di bel calcio e di geniali spettacoli che ci ha regalato. Così come nutro fiducia che Capello saprà regalarci il piacere di vittorie che ci portino a risultati che abbiamo agognato per lungo tempo.
Il vero tifoso della Roma è, per sua natura, appassionato e fiducioso. Certo, chi — come me — ha sempre amato la Roma nella buona e cattiva sorte (purtroppo più cattiva che buona), questa volta è partecipe della speranza che si possa, finalmente, raggiungere qualche traguardo importante.
E’ possibile, ed è l’augurio che — prima ancora che a Capello e alla squadra — rivolgo a me stesso e a tutti i tifosi della Roma.
Massimo D’Alema
Lunedì 2 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Vi rivolgereste all’avvocato che fa meravigliose arringhe e perde le cause?
All’architetto che fa grandi progetti irrealizzabili?
Al medico che ha studiato sui libri ma non ha mai fatto una diagnosi?
E’ come dire "l’importante è giocare bene non importa vincere".
Zeman è un grande professionista e questa diatriba, non fa altro che svilire il suo ideale.
Di rimpianti non si vive, il futuro è radioso con un grande allenatore come Capello.
Vogliamo dire qualcosa di giallorosso?
"ROMA CAMPIONE!!!"
Raffaele Ranucci
Martedì 3 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
No, no, non è possibile: aridatece D’Alema, quello vero. Non solo il presidente del Consiglio non dice più cose di sinistra, tutto preso dal suo ecumenismo. Ora non dice più neppure cose romaniste. E che diamine... Prenda posizione almeno sullo scontro Capello-Zeman, sul giorno e sulla notte, sulla gioia e sulla rabbia: insomma, scudetto o Maalox. Il Capo del governo sa che per gustarsi una vittoria a Roma, dalle elezioni provinciali in poi, può farlo solo quando assiste ad una partita della Magica: non sciupi l’occasione, non cerchi desistenze con l’altra sponda, sia bipolare almeno in questo. In fondo, Zeman era rimasto laziale: e con Capello meglio Assunçao che Licenziao.
Francesco Storace
Mercoledì 4 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Non posso esimermi dal partecipare alla grande seduta di autocoscienza che impegna l’intera città su un quesito grave, importante e anche nobile: Zeman o Capello? Dico subito Zeman. Non per il suo sorriso enigmatico o quelle risposte un po’ irritanti di fronte ai quesiti di giornalisti sempre più interdetti. Dell’ex mister dei lupacchiotti mi mancheranno il gioco (talvolta stellare) e soprattutto i risultati. Quelli che hanno permesso alla mia Lazio di inanellare una fantastica serie positiva nei derby e di affermare, senza ombra di dubbio, il primato biancoceleste a Roma in questi anni. Con Capello - non è un timore ma una certezza - torneremo a tribolare. Lui punta diritto al sodo. Tra una partita bella ma sfortunata ed una prestazione così così premiata dai tre punti sceglie senz’altro quest’ultima. Ha grinta, capacità, idee vincenti. Se la fortuna lo accompagnerà saranno dolori. Per questo insisto: aridateje Zeman...
Clemente J. Mimun
Giovedì 5 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Caro Direttore,
pensa che bello: sto miscelando l’ironia ispida di Zeman col buonsenso padano di Capello; la fantasia con la razionalità; sto prendendo l’utopia del "se ti alleni di più e giochi meglio, segni più gol, vinci" - invece, non è vero, ma non fa niente: è bello lo stesso e mi diverto - e la miscelo col talento di Capello con la certezza che farà giocare i più bravi e non i più simpatici. Beh, se mi riesce questo colpetto genetico chissà che non nasca un allenatore che interrompa la sfiorettata tra P.Cal. e R.R. ma soprattutto dia lo scudetto alla Roma?
Pietro Garinei
Venerdì 6 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Lo confesso subito: sono faziosamente socio del club ’’Zeman for ever’’ ovvero ’’Aridàtece er Boemo!’’. Ma non c’entra niente la prosa e la poesia (nessuno si diverte a perdere le partite). "Zeman è stato cacciato — ci hanno detto gli esperti giornalisti solidali con Sensi — perché vinceva poco". Quindi ecco il nuovo tecnico che, a quanto sento dire, di cognome fa Capello e di nome fa Vincente: e vincerà senz’altro di più. Non si accontenterà di un quinto posto e di quattro punti nei derby. Tanto più che c’è Montella, invano atteso la scorsa stagione; e tanto più che gli arbitri non ci saranno più ostili, visto che il nuovo allenatore è gradito al palazzo (cioè si fa i fatti suoi). "Finalmente a Roma è stata pronunciata di nuovo la parola ’’scudetto’’!". Basta crederci, e sono in molti. Noi però, noi che riteniamo Zeman un allenatore fra i più vincenti, noi che riteniamo che era impossibile fare di più con la striminzita rosa di giocatori dello scorso anno, noi poeti insomma saremo felici di essere smentiti dai fatti e di festeggiare per le strade romane del giubileo i trionfi di Vincente, con tanto di sciarpette giallorosse al vento.
Nicola Piovani
Sabato 7 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Che giorni, che schemi, che assoluta perfezione in quel suo modo di essere: Milan Kundera, conoscendolo, ne avrebbe potuto fare l’eroe di un suo romanzo, eroe sardonico e triste, capace di gesti totali, di passioni eterne e sorde. Noi tifosi lo dicevamo sempre: per lui, prima del fine, viene sempre il mezzo, prima del risultato - per fortuna - la bellezza della partita.
E in città, ricordando certi brividi domenicali che ci ha saputo donare, la commozione è ancora forte. Invece Zdenek, eroe solitario, dopo averci illuso s’è eclissato, scegliendo per sé l’ombra e lasciando a noi la noia della normalità. E’ ovvio che Zeman ci manchi: da quando è andato via, la nostra squadra del Licata calcio non è più la stessa.
Giuseppe Di Piazza
Domenica 8 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Zeman il boemo ci ha fatto divertire, e dobbiamo essergliene grati. Ma se fossi il proprietario della Roma (e non è detto che tra una decina di campionati non lo diventi), uno come Zeman non lo prenderei mai per allenatore. Partecipare va bene, monsieur De Coubertin anche, ma a me piace vincere. E insieme a Zeman, con buona pace dei suoi sostenitori, si è vinto poco o nulla. Con Capello sarà tutta un’altra musica. Lo conosco bene da diversi anni e ricordo quando arrivò al Real Madrid, dove andavo a trovarlo abbastanza spesso: in pochi mesi aveva fatto cambiare mentalità alla squadra e aveva rivoluzionato i metodi di allenamento, ottenendo risultati eccellenti. Eh sì, con Capello ne vedremo delle belle, derby compreso. Forza Fabio!
Cesare Romiti
Lunedì 9 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Zeman è un grande allenatore, Capello un buonissimo tecnico. Zeman raggiunge momenti di grande calcio perché è un eccesso; Capello vince scudetti con una squadra capace di segnare un anno 38 gol e un anno più di settanta. Zeman gioca sulla carta, Capello gioca sul campo.
Ma soprattutto Zeman è capace di far arrivare quarta una squadra da ottavo posto e quarta una squadra da primo posto. Mentre Capello cinque volte su sei ottiene il massimo dalle sue squadre.
Prenderei Zeman se dovessi rifondare una squadra, se fossi per esempio il Napoli. Prendo Capello se voglio seriamente cercare di vincere lo scudetto.
Mario Sconcerti
Martedì 10 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Capello è un allenatore; Zeman pure. Capello è un allenatore presuntuoso; Zeman pure. Capello è il profeta del "Primo, non prenderle"; Zeman teorizza da sempre "Primo, darle". Capello addestra anche portieri e difensori; Zeman insegna solo a centrocampisti e attaccanti. Capello sostiene: "Se c’è da cambiare, io cambio"; Zeman dice: "Se c’è da cambiare, io non cambio". Capello confida: "La mia squadra si adeguerà sempre all’avversario"; Zeman confessa: "Io degli avversari non mi preoccupo e gioco sempre alla stessa maniera".
Capello rivela: "La mia squadra dovrà interpretare più moduli"; Zeman spiega: "Quattro, tre, tre e basta". Capello racconta: "Nel mio calcio, ciò che conta è il risultato"; Zeman dichiara: "A me interessa soprattutto giocare bene". Capello ha vinto 5 scudetti in 6 anni; Zeman no.
Mimmo Ferretti
Mercoledì 11 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Sto vivendo la venuta di Capello alla Roma come un sogno. Non mi interessa sapere se arriverà lo scudetto o se si trionferà in una finale europea ma, al momento, quello che conta per me è acquietare finalmente quella disarmonia del profondo, quella "violenza" che subii da bambino quando Capello venne ceduto alla Juve.
E se il poeta lavora sul passato, domina nella mia memoria, accanto ad altre custodite nicchie, il rigore di Capello al Gornik in Polonia sbagliato col piede destro ma ribadito in rete col sinistro. In quel cielo grigio quel gol giallorosso mi parve la luce: mi piacerebbe rivederla.
Fernando Acitelli
Giovedì 12 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Zeman o Capello? Se la vita è allegoria del calcio (si dice il contrario ma è un errore) è come chiedere: bella morte o bella vita? Altro che un giorno da leoni o cento da pecore. Il dilemma lo aveva già risolto Troisi: "Meglio cinquanta da orsacchiotti". Con Capello si può, con Zeman no. Ettore o Achille? Il primo non vinceva mai e doveva essere boemo. Zeman o della saccenza, l’arte di chi insegna senza educare. L’ideologia burocraticamente applicata per uno, due e dieci campionati. La melanconia degli zemaniani che è nostalgia del cilicio. Zeman: un gelato che ti viene offerto ma quando lo prendi sempre e subito si squaglia, un motore che romba ma non ci sono le ruote, un biglietto della lotteria con tutti i numeri indovinati tranne uno, quello che ti fa vincere. La gioia dell’eterna opposizione, mai il piacere del governo. Che Zeman sia di sinistra?
Mino Fuccillo
Venerdì 13 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Non penso sia il caso di fare nessun tipo di paragone tra Capello e Zeman.
Il boemo ormai rappresenta il passato della Roma.
Un passato che ha regalato spettacolo, ma che troppo spesso ci ha lasciati con l’amaro in bocca.
La scelta di Franco Sensi, di un tecnico italiano vincente, è quella che farebbe qualsiasi presidente per la sua squadra. E ora parlo da presidente della Roma Pallanuoto, l’unica squadra capitolina che quest’anno ha regalato ai tifosi giallorossi ed a tutta la città uno scudetto.
Io di Capello ricordo tutto: dal mitico goal di Wembley che fece commuovere gli italiani presenti e quelli che vivevano a Londra, ed io quella sera ero in tribuna con Artemio Franchi e Franco Carraro, ai successi da allenatore.
Penso proprio che per la Roma sia stata la scelta giusta.
Ernesto Sciommeri
Sabato 14 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Ho conosciuto Zeman e l’ho frequentato in più di un’occasione. Ne ho tratto l’impressione di un uomo molto preparato e, allo stesso tempo, "atipico" nel panorama calcistico italiano: vita spartana, poche parole, molte battute, moltissime sigarette e una filosofia di vita e di gioco maniacalmente ferrea. A tal punto che la sua coerenza a molti è apparsa presunzione. Ma lui è così e io credo in quella sua appassionata sincerità per la quale si è attirato più odii che amori.
Non sono tra quelli che hanno esultato per la sua uscita di scena: perchè a lui dobbiamo non solo la valutazione o rivalutazione di giocatori che oggi di diritto sono nella Nazionale. Ma soprattutto dobbiamo a Zeman il ritorno in massa allo stadio di pubblico e tifosi. Massimo rispetto, quindi, per quest’uomo silenzioso e testardo, con l’augurio di ritrovare al più presto la sua genialità rischiosa ma anche la filosfia sana di un uomo che ama lo sport. Accolgo Fabio Capello, mio idolo da sempre, con la speranza che faccia grande una squadra per un pubblico che, per l’amore che dà, se lo merita ampiamente.
Carlo Verdone
Domenica 15 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Zeman coltiva, con tocchi di genio e inattaccabile fede, quei piaceri calcistici che riescono affascinanti proprio perché sono fine a se stessi, non prevedono uno scopo, se non quello del fuggevole godimento.
Nel suo paradiso si vive bene, ma non si ha il diritto di conoscere l’unica divinità che fa ricco ed eterno il pallone: il Risultato.
Sarebbe bastato un pizzico di realismo a fare della Roma di Zeman una autentica grande.
Non chiedetelo a questo integralista della panchina: vi guarderebbe con disgusto.
Ingaggiando Capello, penso che il presidente Sensi sia stato attratto da un opposto. Rude, pragmatico, insofferente dinanzi alle critiche, nemico degli estetismi. Uno che lavora per vincere.
Nel suo grande magistero milanista c’è una coppa Campioni indimenticabile, quella della finale col Barcellona.
Ma ci sono anche quattro stagioni da scudetto, talune belle, talaltre piene di aridissimi 1-0 vuoti non dico di spettacolo, ma anche di cronaca.
Chiacchiere, insofferenze, inimicizie: ma bilancio sontuoso.
Conclusioni. Da giornalista, preferisco Zeman, fonte inesauribile di titoli, polemiche, rabbie e adorazioni.
Ma se fossi tifoso di quella Roma che ha vinto solo due scudetti in un secolo, non avrei dubbi: Fabio Massimo Vincitore.
Candido Cannavò
Martedì 17 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Se fosse un film: La grande Illusione. Se fosse un romanzo: L’uomo che guardava passare i treni. Se fosse una canzone: Bello e impossibile. Se fosse un dolce: panna montata. Se fosse un atto d’amore: coitus interruptus. Se fosse una manifestazione soprannaturale: fuoco fatuo. Se fosse un vino: champagne. Se fosse un animale: gabbiano. Se fosse una droga: epo. Se fosse un allenatore di calcio: Zdenek Zeman
Se fosse un film: Orizzonti di gloria. Se fosse un romanzo: Furore. Se fosse una canzone: Pensiero stupendo. Se fosse un dolce: torrone al cioccolato. Se fosse un atto d’amore: preliminari. Se fosse una manifestazione soprannaturale: miracolo. Se fosse un vino: Sangiovese toscano. Se fosse un animale: mastino. Se fosse una droga: ecstasy. Se fosse un allenatore di calcio: Fabio Capello
Fabrizio Paladini
Mercoledì 18 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Parlo da tifosa, non da esperta. Perché, nonostante tutti gli anni trascorsi all’interno della Roma, di calcio continuo a capirne poco o niente. E, da tifosa, dico che sapere che sulla panchina della Roma ci sarà Fabio Capello mi fa stare tranquilla. O meglio, più tranquilla. Per carità, nulla di personale nei confronti di Zeman, che peraltro non ho mai avuto il piacere di conoscere. Capello, però, è un uomo abituato a vincere e, quindi, sa come si fa.
Inoltre, lui era stato alla Roma da calciatore, dunque conosce alla perfezione i desideri, i sogni del tifoso della Roma e se ha accettato l’incarico, per certi versi molto delicato, vuol dire che sa cosa fare. E tutto ciò, per me, rappresenta un atto di speranza.
Flora Viola
Giovedì 19 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
A leggere gli interventi di chi mi ha preceduto in questa rubrica mi sono ormai convinto che, quale dirimpettaio, per noi laziali sarà più spassoso avere Fabio Capello che non Zdenek Zeman. Con Zeman, bene o male, i cugini sapevano che prima o poi avrebbero amaramente pagato il piacere di divertirsi. Con Capello, invece, pensano che finiranno per compiacersi del mancato divertimento. Un'illusione che renderà doppiamente doloroso il loro risveglio.
Giancarlo Baccini
Venerdì 20 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Selmosson, D’Amato, Manfredonia, Perrone, per non andare indietro fino a Bernardini e Ferraris IV: "Chi lascia la via vecchia per la nuova...". Con quel che ne consegue e che dal mio personale punto di vista, che è tendente al biancoceleste, conferma la saggezza dei proverbi e rafforza, in noi che soffriamo di cose romane, quel sentimento sempre teso a benedire il pentito e condannare il traditore.
Torniamo al dunque: l’idealismo calcistico di Zeman o il presunto cinismo calcistico di Capello? Preferisco prendere un minimo le distanze dalla questione e rifarmi per la risposta ad un dizionarietto delle citazioni. "Nulla è più pericoloso di un’idea, quando è l’unica che abbiamo". "Il cinismo non sta nelle parole che descrivono la realtà, ma nella realtà stessa".
A questo punto temo sinceramente che la Madre di tutte le Discussioni di quest’estate, così cara al Messaggero ed ai suoi appassionati lettori, potrebbe rivelarsi dannosa per i giallorossi. Già sento nelle orecchie voci biancocelesti che in coro inneggiano: "Discuti pure, popolo giallorosso. Spacca il... capello. Il campionato è alle porte e chi non ha nulla da dibattere ne approfitti per andare subito in fuga...".
Raffaele Pagnozzi
Sabato 21 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Ho avuto un rapporto stupendo con Zeman, sempre così vicino al settore giovanile, così partecipe delle ambizioni e dei sogni dei ragazzi. Conserverò di lui un ottimo ricordo e la mia speranza è vederlo al più presto di nuovo in pista. Credo che il campionato ha bisogno di personaggi come lui.
Per quanto riguarda Capello, posso solo augurargli "in bocca al lupo", ben sapendo che ha l’esperienza e il carisma per arrivare in alto. La mia speranza, come quella di Fabio, è rivedere la Roma davanti a tutti. A fine stagione.
Bruno Conti
Domenica 22 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Il più riuscito slogan giallorosso è: la Roma non si discute, si ama. Nessuna nostalgia, dunque, per la deliziosa arroganza di Zeman che a certi superesperti snob pareva comportamento di successo e che diventava invece umiliazione per le decine di migliaia di tifosi che si preparavano innocentemente un’intera settimana a morire la domenica. Zeman non amava la Roma; amava solo se stesso. Come può un derby essere una partita come un’altra? Preso da sé, Zeman guardava talmente oltre che, per dirla con il poeta, "quando si guardò allo specchio non si riconobbe e salutò". Niente nostalgia, benvenuto Capello. Anche i poeti, ogni tanto, ammettono che "il pane è più utile della poesia".
Rita Pinci
Lunedì 23 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Zeman è temerario. Capello riflessivo. Zeman per una battuta tagliente si gioca il posto. Capello sa essere pungente senza provocare. Zeman esprime la dolce follia boema. Capello la solidità furlana. Zeman ama il Bello anche senza utili di sorta. Capello apprezza il Bello, meglio se dà profitti (leggi punti). Zeman non conosce mezzi termini né sfumature.
Capello, da ex mezz’ala, conosce il governo degli uomini oltre che del centrocampo. Zeman fumava tremila sigarette a partita. Capello è un salutista, forse ecologista. E col fumo, palese e occulto, che c’è ormai nell’aria di Roma, è meglio il secondo. Il primo poi (Mimun docet) piaceva molto ai laziali. Qualità esecrabile come poche altre. Infine Capello promette di saper fare la minestra come il Barone. Vi par poco?
Vittorio Emiliani
Lunedì 24 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Zeman divertente Capello vincente
esagerato moderato
integralista aziendalista
romantico nordico
fuori dal coro uno di loro
stupefacente convincente
apripista tradizionalista
arrabbiato incazzato
con lo Schema con il Sistema
d'altri tempi mai con i perdenti
per un galà per festeggià
calcio-champagne per nun dovè mai piagne
per i rimpianti per i traguardi importanti
coerente sapiente
da ricordare per farsi ricordare
Per qualcuno è il nuovo dilemma di Archimede ma per noi veri romanisti è sempre e solo una questione...di fede.
Giovanni Malagò
Mercoledì 25 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Sono uno zemaniano convinto, lo sanno tutti. Con questo non voglio dire che non mi piaccia Capello, che è un bravissimo allenatore. Ma torniamo al Boemo: bel gioco, partite divertenti, molti sprazzi da antologia. C’erano anche le sconfitte, certo, ma la Roma riusciva comunque ad occupare un posto di rispetto in classifica e, con un po’ di concentrazione, ad aspirare alle alte vette. Via Zeman, via i suoi metodi, via il suo gioco. Adesso l’aspettativa di noi tifosi è una sola: che la squadra, rinunciando all’"arte", riesca però ad occupare una posizione di vertice. Magari a vincere lo scudetto. Sennò, che significato avrebbe la svolta? Senza contare che Zeman mi stava bene pure sul piano delle scelte di vita, delle idee personali.
Gigi Proietti
Giovedì 26 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
L’interrogativo con cui si presentò alla Roma due anni fa è lo stesso che lo ha accompagnato alla porta di Trigoria due mesi fa. "Una squadra di Zeman riuscirà mai a vincere?". A vincere non una partita, due o dieci. Ma a vincere uno scudetto o una coppa, cioè qualcosa che possa rimanere nell’albo d’oro di una società. Logico, dunque, scegliere Capello, massimo esperto di successi che restano in bacheca.
Zeman considera vittorie anche le promozioni dalla serie C alla serie B o dalla B alla A, in un caso disse che per lui possono avere un valore superiore a dieci scudetti vinti con un club prestigioso. Ma l’interrogativo, per tutti, resta quello di sempre. E per Zdenek è come la famosa nuvola di Fantozzi. Non lo abbandona.
Ugo Trani
Venerdì 27 Agosto 1999
Sempre a proposito
di Zeman
Ho conosciuto Zeman e non faccio fatica ad ammettere che lo stimo molto. Sia sul piano tecnico, cioé come allenatore, sia sul piano umano. Per me, Zeman è una persona giusta, in gamba. Inoltre, è un tecnico che realmente ti può insegnare qualcosa. Un tecnico da prendere ad esempio. Il suo ingaggio da parte della Roma fu scelta azzeccata.
Capello vede il calcio in maniera diversa da Zeman, ma è un altro allenatore di alto spessore. Sensi ha provato a vincere con Zeman, e non c’è riuscito; ora ci sta provando con Capello. Nulla di strano, perché il destino di un allenatore di calcio è quello di doversi sempre confrontare con i risultati. Ecco perché, tutto sommato, l’esonero di Zeman non mi ha sorpreso più di tanto.
Roberto Pruzzo
Domenica 29 Agosto 1999
Sempre a proposito di Zeman
Oggi a Piacenza, con la prima giornata di campionato, la Roma entra ufficialmente nell’era-Capello, congedandosi definitivamente da Zeman. E’ anche l’occasione per l’addio a quella rubrica che Il Messaggero ha proposto negli ultimi 40 giorni. Avremmo volentieri ospitato anche il pensiero del tecnico boemo, ma questi ha declinato l’invito perché impegnato in un black-out su qualsiasi tema calcistico.
Peccato. Siamo convinti che la sua opinione avrebbe commosso la fitta schiera dei suoi fans, tutt’altro che rassegnati alla partenza del "poeta". A noi le "poesie" del boemo non mancheranno, nè tantomeno abbiamo rimpianti per i risultati. Ospiteremo però con piacere quelle prese di posizione (su doping, arbitri e compagnia) che hanno fatto di Zeman un paladino. Da qualunque piazza deciderà di esternare, avrà il nostro giornale al suo fianco.
Intanto siamo accanto a Fabio Capello. A lui va il nostro "in bocca al lupo", convinti che saprà amare, oltre che ben guidare, questa squadra. Lui che della Roma è stato in passato giocatore e bandiera, non ha bisogno di consigli perché nessuno meglio di lui sa cosa significhi essere romanista; sa cosa rappresenta il derby e quanto sia diverso da qualsiasi altra gara; sa quale differenza ci sia tra una partita vinta 1-0 e una persa 5-4.
A noi piace vincere, sempre. Non importa come. E Capello è uno dei nostri. Forza Fabio.
(P.Cal.)
Mercoledì 1 Settembre 1999
Sempre a proposito di Zeman
Abbiamo letto tante cose, alcune ci hanno fatto sorridere, altre 'avvelenare' altre commuovere. A noi il Mister mancherà! Mancheranno le sue partite all'attacco, le sue lotte contro il Sistema (a proposito non credano che ci servano rigori come quello contro il Piacenza come contentino!), i suoi lunghi silenzi che dicono molto più di lunghe interviste, il suo calcio pulito, bello, romantico.
E' stato bello leggere di laziali che ironizzavano sui 4 derby di due anni fa, dimenticandosi i 4 punti persi contro la Roma nella loro 'cavalcata verso lo scudetto'. Forse sono lamenti di amanti traditi....Zeman ha dato tanto anche a loro!
Splendido leggere paragoni con un allenatore che ha vinto 5 scudetti in 6 anni dimenticando di scrivere che Capello ha allenato Milan e Real Madrid....Zeman no.
Intanto però le inchieste sul doping vanno avanti, alcuni arbitri si dimettono, calciatori venduti confessano....e noi continuiamo a sognare un calcio vero, dove è il più bravo a vincere e lì sarebbe sicuramente il Boemo il 'Vincente'.
Aspettando quel giorno, con immensa stima e smisurato affetto...
Paolo & Cristiana (i webmasters)
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