6 agosto 1998. Zeman concede un’intervista al settimanale L’Espresso, denuncia l’abuso dei farmaci nel calcio e……
Doping ||
06/08/1998
Ecco la prima intervista rilasciata da Zdenek Zeman al settimanale L’Espresso in cui il tecnico della Roma denunciava l’uso massiccio di farmaci anche nel mondo del calcio…..
dal settimanale L’Espresso del 13-08-1998
Anche il calcio ha il mal di Tour
Case farmaceutiche che offrono pillole miracolose. Dirigenti che pensano solo al business. Giocatori che badano più al danaro che alla salute. Il tecnico della Roma lancia un nuovo allarme. Prima che sia troppo tardi
di Gianni Perrelli
Non sono un demagogo né un provocatore, dice di sé Zdenek Zeman. .Sono un uomo di sport. Capto le voci, le atmosfere che girano nell'ambiente. Sento e vedo che non solo nel ciclismo, ma anche nel football, si cerca di sopperire alle carenze di preparazione coi prodotti di farmacia. Nel calcio non c'è ancora stato lo scandalo esplosivo. Ma tanto più uno sport è importante, tanto più si addensano i pericoli. So di molti medici che sono passati dalla bicicletta al pallone. So di molte società di serie A che si avvalgono dell'opera dei farmacologi. Ecco, bisogna evitare che il campionato diventi come il Tour..
Dalle montagne di Predazzo, dove guida il ritiro della Roma, il tecnico ceco Zeman, 51 anni, guru del calcio a zona e paladino della creatività nel gioco offensivo, rilancia il suo grido d'allarme contro le insidie del doping che rischiano di affossare la credibilità dello sport professionistico. Al Tour de France, perfino il limpidissimo trionfo di Marco Pantani è stato un po' oscurato dai blitz di polizia, dai fermi dei corridori sospetti, dal ritiro in blocco di molte squadre. Pagine allucinanti che imprimono il marchio d'infamia su una disciplina in cui la bomba chimica si sostituisce sempre più frequentemente all'etica del sudore e della fatica. Di Pedalopoli, che in Francia è esplosa in maniera così clamorosa, si parla già da anni. Nel calcio, si registrano solo bisbigli e maldicenze. Si vocifera di sostanze non proibite, ma ai limiti del lecito, e potenzialmente molto nocive, a cui farebbero ricorso alcuni campioni delle squadre più in vista. Prove, nessuna. I casi di doping, nel football degli ultimi anni, sono circoscritti all'assunzione del Lipopill che penalizzò per un anno la carriera di Angelo Peruzzi e Andrea Carnevale, e al consumo di cocaina che ha abbreviato quella di Diego Armando Maradona e di Claudio Caniggia.
Ma si rafforza intanto il sospetto che neanche il calcio sia uno sport immacolato. Quali sostanze si celano nei medicinali reclamizzati da alcune case farmaceutiche, con depliant illustrativi che garantiscono agli atleti miglioramenti di condizione del 50 per cento? Zeman dice di averne ricevuti molti, e di esser certo che siano pervenuti anche ai suoi colleghi. Probabilmente li metterà a disposizione della Procura antidoping che indaga sul fenomeno per conto del Coni. Meravigliato dalle violente reazioni provocate dalla sua requisitoria, l'allenatore della Roma glissa sui nomi dei farmaci e delle ditte, si trincera dietro lo sguardo sornione e le pause meditate. Un atteggiamento serafico, tipico di quella sua filosofia del distacco che per amor di battuta potrebbe essere definita buddismo Zeman. Ma per rintuzzare l'accusa di non voler assumersi in pieno la responsabilità delle accuse, almeno su alcuni punti al tecnico preme fare chiarezza. .Premetto che non sono un farmacologo. Quindi non so dire nulla sulla nocività di certe pillole. Il punto però a me sembra un altro. I medicinali servono a guarire gli ammalati. Mentre chi fa sport dovrebbe essere sano. Quando mi obiettano che queste sostanze potrebbero essere prescritte anche a un bimbo di sei anni, io rispondo che se si è in buona salute a quell'età non serve niente. È mai possibile che di questi problemi non si parli in Federazione?..
Dai controlli antidoping non è però emerso mai nulla.
.Per il momento va tutto bene. Dai campioni delle urine non risulta niente. Forse non uscirebbe nulla perfino se venissero introdotti gli esami del sangue. Si tratta in ogni caso di interventi tardivi. E, chissà, quei farmaci magari non provocano alcun guasto. Ma chi può escludere che i danni si manifestino a distanza di anni? Se si intravvedono rischi, occorre prevenirli, non aspettare che esploda il bubbone. Il problema è che i giocatori sono condizionati dagli interessi del momento e non si preoccupano tanto della salute. E i dirigenti pensano solo a sfruttarli al massimo, senza andare troppo per il sottile..
La squadra che ha reagito con maggior vivacità alla sua denuncia è stata la Juventus. Alcuni giocatori bianconeri hanno ironizzato sul suo bisogno di pubblicità. Dal momento che non ha mai vinto niente, sarebbe l'unico modo per calamitare i titoloni dei giornali.
.Chi mi conosce bene, sa che la pubblicità cerco semmai di schivarla. È vero che non ho mai vinto niente. Ma non mi dà alcun fastidio. Ho un concetto diverso del successo. Mi sento appagato quando riesco a imporre il mio gioco e i miei principi. In quanto alla Juventus, si è chiamata in causa da sola..
Non può però negare di aver manifestato a più riprese sorpresa per le esplosioni muscolari di alcuni giocatori della Juve.
.È uno sbalordimento che comincia con Gianluca Vialli. E arriva fino ad Alessandro Del Piero. Io che ho praticato diversi sport pensavo che certi risultati si potessero ottenere solo con il culturismo, dopo anni e anni di lavoro specifico. Sono convinto che il calcio sia tutto un altro tipo di attività. Almeno il mio calcio, che in una sola parola definirei positivo..
Pare però che anche lei, quando approdò cinque anni fa nella Lazio, abbia somministrato ai suoi giocatori dosi di creatina, una sostanza lecita che gli juventini non hanno mai fatto mistero di assumere.
.Per ristabilire la verità, diciamo che ho assecondato l'andazzo. All'inizio della stagione, i cinque o sei laziali che a quell'epoca erano nel clan azzurro mi dissero che si erano abituati a prendere la creatina su consiglio dei responsabili della Nazionale. Io mi limitai a parlarne con il dottore della Lazio e a fare in modo che la sostanza fosse somministrata sotto stretto controllo..
Ma lei ha parlato mai dei problemi del doping coi suoi colleghi o coi medici?.
.Ne parlo, naturalmente, con il medico della Roma Ernesto Alicicco. Abbiamo più o meno le stesse sensazioni. Da sempre c'è il coadiuvante che io chiamo dello zuccherino. Qualche sostanza tonificante immessa nelle flebo. O la miscela tra aspirina e caffè che stimola le energie. A volte l'effetto è solo psicologico. Ma ho l'impressione che negli ultimi tempi si stia esagerando. Le pressioni sui calciatori si fanno sempre più pesanti. Ed è sempre più difficile resistere alle tentazioni della pillolina magica. Sarò anche un romantico, legato a una concezione del calcio in cui i giri di campo contano più della chimica. Ma non sono un ingenuo. Sono certo che molti giocatori di serie A, forse anche nella stessa Roma, non sappiano rinunciare a certe sostanze..
Ma perché il tema è una sorta di tabù? Se ne parla sottovoce e non è mai stato affrontato a livello ufficiale.
.Perché il calcio smuove troppi interessi e conviene a tutti chiudere un occhio sugli aspetti negativi. Le cito un fatto emblematico. Dei problemi di droga di Maradona si parlava già quando il Napoli lo acquistò dal Barcellona. Non riesco a persuadermi che a ignorarli fosse proprio Ciro Ferrara, suo compagno di squadra, che nella polemica contro di me non si è certo distinto per buona educazione. Maradona ha continuato a giocare da fuoriclasse. E gioca ancora oggi. Ma a Ferrara vorrei ricordare che se non si fosse chiuso un occhio, se qualcuno avesse preso a cuore la sua tossicodipendenza, lo si sarebbe potuto salvare da una mesta parabola. Ma ormai il business prevale su tutto. Il mondo del calcio è dominato dalla finanza, oltre che dalle farmacie..
Il governo del calcio è cambiato proprio alla vigilia del mondiale. Cosa si aspetta dall'accoppiata di vertice Blatter-Platini?
.Mi aspetto che diano una sterzata, superino questa fase così piena di ombre. Positiva magari per molti, non certo per me..
Se si riferisce al business, la strada sembra ormai a senso unico. Invadenza senza più ostacoli della televisione. Tirannia degli sponsor. Campionati europei per club che renderanno il rito calcistico quasi quotidiano.
.Sì, così va il calcio. La tivù è uno degli strumenti della finanza. Fa girare tanti soldi. Ma io penso che alla distanza produrrà una crisi di saturazione. Non mi convince neanche il football giocato tutti i giorni. La Juve è la squadra regina del campionato. Quella che dovrebbe tirare di più. Ma nelle partite interne a volte richiama sugli spalti non più di 4-5 mila spettatori. Quando il tifoso preferisce rimanere a casa, è tutto il calcio che ne rimette..
Anche il mondiale che si è appena concluso è stata un'apoteosi del business. Ma, almeno dal punto di vista tecnico, con la vittoria della Francia ha lasciato un'impronta di fantasia e di eclettismo che sembrano molto vicini alla sua mentalità.
.Francia e Brasile sono state due degne finaliste. Anche se a me piaceva di più l'Olanda. E se come seconda finalista avrei puntato sull'Argentina. Ma per i transalpini il titolo è stato il coronamento di un lavoro ventennale che li ha portati all'avanguardia nella cura dei settori giovanili. La finale è stata un capitolo a sé. È strano che al Brasile siano venute meno proprio le individualità. E che a decidere il match non siano stati i piedi sopraffini di Zidane, ma due suoi insoliti colpi di testa. Chi si aspettava comunque l'affermazione di un calcio al risparmio è stato smentito. E chi l'ha attuato è stato velocemente estromesso..
È il caso dell'Italia, frenata nel suo potenziale offensivo proprio dall'atteggiamento vecchio e rinunciatario.
.Vecchio e nuovo in un calcio ormai livellato sono concetti relativi. Un tempo c'erano le scuole - la danubiana, l'italiana, la sudamericana - legate alle culture di appartenenza. Oggi, e forse non è un bene, le distinzioni sono attenuate. Può cambiare la disposizione tattica, ci può essere maggiore o minore spinta offensiva, ma non incontri più un avversario che ti concede trenta metri di campo. Maldini ha fatto semplicemente una scelta che in altre circostanze aveva prodotto buoni risultati. E che in questo caso si è rivelata sfortunata..
Lei avrebbe puntato tutto su Del Piero?
.Del Piero era reduce da un infortunio. Ma Baggio sapeva in partenza che era solo il suo vice. E non dimentichiamo che, dopo la partita col Camerun, era stato criticato pure da molta gente che poi l'ha invocato..
Il commissario tecnico si è difeso sostenendo che il campionato italiano difetta di difensori portati anche alla costruzione e di centrocampisti di talento. Colpa, forse, dell'eccessiva importazione di stranieri che inaridisce i vivai.
.Per curare i vivai bisogna investire. Senza avere garanzie di resa immediata. Un discorso che oggi non interessa a nessuno. Certo, per un giovane nel campionato italiano è più difficile emergere. Ha indubbiamente meno chances. Ma se è un talento vero, non c'è straniero che tenga. Prima o poi, sfonda sicuramente..
Da Maldini a Zoff: lei ha già previsto che non cambierà nulla.
.Ho semplicemente detto che se la Federazione considerava sbagliata l'impostazione di Maldini, Zoff non è la figura più adatta per fare rivoluzioni. È anche il parere di Bearzot. E dal momento che con Lippi la trattativa non era fattibile, per cambiare strada serviva un giovane come Carlo Ancelotti..
Ma lei ha stima del tecnico Zoff, che è stato suo presidente e suo sostituto sulla panchina della Lazio?
.Preferirei non rispondere..
Fra un mese ricomincia il campionato: sarà un'altra stagione di veleni?
.Dove ci sono interessi, ci sono veleni. E a pagarne è lo sport. Per lo scudetto esistono come ogni anno dei favoriti d'obbligo. E per le designazioni arbitrali hanno introdotto il sorteggio integrale degli arbitri. Ma non è lì il problema..
E dov'è allora il problema?
.L'anno scorso, per aver espresso le mie opinioni, venni deferito. Ho già dato. Oggi non me la sento di affermare che il campionato sarà falsato. Dico solo che, nello sport d'oggi, non riesco ad entusiasmarmi più a nulla. Neanche alle imprese di Pantani. Per restituire un sano interesse bisognerebbe uscire dalla logica del business, rivalutare alcuni valori, non solo sportivi. Ma come si fa? Confesso che a volte mi sento un sorpassato..
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