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Intervista a Mister Zeman di Mario D'Ascoli, su La Nazione

Cronaca || 18/11/2009

Zeman l'estremista
«I giovani danneggiati dai troppi stranieri»

INTEGRALISTA, estremista, idealista. Mai flessibile. Mai. O con lui o contro di lui. Fra i suoi famosi proclami c’è anche ‘Il risultato è occasionale, la prestazione no’. Nella sua lunga vita di zingaro della panchina (ne ha cambiato sedici) le squadre di Zdenek Zeman sono sempre state a trazione anteriore, gioco spesso stellare, tanti gol fatti e tanti subiti. «Ho dedicato più attenzione alla difesa io in queste due settimane alla Roma che lui in tutta la sua vita» è la frase al cianuro che Ranieri pronunciò qualche tempo fa in risposta a una critica del tecnico ceko. Eccolo al telefono, l’uomo senza mezze misure.

Zeman, cominciamo da Mourinho. Perché non lo apprezza?
«Calma, come comunicatore, come gestore di uomini a me piace molto. Come allenatore mi aspettavo di più. Tanto per dire: dove è andato a finire quel 4-3-3 che sbandierò appena arrivato in Italia?».

Quando lei, qualche tempo fa lo ha attaccato, Special One ha risposto che non conosce Zeman…
«C’era la Champions, doveva parlare in conferenza stampa di cose importanti e con me è stato sbrigativo…»

L’Inter in campionato è capolista ma gioco e risultati vanno a braccetto?
«L’Inter è capolista perché ha i giocatori migliori. Tutto qui».

Però è in testa anche nel suo girone di Champions…
«Ha un solo punto di vantaggio in un girone equilibratissimo e ci sono ancora due partite da giocare. Riparliamone al momento opportuno».

Faccia il profeta: cosa vincerà la squadra di Mourinho?
«Lo scudetto di sicuro. In Italia è senza avversari da quattro anni. In Europa è più difficile, molto più difficile. Fra l’altro io continuo a vedere il Barcellona un gradino sopra tutti».

In sostanza lei ritiene che l’Inter vince in patria per mancanza di avversari. Giusto?
«Guardi che l’Inter era la squadra più forte anche quando vincevano gli altri…».

Cos’è cambiato dopo Calciopoli?
«La sudditanza psicologica degli arbitri c’è stata, c’è e ci sarà sempre. Per il resto non saprei dire perché adesso sono costretto a guardare da fuori».

Moggi conta ancora?
«Lui dice di no, dice che con il calcio ha chiuso ma per me è ancora molto influente».

Da Moggi alla Juve attuale: che dice?
«Dico che ancora non ha trovato i giusti equilibri però è un’ottima squadra. Il suo calcio atletico è nobilitato dalla fantasia di Diego e di Giovinco, quando lo fanno giocare».

Giusto affidare al giovane Ferrara una squadra così importante?
«Se è giusto lo dirà il campo. Oggi a un tecnico si chiede non solo di saper allenare ma anche di saper gestire. Può darsi che Ferrara sappia fare l’una e l’altra cosa. Però il dubbio resta».

Ragionamento valido anche per Leonardo?
«Non cambia di una virgola».

Il Milan dopo le brutture della scorsa stagione e dopo aver ceduto Kakà adesso va bene. Misteri del pallone?

«Va benino, non bene. E va benino da quattro partite, quattro partite in cui ha vinto con la Roma e anche con il Chievo senza meritarlo. Aspettiamo prima di cedere ai trionfalismi».

Chi gioca il miglior calcio in Italia?
«Il miglior calcio in assoluto lo ha giocato, finora, la Fiorentina con il Liverpool. Però nè prima né dopo quella partita abbiamo visto una Fiorentina così bella».

Stima Prandelli?
«Sì, A Firenze sta facendo molto bene».

Il migliore allenatore al mondo?
«Hidding. Un geniaccio seduto in panchina»

Il migliore in Italia?
«Marino perché ha una mentalità offensiva, il calcio dell’Udinese è sempre costruttivo, propositivo e mai banale».

Cosa dice di Lippi?
«Niente».

Intanto si è già qualificato per il mondiale in Sudafrica…
«Ci mancava che non si qualificasse in un girone così facile. Per quanto riguarda il gioco della nostra Nazionale preferisco tacere».

Cassano sì o no?
«Cassano è un talento eccezionale ma un allenatore fa le sue scelte anche in base alle esigenze del gruppo. E poi la Nazionale è la squadra di tutti e tutti hanno in tasca la formazione ideale…»

Chi vincerà il mondiale?
«Dovendo scegliere fra le squadre più forti, ovvero Argentina, Brasile, Germania, Italia, Inghilterra e Spagna io punto sul Brasile perché onora quello che piace a me, cioè lo spettacolo».

La cosa più bella e quella più brutta del calcio italiano?
«La cosa più bella è che in Italia ci sono tanti bravi giocatori. La cosa più brutta è che ci sono troppi stranieri che chiudono la strada ai giovani».

Ma lei adesso cosa fa?
«Guardo».

E cosa vorrebbe fare?
«Il mestiere che ho fatto per trent’anni…»

di Mario D’Ascoli de La Nazione del 16 Novembre 2009

 
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