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Notizie

17 Giugno 2000: Presentazione di Zeman alla Società Sportiva Calcio Napoli. Noi eravamo lì! La rassegna stampa del 16 e 17 Giugno 2000.

Cronaca || 17/06/2000

Venerdì mattina ore 8,30 siamo già pronti per la partenza.
I vostri due "reporter per caso" si accingono ad andare alla presentazione del nuovo Mister del Napoli: Zdenek Zeman.
Meta: Mostra d'Oltremare.
Arriviamo alle 11,30. Parcheggiamo e ci avviamo verso la Sala Italia. E' lì che sarà annunciato il nuovo allenatore. "Il prossimo anno rivedremo Zdenek su un campo di calcio italiano! E potremo finalmente ammirare le sue verticalizzazioni dal vivo!!!". Prendiamo posto: seconda fila le prime due sedie dal centro. Prepariamo la macchina fotografica ed attendiamo pazientemente.
L'arrivo è incredibile, una folla di giornalisti lo circondano tanto da non lasciargli fiato. Raggiunge il suo posto e, dopo una breve presentazione da parte dei dirigenti del S.S. Calcio Napoli, comincia a parlare....poi le domande dei giornalisti, quindi le interviste per le emittenti televisive, le foto, la nuova maglia con il suo nome, i tifosi...ed infine verso Soccavo (centro sportivo del Napoli).
Cogliamo l'occasione per ringraziare la S.S. Calcio Napoli per la splendida accoglienza riservataci.
Questa la nostra breve descrizione dell'evento...ed ora lasciamo la parola ai giornali....gli articoli del 16 e 17 Giugno 2000 che ci raccontano questo meraviglioso avvenimento.



dal sito di Raisport Napoli Venerdì 16 Giugno 2000

Presentazione ufficiale di Zeman. Il Calcio Napoli e' presente al gran completo e non mancano, e' ovvio, i comproprietari del pacchetto azionario di maggioranza, Corrado Ferlaino e Giorgio Corbelli.
Dopo la conferenza stampa del boemo sono loro due ad attirare l'attenzione. C'e' da chiedere e da sapere soprattutto sulla campagna acquisti. i loro modi di comportarsi sono diversi, quasi antitetici: Ferlaino parla il meno possibile, con frasi brevi, sfugge quasi i cronisti.
Corbelli, invece, e' verboso, si trattiene, sviscera gli argomenti. E cosi' dal botta e risposta a...poca distanza esce fuori anche qualche contraddizione tra i due. Si parla della zona di Zeman e del suo modo di puntare sempre al calcio-champagne. Dice Ferlaino: "Io convertito alla zona? Il mondo cambia, posso cambiare anch'io. Vedremo molti gol. comunque auguro a Zeman di fare bel gioco e soprattutto molti punti".
Corbelli, sullo stesso tema: "Lo spettacolo con Zeman e' garantito. Non contano solo i punti in classifica, ma anche lo spettacolo. Io preferisco una squadra che arrivi decima facendo divertire ad una che arrivi anche nona o ottava, senza dare spettacolo".



da Il Mattino di Venerdì 16 Giugno 2000

Ecco Zeman, nasce il Napoli da serie A
Il boemo svelerà programmi e progetti per il rilancio degli azzurri


di Paolo Barbuto

Arriva Zeman. Stavolta arriva davvero a Napoli e si presenta per diventare l’allenatore del futuro, il tecnico del rilancio in serie A. Presentazione ufficiale alla stampa, prima di entrare in possesso di quella panchina che gli è stata affidata in tempi non sospetti, quando la formazione azzurra era ancora in lotta per la promozione e a governare la barca c’era ancora Walter Novellino.
La città ancora osanna Novellino che ieri l’altro ha preso possesso della panchina del Piacenza, sarà il primo scoglio da superare per il tecnico boemo che sorride poco e lavora da matti. Zeman non è espansivo come il suo predecessore, è meno travolgente del collega di Montemarano, ma chi lo conosce bene giura che impiegherà pochissimo a stregare Napoli.
Ha scelto l’azzurro per la nuova scommessa dopo le stagioni tormentate nella capitale. Cinque anni, dal ’94 al ’99 vissuti a metà fra Lazio e Roma e in bilico sul filo del rasoio di una critica sempre pronta a sottolineare: «non è un vincente». E invece le stimmate del vincente Zeman le ha.
Si è aggiudicato le scommesse più difficili, quella sui giovani da lanciare (Signori e Rambaudi, tanto per citare gli esempi più lampanti), quella su una squadra da inventare dal nulla e da portare in serie a (il grande Foggia del’inizio degli anni ’90), quella della gestione di un rapporto difficile con i campioni grandi di Roma e Lazio che faticavano a resistere alle sue pressioni da stakanovista del pallone.
E adesso la sfida nuova e divertente, un Napoli da rilanciare, dopo aver cancellato il fantasma di Novellino. Oggi Zeman racconterà i segreti della nuova avventura: accenderà le solite cento sigarette, sorriderà poco e sarà avaro di particolari, racconterà il solito calcio visto con i suoi occhi disincantati e, forse, un po’ più tristi per i problemi familiari che nelle ultime settimane l’hanno portato spessissimo nella sua Praga.
Sarà un Napoli «alla Zeman»: nessuna primadonna e una buona manciata di giovani disposti a soffrire e a correre, ad attaccare e a tornare a coprire. Spettacolo e qualche patema d’animo, nel puro stile Zeman.
E l’allenatore che oggi prenderà ufficialmente possesso della sua panchina non ha nemmeno lanciato aut-aut per la campagna acquisti. Poche le richieste da esaudire, una quasi impossibile: Eusebio Di Francesco. Zeman lo ha allenato ai tempi della Roma, ha creduto in lui e lo ha lanciato fino a fargli raggiungere la Nazionale. Il Napoli sta provando ad esaudire almeno questo desiderio ma le richieste della Roma sono altissime e probabilmente il tecnico boemo dovrà accontentarsi di quel che c’è, di quel che ci si può permettere. Anche questo fa parte dello stile-Zeman: accettare di andare avanti con quel che si può ottenere, a patto che si tratti di giocatori disposti a seguirlo fino alla fine, capaci di andare in campo come chiede lui.
È la grande scommessa azzurra: su Zeman è vietato tentennare. O lo si ama accettandolo così com’è o diventa impossibile la convivenza. I propositi sono buoni, la coppia Corbelli-Ferlaino sorride pensando al nuovo tecnico e a un futuro nella massima serie con il calcio-spettacolo di Zeman. Uno show senza primedonne e con tante speranze: le racconterà oggi il boemo che sorride poco, fuma tanto ed è deciso a riportare in alto il Napoli.



da Il Mattino di Sabato 17 Giugno 2000

«Io, uomo del Sud»


di Francesco Marolda

Non tradisce un velo d’emozione, Zeman, nel suo primo giorno azzurro. Ma del resto si capisce: dopo vent’anni di panchina, dopo una carriera puntata sempre verso l’alto, dopo otto stagioni di fila in serie A e due esperienze sulle opposte e rivali sponde della Capitale c’è poco da lasciare ai sentimenti. E allora: sussulti zero, promesse anche, proclami come sopra. No, Zeman - e come potrebbe essere altrimenti - si presenta alla sua maniera: poche parole e sempre misurate, il rifiuto della banalità applicata (pure) al calcio e, volendo proprio forzare un po’ il concetto, una preghiera: essere giudicato a fine campionato. Quando, dice: «Il Napoli potrà decidere se rinnovarmi la fiducia, oppure scegliere altre strade».
In breve, nel giorno della grande svolta azzurra, Zeman chiede di poter lavorare in pace. Ma così sarà, non abbia dubbi. Primo, perchè chi sceglie Zeman - cioè il club - sa quello che sceglie e non può tradirlo al primo intoppo; poi, perchè nell’immediato, dopo otto anni di stenti e due d’inferno, il popolo napoletano del pallone non chiede che due cose: una stagione senza rischi e un po’ di sfizio, di divertimento.
«So quello che il pubblico vuole e dei napoletani conosco la passione. Del resto anch’io dopo aver vissuto e lavorato a Palermo, a Foggia, al massimo a Roma sono un uomo del sud», dice Zeman, sudista alto un metro e ottanta e passa, occhi azzurri, capelli biondi, parlar lento e basso e gesti sempre senza eccessi. Uno del sud sputato, insomma.
Comunque sia, napoletano dei Carpazi o ex scugnizzo di Boemia, Zeman da «vero» sudista s’assicura subito l’ingresso dalla porta principale.
«Sono qui - dice - per costruire assieme a tutti qualcosa che dia soddisfazioni. Ma - ammonisce - nel calcio non ci sono solo gioie. Ci sono e ci saranno anche dolori. Bisogna saperlo ed essere anche preparati».
Giusto. Intanto, come si sta «preparando» il Napoli? E qual è il progetto zemaniano?
«La serie A è divisa in due. Sette squadre - spiega - giocano un campionato e le altre un altro campionato. La mia speranza è che col tempo il Napoli possa disputare il ”primo” campionato. Che è poi quello che fino a qualche anno fa e per un lungo periodo ha praticato».
La squadra. Perchè sia adeguata alle esigenze della zona e a quelle delle seria A bisogna rifondarla?
«Non si è promossi dalla B alla A solo per caso. Questa squadra ha dei valori, ma, è chiaro, ora va migliorata. E per questo siamo già al lavoro».
Zonisti e tradizionalisti. È la paura di perdere che fa la differenza tra gli allenatori?
«Intanto, sono rimasti in pochi a giocare a uomo. Molti giocano a zona e forse non lo sanno. La differenza? È questa: ci sono allenatori che quando vanno in campo giocano per vincere e altri che giocano per non perdere. Io appartengo al primo gruppo».
Lei, signor Zeman, è un caposcuola. Uno che il 4-3-3 l’ha insegnato a tanta gente che poi è riuscita anche a camparci bene. Lei, invece, non ha vinto nulla. Scusi la brutalità della domanda: come ci si sente ad essere, sì, un caposcuola, però senza vittorie?
«Questo vuol dire che anche chi non vince, qualcosa può insegnare. Anzi - riflette e ribatte -, nella mia carriera ho visto tanti perdenti dare, in campo, molto più degli altri».
Uno che non da allenatore, ma da calciatore dà sempre molto in campo è Zola. Nel Napoli di Zeman come andrebbe?
«Spiacente, dei singoli non parlo. Stiamo lavorando sul mercato, puntiamo ad allestire una buona squadra, ma nomi non ne faccio».
E allora, qual è l’obiettivo vero di Zeman: questo si può dire?
«Certo che sì: fare il meglio possibile. Arrivare il più in alto possibile. Ma senza mai dimenticare che nel calcio esiste anche la sconfitta. E che la sconfitta non è una vergogna se in partita s’è dato il meglio che si ha dentro».
Progetti a lunga scadenza e contratto di un anno: non c’è contraddizione?
«Affatto. I progetti sono quelli della società. Perchè gli allenatori passano, mentre il club resta. Compito dell’allenatore, dunque, è assecondare i programmi della società».
Dal Napoli alla Nazionale. Scusi, Zeman: l’Italia di Zoff le mette noia?
«Europei e Mondiali hanno un’altra storia. Là conta soltanto il risultato. Difficile vedere un grande calcio in quei tornei. Quindi, direi che in queste prime due partite l’Italia ha fatto bene quello che doveva fare. In quanto al resto, non vedo e non prevedo novità: assisteremo a brutte partite come Svezia-Turchia o a gare interessanti come Inghilterra-Portogallo».
Bello, brutto e... pulito. Lei che s’è fatto paladino della «pulizia» crede che qualcosa sia cambiato? Crede che il finalmente il calcio sia uscito dalle farmacie?
«Io ho detto e fatto certe cose per difendere i valori che sono dentro il calcio - dice -. E sapete perchè bisogna difendere i valori che sono nello sport? Perchè sono gli stesso valori che troviamo nella vita».
Questione di scelta. Questione di stare di stare da una parte o dall’altra parte. E come sempre, Zeman s’è schierato. Perchè lui è così: radicale nel gioco (del calcio) come anche nella vita.
Chissà se un giorno vincerà qualcosa. Cert’è, però, questo primo round napoletano se l’è aggiudicato lui. E senza neppure troppo faticare. Sino a ieri, infatti, sui sentieri del tifo organizzato (e anche non organizzato) circolava libero il fantasma di Walter Novellino. Da ieri non c’è più. Da ieri lo scugnizzo dei Carpazi ha soppiantato quello di Montemarano. Perchè il calcio così è. Perchè gli allenatori passano e il Napoli rimane. Parola di Zeman.

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VISTO DA PESAOLA E VINICIO

di Bruno Pesaola

Prima di fare un discorso tecnico, desidero anzitutto confessare la mia grande simpatia nei confronti di Zeman, perchè il signor Zdenek è uno che fuma quanto fumo io, il che è tutto dire. Ovviamente gli porgo il più sincero «in bocca al lupo» per il ruolo che va a coprire nel Napoli, e gli auguro, e mi auguro, che egli resti a lungo sulla panchina azzurra. Questo significherebbe, in altri termini, una continuità di gioco e di risultati, perchè, sia chiaro, le due cose sono assolutamente connesse. Zeman applica un modulo che piace e diverte, e Napoli è certamente una piazza capace di apprezzarne gli aspetti spettacolari, ma il calcio è un fatto concreto e non astratto, che tiene soprattutto conto dei risultati e poi del gioco. Io, ad esempio, mi divertivo quando vincevo, ma credo che sia così per tutti.
Ovviamente sarà necessario che la società metta da subito a disposizione di Zeman gli elementi coi quali egli possa esprimere la propria filosofia di gioco, perchè, sgombrando il campo dagli equivoci, tutti gli schemi sono validi a condizione di avere i giocatori adeguati. Nella Fiorentina che vinse lo scudetto io facevo un gioco totale, una specie di zona, con palla sempre rasoterra perchè i ragazzi erano rapidi di piede ma bassi di statura. Quando nel Napoli ho potuto disporre in avanti di elementi come Canè, Juliano, Altafini, Sivori e Barison o Bean, questa era la nostra prima linea, non c'era altra squadra che potesse definirsi più offensiva di quella azzurra. La stessa cosa, ad esempio, non ho potuto farla nella stagione in cui fui chiamato a salvare la squadra dalla retrocessione, e mi pare pure comprensibile la scelta tattica legata alla sopravvivenza, o no?
Tutto, insomma, amici cari, dipende dal materiale a disposizione, perchè il calcio come lo vedo io è sempre unico anche se appare diverso in ragione degli interpreti, proprio come un testo teatrale recitato da Carmelo Bene o da Vittorio Gassman. Nell'attesa, quindi, di vedere anzitutto come la società si attiverà rispetto alle esigenze tecniche di Zeman, io desidero avvalermi del diritto di non pronunciami. L'esperienza mi consiglia di aspettare.

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«Con lui non ci sarà mai noia»

di Luiz Vinicio

Non conosco personalmente Zeman, né abbiamo avuto mai occasione di incontrarci sul campo perché quando lui è arrivato nel grande calcio, col Foggia, io avevo già smesso di allenare. Conosco però quello che lui ha fatto nel calcio, anche perché - un po’ come me che fui tra i primi ad imporre la zona in Italia - Zeman è sempre stato animato da una gran voglia di rinnovare, ha sempre cercato di imporre un gioco spettacolare, anche a costo di correre qualche rischio. È indubbiamente un allenatore molto preparato, uno a cui piace lavorare e far lavorare tanto i giocatori. Le sue squadre sono sempre molto ben allenate atleticamente, capaci insomma di correre per novanta minuti, e magari tatticamente un po’ audaci.
Penso che in una città come Napoli e con un pubblico che ama il bel calcio, Zeman può far bene. A patto però che la società gli dia tranquillità mettendogli a disposizione gli uomini giusti. Che poi non sono certamente grossi nomi perché lui è uno a cui piace lavorare soprattutto sui giovani, su quelli che hanno voglia di affermarsi nel grande calcio. Zeman è l’allenatore giusto per portarli ad esprimersi al cento per cento. Già al Foggia fece cose eccezionali col suo gioco a tutto campo e l’Italia intera apprezzò quella squadra costituita da ragazzi semisconosciuti che poi hanno fatto strada. Ma anche in ambienti difficili come Roma, sia sulla sponda giallorossa che su quella biancoazzurra, Zeman ha lavorato bene.
Zeman è un personaggio schietto, non parla molto, ma quando parla, lo fa con coraggio, dicendo anche cose spiacevoli. Quando ha parlato del «calcio in farmacia» è stato molto criticato, ma il suo intervento ha sicuramente frenato certe abitudini. Il suo nome forse non ha avuto un impatto particolarmente favorevole sui tifosi. Ma questa è stata la naturale reazione per una notizia venuta fuori nel momento sbagliato; quando, cioè, il Napoli era ancora in lotta per la promozione, con un allenatore come Novellino che ha lavorato bene e meritava la riconferma. Sono convinto però che appena i napoletani vedranno i frutti del suo lavoro, sapranno apprezzarlo. Le squadre di Zemn, infatti, non si accontentano mai del minimo vantaggio, ma lottano fino al novantesimo. E non si arrendono anche se perdono per 3-0. Insomma, con lui non c’è monotonia, non si corre mai il rischio di annoiarsi.

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Settecento tifosi ad accoglierlo alla Mostra

di Paolo Barbuto

iacca a quadri marrone, pantalone nero, sciarpa azzurra al collo: Zdenek Zeman s’è presentato alla città con la solita flemma e con il consueto pizzico di ironia. Mezza giornata dedicata alla città nella quale dovrà imparare a vivere e a convivere con il calcio che da queste parti è pane quotidiano. Primo contatto ufficiale con il mondo nel quale dovrà ricominciare ad esprimere il suo credo calcistico, primo abbraccio con i tifosi.
La giornata di Zdenek Zeman è iniziata di buon mattino. Partenza in auto dalla casa di Roma e uno sguardo all’orologio per cominciare a studiare il futuro: la famiglia non seguirà l’allenatore a Napoli e così il percorso tra le due città diventerà «pane quotidiano» e scoprire esattamente quanto tempo impiegherà per coprire la distanza è importante.
Prima tappa al Centro Paradiso di Soccavo. Prima ancora di pensare alla squadra, Zeman ha voluto scoprire la struttura che avrà a disposizione per allenarla. Non conosceva a fondo il Centro Paradiso e ha voluto girarlo fino in fondo: in una mattinata insolitamente tranquilla (lo stato maggiore della società era alla Mostra d’Oltremare in attesa della presentazione ufficiale), il tecnico boemo ha potuto conoscere gli spogliatoi e il campo, la palestra e gli uffici, con il direttore tecnico Filippo Fusco e il direttore sportivo Gigi Pavarese a fargli da improvvisati «ciceroni» nella struttura. Il Centro Paradiso è piaciuto al tecnico boemo, ma il giro d’ispezione nella struttura ha portato un sensibile ritardo al programma ufficiale della presentazione alla Mostra.
Zeman era atteso per le dodici e trenta, s’è presentato con quasi mezz’ora di ritardo ed è stato accolto da una grande folla di tifosi all’ingresso della Mostra: quasi settecento persone che chiedevano di entrare nella struttura per salutare il tecnico e che invece sono state costrette a rimanere fuori. Risultato: traffico bloccato nella zona della Mostra e solo un applauso veloce quando il nuovo allenatore è uscito in auto.
La leggenda del calcio racconta di uno Zeman taciturno, avaro di parole, poco sorridente, un «orso» insomma. Ebbene, ieri la leggenda è stata smentita: Zdenek Zeman ha abbozzato qualche sorriso, è stato disponibile, ha tirato fuori la solita ironia e, soprattutto, ha parlato tanto, tantissimo. Quasi due ore a rispondere, a chiarire, sottoponendosi allo stillicidio dei mille microfoni e delle telecamere che l’hanno assediato dentro e fuori la sala della Mostra d’Oltremare. Ha partecipato con entusiasmo anche alla presentazione della nuova maglia del Napoli fornita dallo sponsor Diadora: gli è stata consegnata da una bella ragazza che ha mostrato la muta principale (di un bell’azzurro leggermente meno intenso rispetto al precedente), la seconda che è bianca con pantaloncini azzurri e la terza che è interamente blu scuro.
Poi il tecnico boemo ha provato a lasciare la Mostra ma prima ha dedicato qualche altro minuto ai tifosi e si è trovato al centro di una grande ressa: tanto calore attorno a lui, nonostante le prime gocce di pioggia che avrebbero dovuto raffreddare l’aria. La corsa si è conclusa vicino alla macchina blu di Ferlaino: l’allenatore non ha riconosciuto l’ingegnere e s’è seduto sul sedile posteriore. Poi accortosi della gaffe ha aperto la porta e si è seduto al fianco di Ferlaino che è partito a razzo, lontano dalla folla travolgente.
Pranzo al ristorante dell’hotel Excelsior con Giorgio Corbelli, Corrado Ferlaino e tutti i dirigenti del Napoli. Momento di serenità da dedicare a un approfondimento sul futuro, più di un’ora a parlare dei programmi, del mercato, del prossimo campionato da affrontare nella migliore delle maniere. Poi di nuovo in auto verso Roma, verso la casa e la famiglia.
Con Napoli e con il Napoli un appuntamento, probabilmente il tecnico sarà di nuovo in città la prossima settimana quando i progetti di mercato saranno più chiari e i contorni degli affari in corso più nitidi. Si riparlerà del futuro, ci sarà più tempo a disposizione: lontano dai taccuini, dagli occhi indiscreti delle telecamere e dell’amore oppressivo dei tifosi.
L’avventura è appena cominciata...

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Quello che chiede Ferlaino
«L’importante è fare tanti punti»


Da trentuno anni al vertice della società azzurra, Corrado Ferlaino non aveva mai ceduto alle lusinghe del calcio «zonarolo». Dopo più di sei lustri il cambiamento, improvviso, cosa è accaduto? «È successo che un giorno mi sono guardato allo specchio e mi sono detto ’bisogna accettare i cambiamenti’. Così l’idea di aprire le porte del Napoli a Zeman mi è sembrata la migliore». Una sfida, insomma, quella accettata da Ferlaino, una nuova sfida che si presenta proprio nell’anno in cui la società azzurra cambierà volto.
A Ferlaino il primo contatto di Zeman con la città è piaciuto: «Mi è sembrato preparato e spiritoso, ha risposto con la solita verve alle domande ed ha affrontato la presentazione ufficiale nella migliore delle maniere». Ma più delle sensazioni di facciata, conta il lato tecnico, forse il Napoli andrà incontro a una rivoluzione nel gioco: «Nessuno può dire se andiamo incontro a rivoluzione. Bisogna guardare le partite, scoprire giorno dopo giorno cosa accade e come cambia la squadra: comunque auguro al tecnico di dare il meglio e soprattutto di fare tanti punti».
E a proposito di cambiamenti, è arrivato il momento di concentrarsi definitivamente sul mercato: «Stiamo lavorando tutti. Non so se saremo pronti per i giorni del ritiro, ma dico che di tempo ce n’è. Fortunatamente il campionato inizia tardi quest’anno e avremo tempo per mettere in piedi una buona squadra»

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Quello che chiede Corbelli
«È meglio puntare sullo spettacolo»


Giorgio Corbelli è uomo di business prima ancora che appassionato di sport, perciò guarda l’arrivo di Zeman con gli occhi dell’imprenditore proiettato al futuro: «Il calcio deve produrre soprattutto spettacolo. Mi sembra che sul fronte dello spettacolo calcistico Zdenek Zeman sia il numero uno...».
Sorrisi e strette di mano. Giorgio Corbelli ha creduto in Zeman fin dal primo momento, fin dai giorni in cui ha preso contatti col Napoli. Lo incontrò a Roma in tempi non sospetti, ci parlò, si trovarono d’accordo fin dal primo momento: «Io credo che quella fatta puntando sul tecnico boemo sia la scelta migliore, la scelta giusta. Noi volevamo garanzie per il Napoli che stava tornando in serie A, non c’è nemmeno bisogno di dire che certe garanzie con Zeman ci sono tutte».
Insomma, il Napoli che sta nascendo, quello già proiettato al futuro, ha tutte le caratteristiche di squadra da new economy del calcio: trasformata in un prodotto da vendere, e bene. E un prodotto per essere «vendibile» deve essere spettacolare, quindi bisogna che la squadra che va in campo sia capace di regalare emozioni: «Io sostengo che alla fine non è importante il risultato del campo quanto lo spettacolo offerto dalla squadra. È meglio arrivare decimi facendo spettacolo che ottavi giocando in maniera noiosa».



da Il Messaggero di Sabato 17 Giugno 2000

Folla di tifosi per «l’uomo del Sud»
Zeman: il Napoli darà fastidio a tutti


di Francesca De Lucia

NAPOLI — Zeman è tornato. Saggio, ecumenico, distaccato al punto giusto, un vero "papa" della zona, «quella che ormai fanno tutti, anche se non lo sanno». Napoli lo ha incoronato con una presentazione giubilare, folla di tifosi, Ferlaino sornione («su di lui ho cambiato idea»), e Corbelli raggiante, pronto a raccontare tutto del prossimo Napoli di serie A («Amoruso è fatta, Afolabi pure e per Zola lotteremo»). I saloni della mostra d’Oltremare si sono aperti per lui, al gran ritorno nel calcio chiacchierato dopo l’esilio turco. «Spero solo che le polemiche passate non danneggino la mia nuova società. Sono un tesserato come gli altri, neppure squalificato...» risponde alla puntuale domande sul polverone doping alzato dalle sue "rivelazioni". «Mi sento un uomo del Sud e non solo perché ho vissuto tanto in Sicilia e poi a Foggia. Per questo vengo a Napoli con gioia. Mi piace lavorare dove c’è passione e sentimento. Eppoi gli opposti si attraggono» è l’attacco, sicuramente più ruffiano del solito. «Ho lasciato io la panchina del Fenerbache, mi era passata la voglia. Ora il Napoli: spero che con il tempo possa tornare al posto che gli spetta per tradizione. Dico sempre che c’è un campionato di A1 e uno di A2. Certo non si può tornare a lottare subito per lo scudetto. Ma problemi vogliamo darne a tutti». Ha un contratto per un anno, oltre due miliardi e mezzo la cifra solo sussurrata. Pare che non gli piaccia Stephan Swotch, che pure è stato il protagonista della promozione «ma dei singoli non parlo. La squadra ha vinto quindi è valida ma dobbiamo migliorarla ed adeguarla ad un tipo di gioco. Ci sono dei professionisti al lavoro per questo» sottolinea Zeman che ha al suo fianco Alessandro Moggi junior. «Perdere non piace a nessuno e da nessuna parte ma a volte anche i perdenti possono insegnare qualcosa. Io credo di esserci riuscito». Spettacolo e risultati, quasi obbligatorio tentarlo sulla Nazionale. «Mai aspettarsi di vedere bel calcio ai Mondiali oppure agli Europei. Conta andare avanti. E l’Italia di Zoff ha fatto bene in questo senso».



da La Gazzetta dello Sport di Sabato 17 Giugno 2000

Presentato alla Mostra d’Oltremare il tecnico chiamato a sostituire Novellino
La doppia sfida di Zeman

«Devo riportare il Napoli tra le grandi». E intanto sta smettendo di fumare


di Rosario Pastore

Tutto lo staff alla conferenza stampa che dà il via al nuovo corso, c’è spazio anche per far vedere la maglia del Napoli 2000-2001. Il boemo: «Costruiremo una squadra in grado di gareggiare con chiunque. Conto sulla passione dei napoletani. Io freddo e loro caldi? Gli opposti si attraggono»

NAPOLI — Una conferenza stampa affollatissima. All’interno della grande Sala Italia, alla Mostra d’Oltremare, quasi non si respira. Qui, un anno fa, era stato presentato Walter Novellino. Praticamente scontato, considerata la scaramanzia che regna nel calcio, che il nuovo allenatore avesse lo stesso palcoscenico. Presente lo staff tecnico, col suo direttore, Filippo Fusco; il diesse, Luigi Pavarese; il consulente esterno, Alessandro Moggi. In prima fila, seduti l’uno accanto all’altro, Corrado Ferlaino e Giorgio Corbelli, i proprietari del Napoli. Al centro, con tanto di sciarpa azzurra al collo, Zdenek Zeman. E’ il suo giorno. Il giorno del suo rientro nel calcio italiano, dopo il distacco dalla Roma e la breve esperienza col Fenerbahce.
Davanti a lui non c’è portacenere. Perché, udite, il boemo ha quasi smesso di fumare: è passato da 80 a 2 sigarette al giorno. Si presenta con questa bella notizia e una speranza. «Che i giorni appena finiti, quelli dell’inferno della B, non tornino più; che il Napoli riprenda il posto che gli spetta. Potevo arrivare già una decina d’anni fa. Scusate il ritardo». Immortalato dai fotografi, l’uomo di Praga parla come sempre, col suo tono tranquillo. «Ho lasciato il campionato turco a metà perché mi era passata la voglia di allenare là. Adesso, mi auguro di trovare qui le soddisfazioni che mi aspettavo a Istanbul. Però, badate bene: il calcio è fatto di gioie e dolori».
Ferlaino e Corbelli lo ascoltano. Loro, i padroni del vapore, cosa hanno chiesto a Zeman? «Sappiamo tutti che non è possibile ottenere tutto in un colpo solo. Il campionato è dominato dalle 7 sorelle e il nostro obiettivo è di inserire il Napoli in questo gruppo. Lo impone la tradizione. Non possiamo parlare di scudetto, certo. Ma creeremo problemi a tutti. Costruiremo una squadra in grado di gareggiare con chiunque. Se uno dà il meglio non ha niente di cui vergognarsi. E poi, se fai meglio, finisci per vincere».
Zeman viene stuzzicato sulla sua filosofia. Gli si dice: accetterà la gente di Napoli, così passionale, di vedere un bel gioco ma anche 2 sconfitte consecutive? «Le sconfitte non si accettano da nessuna parte, non solo a Napoli. Conto sulla passione dei napoletani. Io freddo e loro caldi? Gli opposti si attraggono, no? E poi, mi sento uomo del Sud, ho lavorato a Palermo, a Foggia, a Roma, città abbastanza "basse". Mi piace lavorare dove c’è entusiasmo e voglia di vivere, dove sono importanti sentimenti ed emozioni. Napoli ha tutto questo».
Torna in Italia dopo le polemiche del luglio ’98. Non teme che il Napoli potrebbe subire le conseguenze di quei fatti? «Mi auguro di no. Mai vorrei nuocere al Napoli. E poi, io sono un tesserato, non ho subito squalifiche. E ora ho accettato di lavorare per un club italiano», dice. E alla domanda se il Napoli sia da rifondare, ribatte: «Ha vinto un campionato. Dev’essere migliorato là dove è possibile. C’è la volontà di farlo. Certo, non sarà possibile prendere i Ronaldo, i Rivaldo. Ma si farà qualcosa. Non facciamo nomi, però. A Foggia davo i miei suggerimenti, qui ci sono fior di professionisti. Ci sarà collaborazione. Se confermerei Schwoch? Ripeto: siamo impegnati nella campagna acquisti e cerchiamo giocatori adatti a dare il meglio».
E sulla sua tattica: «Oggi a uomo non gioca più nessuno, anche chi non lo sa. La zona non vuol dire abituarsi a perdere. Nessuno lo vuole. Anzi, chi fa sport deve abituarsi a vincere». E a chi gli ricorda che è un caposcuola che non ha vinto niente di importante, dice: «Non credo che solo i vincenti possano insegnare. Molti perdenti hanno insegnato di più. Importante è trasmettere qualcosa alla gente. Io ci sono riuscito e spero di continuare».
Contratto di un anno. «Perché è giusto fare i conti alla fine e, se si è reciprocamente soddisfatti, proseguire assieme».