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Intervista a Zdenek Zeman del 15/02/2008

Cronaca || 15/02/2008

Il campionato del boemo, prima tifoso poi nemico juventino
Zeman lancia il sasso
«L’Inter non è la più aiutata dagli arbitri, ce n’è un’altra...»

ROMA - Riecco Zeman. Cambiato. Ma fino ad un certo punto.

La Juventus che ricordi evoca in lei.
«Ero juventino, mio zio Vycpálek mi portava a vedere le partite, sono rimasto tifoso anche quando lui allenava i bianconeri. Poi ho smesso di tifare quando ho cominciato a fare l’allenatore. E la prima volta che ho affrontato la Juve, ho perso per un gol in fuorigioco di Schillaci e non ci hanno dato un paio di rigori».

Nel tempo è diventato nemico della Juve: la storia del doping, le polemiche arbitrali.
«Sono passato per l’accusatore, come se avessi ammazzato qualcuno. Ma lì si sono ammazzati da soli».

Ricorda quel Roma-Juventus 2-0 con reti di Paulo Sergio e Candela?
«Fu una gara molto sentita dai tifosi, ricordo bene. Però non è quello il mio più bel ricordo da allenatore della Roma. Sono più legato al cinque a zero rifilato al Milan di Capello».

E’ vero che in quel Roma-Juve è stato aggredito da Ferrara?
«Sì, ma solo verbalmente».

Era uno dei tanti che ce l’aveva con lei.
«Evidentemente avevano la coda di paglia. So di aver pagato per certe dichiarazioni, ma ridirei tutto».

Se le ricordiamo il fallo di Deschamps su Gautieri?
«Quel giorno ero molto dispiaciuto. Soprattutto per i giocatori, che davanti a certe ingiustizie sono impotenti».

Quel giorno, se ci fosse stato il “Terzo tempo”, avrebbe stretto la mano a Lippi?
«Spontaneamente no, ma se me lo avessero imposto come succede oggi, sì».

Ha stima di Lippi?
«No, perché era parte attiva di quel sistema».

E di Capello allenatore?
«Nemmeno, è più un gestore delle grosse risorse. Umane? No, economiche».

E’ più simpatica la Juve oggi?
«Alla gente normale sì, agli juventini non credo».

Allenerebbe la Juventus?
«Dipende da cosa propongono. Il problema sarebbe l’ambiente».

Poteva andare al Torino due anni fa.
«Sì, ma mi sarebbe servito il casco per girare in città».

Che Juve-Roma sarà domani, come ai vecchi tempi?
«Assolutamente no. Sul campo la Roma resta favorita, anche se la squadra di Ranieri è tosta».

Totti si deve fermare?
«Deve essere onesto con se stesso, lo può sapere solo lui. Per me ancora è il numero uno al mondo. E’ il più completo di tutti».

Oggi al posto di quella Juve, c’è l’Inter, sostengono i maligni.
«A me questo sembra un calcio più credibile».

Eppure ai nerazzurri gli arbitri concedono qualcosa in più.
«Calciopoli ha fatto bene da una parte, ma ha danneggiato dall’altra. Ora la testa della gente è malata. E qualsiasi cosa accada si pensa male. Non lo trovo giusto. Gli arbitri stanno sbagliando, ma non è l’Inter la squadra più aiutata. Ce n’è un’altra, però preferisco non dirla. Secondo mel’Inter merita di essere prima, è la più continua nei risultati. Non nel gioco».

E la Roma?
«E’ una bella squadra, ma se riesce a giocare per novanta minuti con la stessa intensità. Appena abbassa il ritmo e si piace troppo, va in difficoltà»

Spalletti adotta sempre lo stesso modulo. E’ questo il problema?
«Questa è la forza, non la debolezza. Se cambi troppo vuol dire che non credi in ciò che fai».

Se la può giocare con il Real?
«E perché no? Può ancora sperare nello scudetto».

Lei ha sempre creduto nel suo 4-3-3.
«Ai ragazzi devi saper insegnare una cosa, non cento. Il calcio è fatto di cose semplici».

Il suo problema è non aver mai cambiato idea?
«Io ho cercato di aiutare questo sport, non sono pentito. Certo, per tante cose sono rimasto scottato, pensavo che il calcio fosse un gioco, invece non lo è. La cosa che mi dà più fastidio sono le decisioni che si prendono per esclusivi interessi economici».

Perché non sta allenando?
«Non mi vuole più nessuno: non sono uno che si piega. E voglio fare come dico io».

Ora s’è dato al golf?
«Sì, mi piace. Si incontrano persone importanti. Ma mi sento che un giorno tornerò ad allenare».

Magari come cittì di una nazionale.
«Ho ricevuto offerte, ma è difficile proporre il 4-3-3».

Abete, Matarrese, Collina. Sono le persone giuste?
«Collina è giovane nel ruolo, con gli altri due non c’entra. Matarrese e Abete ci sono sempre stati. Ma il calcio deve essere cambiato da chi lo pratica».

Ci sarà un altro Moggi?
«Spero di no. Lo spero per il bene del calcio».

Chi è il nuovo Zeman?
«Marino, anche se il mio amico Modica, che allena il Celano in C2, non mi dispiace affatto».

Ma Delio Rossi non era un suo discepolo?
«Ha iniziato con il 4-3-3, ma ora mi sembra giochi in modo diverso».

Della Lazio che ne pensa?
«Discreta squadra che ha preso un ottimo giocatore come Rozehnal, anche se deve fare solo il centrale. Lo scorso anno è arrivata terza? Quello non era un campionato credibile. Senza le penalizzazioni sarebbe arrivata quinta. Se ci fossi arrivato io, mi avrebbero cacciato».

di ALESSANDRO ANGELONI
e DANIELE MAGLIOCCHETTI

Intervista pubblicata su "Il Messaggero" del 18 Febbraio 2008  

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