12 Giugno 2000: Ancora un'intervista, questa volta rilasciata dal Mister al 'Guerin Sportivo' in Aprile, ricca di rivelazioni!
Cronaca ||
12/06/2000
Anche se con un po' di ritardo abbiamo rintracciato questa splendida intervista .....
dal Guerin Sportivo n 15 - 12/18 Aprile 2000
Sì, ce l'avevo con la Juve
L'intervista-Zdenek Zeman "Le squadre che affrontano la Juve sono vittime di troppi torti. Moggi si lamenta degli arbitri? Finora non ha mai subito le conseguenze degli errori. Su Del Piero e Vialli ho detto ciò che tutti vedevano. Quella denuncia ha salvato la salute dei ragazzi, io l'ho pagata con 20 punti in meno per la Roma"
intervista di Matteo Marani
Roma. Questa intervista si è portata va un caffè, pochi sorrisi, silenzi lunghissimi e dieci sigarette, un quarto della dose media giornaliera di Zdenek Zeman da quando non allena. E' difficile capire se in lui è prevalente il sollievo per non essere più nell'onda del ciclone che lo travolse un anno fa o se quel clamore in fondo gli manca. Perchè quest'uomo dal viso sfiorito dalla nicotina il potere l'ha combattuto sul serio e alla fine ne è rimasto vittima, incapace di sopravvivere senza più avversari. Quando Zeman non spara contro i famosi vip del calcio, parole sue, è una delusione per qualsiasi giornalista. "Anche lei sarà venuto qui con un suo teorema da dimostrare, una provocazione da tirarmi fuori" sussurra con quel tono che chissà perchè sembra ogni volta la parodia riuscita di Solenghi. Io, purtroppo per lei, non ho esternazioni da fare". Assolutamente vezzoso e assolutamente falso. Le prossime nove sigarette lo dimostrano.
Non c'è davvero nulla che le rode dentro?
"Non stare sul campo ad allenare, ma è una scelta mia".
Sua?
"Mia, perchè mi sono dimesso in Turchia e perchè avevo la possibilità di allenare quando sono tornato in Italia".
Quanti club le hanno offerto la panchina negli ultimi mesi?
"Non è importante".
Però a cena con Cecchi Gori c'è andato.
"Voi andate dietro a queste cose. Ci siamo incontrati in un ristorante dove c'erano altre trecento persone. Non eravamo allo stesso tavolo. A Roma è facile incontrarsi, è una città grande ma i posti son pochi".
Cecchi Gori la corteggia, Berlusconi fa apprezzamenti pubblici su di lei. Per caso stiamo assistendo alla riscossa di Zeman?
"Faccio calcio da tanti anni, ormai trenta, qualcuno a cui è piaciuto c'è. E Berlusconi non l'ho mai sentito parlare male di nessuno".
Oggi quante trattative ha in corso?
"Nessuna".
Vialli e Del Piero: parliamo subito di quelle famose dichiarazioni?
"La storia è stata ribaltata. Non credo di aver parlato male".
Nemmeno bene.
"Ho constatato quello che era, che si vedeva. Ho detto ciò che tutti pensavano. Di mio non ho aggiunto nulla".
Oggi Del Piero è in chiara difficoltà. Qualcuno dice che i suoi movimenti si sono appesantiti, lei cosa pensa?
"Non credo che i problemi nascano dal fisico, è stato infortunato e non si è ancora ritrovato".
Sia sincero, però: quanto le sono costate quelle affermazioni?
"Non mi sono costate niente. Ci ho guadagnato io e ci ha guadagnato qualche ragazzo per la sua salute".
Detta così, significa che il malcostume si è fermato. Dunque quelle abitudini c'erano davvero.
"Io ho detto qualche ragazzo, mica tutti".
Traduco: qualche club, non tutti.
"Qualcuno è diventato più responsabile".
A lei non è costato niente dire certe cose?
"L'anno scorso è costato qualcosa, diciamo che la mia squadra è stata molto sfortunata con gli arbitraggi".
Parecchie società si lamentano anche oggi.
"Se ognuno dice che gli mancano dei punti a qualcuno sono andati".
Come giudica le accuse di Moggi agli arbitri?
"Fino a oggi non si poteva lamentare, quando ha iniziato a perdere ha attaccato. Gli errori si fanno, ma la Juve non ha mai subito le conseguenze di questi sbagli".
Leggero.
"Ci sono squadre avvantaggiate, che non subiscono i torti delle altre formazioni. Lo vogliamo negare?".
Ma lei ce l'ha con la Juve?
"Si, spesso ce l'ho avuta con la Juve perchè le squadre che l'affrontavano subivano troppi torti".
E per questo ha fatto la famosa dichiarazione sulle farmacie. Si era capito bene a chi fossero indirizzate quelle parole.
"Questo lo dice lei. Io ho fatto un discorso generale, mentre quella squadra si è rivoltata contro di me. Se uno dice usciamo dalle farmacie e sente rispondere solo la Juve, beh, ci pensa. Si continua a dire che ho attaccato la Juve, ma sono stati loro a rispondermi".
Ha subito minacce dopo quella denuncia?
"Si".
Telefonate?
"No, lettere spedite al campo di Trigoria".
Lo stile era quello di qualcuno del calcio?
"Quando ti scrivono pezzo di merda è difficile trovarci uno stile".
Le piace Guariniello?
"Con me ha incominciato a interessarsi al calcio, prima non aveva idea di come fosse questo mondo. Ma non abbiamo parlato di doping o di arbitri, soltanto di farmaci".
C'è un personaggio che le piace come limpidezza?
"Lei parla di Tommasi?".
Okay, è chiaro. Del suo compagno Totti, oggi afflitto dal malessere di rimanere a Roma, cosa pensa?
"E' un giocatore eccezionale, ha qualità fuori dal comune".
Lei Nakata l'avrebbe preso?
"Con l'attuale Roma no, ma non lo dico per attaccare la società. L'ho sostenuto ancor prima che emergesse il problema".
Con Totti ha dimostrato di saper lavorare con i campioni. Il pupone non è mai stato brillante come con lei.
"Ora mi spieghi perchè io non so lavorare con i campioni! Me la prendo con lei, ma questo discorso l'ho sentito anch'io troppe volte. Mi dicano con quale campione, dove e come mi sono comportato male. Però qualcuno me lo spieghi davvero".
Pronto: Sergen al Fenerbahce.
"In 60 allenamenti ne ha fatti 5. Non era nemmeno della società, ma di proprietà privata (della società automobilistica Jepta ndr). I problemi erano fra lui e i dirigenti, tanto che è stato il consiglio del club a farlo fuori: 28 voti su 30".
Ha avuto qualche rimpianto per la scelta di andare in Turchia?
"Ho sbagliato ad accettare quella proposta, ma mi è servita a conoscere un altro mondo e a fare un'esperienza da esordiente. Me ne sono andato quando mi sono reso conto che ero inutile".
Torno sul punto: a più di 600 giorni dalla sua famosa denuncia, sa spiegare perchè ha voluto sfidare il potere?
"Non era una guerra, era un'idea: cos'è il calcio? Deve essere business o gioco? Lo sport ha le sue regole, il business ne ha altre. E io volevo difendere il calcio. E' stata una battaglia etica e di educazione. Oggi si parla di regole scritte, ma prima servono quelle morali".
Non potrebbe smetterla di fare il Don Chisciotte? Farsi furbo e lasciar perdere il marcio del calcio, ammesso che sia superiore a quanto si trova nel resto della vita.
"Mi conviene dormire tranquillo alla notte, senza rimorsi. Sa qual' è il problema di tutti? Che ci si fa trascinare a compiere sempre ciò che conviene. Ma se continua così la gente arriverà a spararsi per strada. Per rimanere primo c'è chi sarà pronto a uccidere".
Perdoni la dietrologia, qualcuno potrebbe leggerci la battaglia fra piccole e grandi della serie A.
"Le piccole hanno ragione: questo non è il campionato di sette squadre, ma di diciotto. E dunque servono condizioni uguali per tutti, stessi diritti e stessi doveri".
Se fosse stato un presidente, lei avrebbe ingaggiato Zeman dopo quel polverone?
"Mi voglio bene: sì".
Ha perdonato Sensi per quella sorta di tradimento?
"Perdonato cosa vuol dire? I presidenti sono lì per fare delle scelte, normale che ci sia rimasto male. Ma non era un problema tecnico, perchè di tecnica i presidenti capiscono proprio poco".
Allora cos'era?
"Era giusto che cambiasse se pensava che io fossi diventato un elemento di disturbo".
Un presidente della Lega vicino alla famiglia Agnelli, un presidente della Federcalcio piemontese, così come il capo dell'Aia e uno dei due designatori. Aggiungiamoci la Juve e forse viene fuori un centro di potere 'sabaudo'.
"Non conta dove è nata la gente. Se erano siciliani cosa si diceva? Non mi occupo di politica, non mi interessa sapere quanti sono a tirare i fili del sistema. Dico un'altra cosa: se la maggior parte dei club è scontenta vuol dire che non tutti sono garantiti in modo uguale".
Di cosa va orgoglioso?
"Di aver portato molti miei giocatori in Nazionale. Quando li ho presi non ne facevano parte, quindi significa che li ho migliorati. E non mi interessa sapere quanto le società hanno guadagnato dalla valorizzazione".
Perchè quando vince 1-0 non si copre un pizzico di più?
"Queste sono le frasi fatte dei miei nemici. In questo ambiente si vive molto di etichette, che su di me abbondano. Guardando le statistiche si scopre che ho perso meno partite di altri allenatori. Chiaro: una squadra che vince può poi perdere".
Ma a lei è capitato troppe volte.
"Mi può succedere due o tre, a un altro dieci. Ma tutti fanno caso solo a me. Se si valuta complessivamente il mio lavoro a Roma, credo che ottenere di seguito un secondo, un terzo, un quarto e un quinto posto sia un grande risultato. Ho preso una Roma che era arrivata dodicesima l'anno prima".
La stagione scorsa però si poteva fare qualcosa in più.
"Arrivare quinti in quelle condizioni è stato un miracolo".
Fino a domenica scorsa c'era un solo punto di differenza tra la sua Roma e quella di Capello. Non mi dica che non lo sa.
"Non è il discorso del punto in meno, l'anno scorso di questi tempi mi sono mancati 20 punti".
Pardon?
"Gliel'ho detto prima: abbiamo avuto molta sfortuna negli arbitraggi".
Questo confronto fra lei e Capello cosa le fa concludere?
"Fa piacere dimostrare che non sono tanto scemo come pensavano gli altri".
Perchè lei finisce sempre per spaccare la gente. Alcuni la amano, altri la detestano, pochi rimangono indifferenti.
"Non spacco la gente comune, ho sempre avuto un ottimo rapporto con le tifoserie senza fare mai il lecchino. Le persone qualunque mi vogliono bene. Nel mondo del calcio invece ci sono interessi diversi da quelli della gente comune. Ma io sono solo orgoglioso".
Di cosa?
"Di non essermi coltivato i giornalisti, non li ho mai invitati a cena e se qualcuno scrive bene di me è perchè ne è convinto".
Lei crede davvero che qualcuno si attenda questo tipo di riconoscimento 'professionale'?
"Si aspettano che li porti a cena, è così, ma non lo faccio per non metterli in difficoltà. Come farebbero a scrivere di me? Altri mi attaccano per convenienza, per politica. Io so che mi sono comportato bene e ho anche diversi amici giornalisti. Fuori del lavoro, però".
Mi faccia un esempio di discriminazione?
"In Turchia la gente con me si è divertita, mi ha festeggiato. Ho letto sui giornali italiani che ero stato assediato nell'albergo, attaccato dai tifosi. Pensi che ho telefonato a un direttore per dire che il titolo era falso e lui, per tutta risposta ha scritto il giorno successivo che la cosa doveva essere vera dal momento che l'avevo smentita. Mi chiedo: ma perchè l'ho chiamato?".
Le chiedo: perchè lei è sparito da giornali e tv?
"In tv quante volte mi ha visto anche prima di andare in Turchia? Quanto ai giornali compaio poco per scelta dei giornali. Sarà una strategia?".
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