4 Giugno 1999: La conferenza stampa di addio alla A.S.Roma, saluti, ringraziamenti e...
Cronaca ||
04/06/1999
Venerdì 4 Giugno il Mister conclude purtroppo la sua avventura in giallorosso. Inutile sottolineare quanto ci dispiaccia e quanto le parole di Zeman ci abbiano, per l'ennesima volta, toccato....
Ecco il fedele resoconto della conferenza stampa finale raccontato da Mimmo Ferretti sulle pagine del Messaggero.
dal Messaggero di sabato 05/06/1999
L’ULTIMA GIORNATA DA GIALLOROSSO
Zeman: anche a me piace vincere
Zdenek esce di scena: saluti, ringraziamenti e ancora una polemica
ROMA - L’ultimo atto dello Zeman romanista si è consumato, ieri, all’estrema periferia sud della capitale. Prima tappa, la sala di un albergo sulla Pontina per un brevissimo incontro con la stampa; la seconda, a Trigoria per recuperare alcuni oggetti personali. Scene consuete, quando c’è di mezzo un divorzio. La sintesi? Uno Zeman orgoglioso, ferito ma non sconfitto.
Una decina di minuti dopo le 11, il boemo è apparso nel mirino di telecamere e fotografi. Tranquillo, apparenetemente. Passo lento, ha raggiunto il suo posto, si è piazzato al centro del lungo tavolo e - senza aspettare l’input dei cronisti - ha attaccato il suo monologo. In totale, meno di cinque minuti. Avesse letto un comunicato, avrebbe impiegato meno tempo. «Avevo preso a febbraio l'impegno con la Roma e mi dispiace non poterlo onorare. Mi sono tappato le orecchie e non ho sentito le sirene proprio per quell'impegno. È difficile credere, spero anche per quelli che ragionano, che l'allontanamento dipenda dall'arrivo del signor Pincolini - dal presidente non mi è mai stata prospettata questa situazione - o dal mio presunto saluto alla squadra. Mi dispiace che si pensi questo. Spero che in futuro si capirà che non è così».
Una brevissima pausa, prima di ricominciare. «Ringrazio tutto lo staff della Roma e i giocatori visto che non ho avuto la possibilità di salutarli. Poi, i tifosi: li ringrazio e in particolare ringrazio coloro che mi hanno seguito e hanno sognato quello che ho sognato io, cioé raggiungere qualcosa di importante rispettando i principi e la morale, con il lavoro, la correttezza e la lealtà. Se se ne aggiungono anche altri, si può salvare il calcio e lo sport in generale. So che molti la pensano diversamente, ma io cercherò di andar avanti per la mia strada, sempre».
Quindi, una mezza frecciata a Sensi. «Mi dispiace che adesso si dica che sono stato esonerato perchè si deve vincere. Anch'io ho una mentalità vincente, ma non mi piace vincere a tutti i costi. Mi piace farlo rispettando le regole. Chi fa 13 al Totocalcio non è un vincente. Lo sono quelli che lavorano e cercano di migliorarsi andando avanti secondo certi codici. Da questo momento mi tiro fuori per non disturbare il lavoro altrui e non creare difficoltà alla società che deve pensare ai programmi e ai traguardi da raggiungere. Mi tiro fuori e da questo momento sono in silenzio-stampa. Grazie a tutti».
Saluti risicati, mezze strette di mano. Due chiacchiere con quelli del “Gruppo Zeman”, quindi i dieci minuti di viaggio verso il Bernardini. Una puntatina a sorpresa: ecco perché il boemo non ha incontrato molta gente, in pratica solo quanti stanno continuando (e continueranno) a lavorare per la Roma. Una mezzoretta di chiacchiere prima di salire nella sua stanza, dove aveva lasciato oggetti personali e strumenti di lavoro. Un salto in sede, la stretta di mano agli impiegati, quindi il saluto ai custodi. Poi, senza voltarsi indietro, è salito in macchina e se ne è andato.
M.F.
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