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11 Marzo 2002: Campionato: Salernitana 3 / Napoli 1...ed è sorpasso!

Cronaca || 11/03/2002

CAMPIONATO: SALERNITANA 3 / NAPOLI 1

SALERNITANA: Soviero, Pierotti, Cardinale, Fusco (26’ st. Fusco), Cherubini, Campedelli (39’ st. Luciani), Tedesco, Camorani, Babù, Vignaroli (21’ st. Arcadio), Bellotto.
A disposizione: Botticella, D’Antoni, Del Grosso, Tamburini
Allenatore: Z. Zeman
NAPOLI: Mancini, Lopez, Bonomi, Villa, Jankulovski, Magoni (1' st Ametrano), Bigica (31' st Pavon), Montezine, Rastelli, Stellone, Sesa (1' st Giaffreda).
A disposizione: Gragnaniello, Alessi, Stendardo, Cerbone.
Allenatore: L. De Canio
ARBITRO: P. Rodomonti di Teramo
RETI: 4’ pt. Vignaroli (S), 39’ pt. Tedesco (S), 18’ st. Stellone (N), 28’ st. Bellotto (S)
AMMONITI: Tedesco (S), Camorani (S), Campedelli, Zoro (S).


Partita straordinaria. Dal punto di vista tattico ineccepibile. Dal punto di vista tecnico perfetta. Nel primo tempo in campo si è vista solo una squadra: la Salernitana. Due reti a zero ma potevano essere di più...e quando nella seconda frazione di gara il Napoli ha provato a riaffacciarsi in avanti, segnando solo grazie ad una prodezza di Stellone, i granata hanno ripreso a macinare calcio, segnando una terza rete e impedendo la seppur minima reazione partenopea. Con questa sono quattro vittorie consecutive....il campionato è ancora lungo e sognare è sempre lecito!


Ecco cosa dicono i giornali.


da Il Mattino di lunedì 11 marzo 2002

Zeman: qui non ho predicato invano

DALL’INVIATO A SALERNO
PAOLO BARBUTO

Sorride poco, come al solito. Parla in maniera misurata, come sempre. Racconta il suo pensiero con pause lunghissime, come d’abitudine. Eppure lo Zeman del dopo derby non è il solito Zeman: ha una luce in più negli occhi furbi, una parola in più nel racconto, un po’ d’orgoglio per la sua Salernitana che finalmente gli assomiglia. Vendetta consumata? Macché, il boemo non vuol sentire nemmeno pronunciare la parola. Per lui una partita vinta è solo sintomo di squadra forte, vivace, brillante.
Ma almeno è contento, Zeman?
«Certo che sono contento. Ho visto una Salernitana finalmente capace di giocare da squadra vera. I reparti si sono coordinati, ognuno ha aiutato il compagno. Insomma, la squadra ha giocato proprio come piace a me».
Bravi i granata, ma anche il Napoli ha le sue colpe...
«Ho visto una squadra che è venuta qui cercando di scendere sul nostro piano, provando ad aggredirci con un’impostazione offensiva. Li abbiamo battuti, ma non credo che dipenda dalla maniera in cui hanno giocato».
Significa che anche un Napoli diverso avrebbe avuto difficoltà?
«Credo di sì. Forse se fossero venuti a giocare coperti qui all'Arechi ci avrebbero consentito comunque di fare il nostro gioco».
Salernitana vincente, capace di rientrare in corsa per la A. Che ne pensa Zeman?
«La mia abitudine è quella di guardare avanti partita per partita. Ce ne sono altre undici. Adesso penso solo che la squadra ha giocato come piace a me. Certo, se continua in questa maniera può vincere ancora. I ragazzi stanno imparando, spero che imparino ogni giorno di più...».
E quanto impiegherà la Salernitana a imparare tutta la lezione?
«È un gruppo nato dal lavoro del campo, che è lungo e difficile. Sono contento perché vedo che oggi ci riesce facilmente ciò che una volta era difficile».
Insomma, alla quarta vittoria consecutiva, Zeman ancora non si sbilancia parlando di promozione?
«Mi sbilancio a parlare di squadra che ha acquisito la mentalità giusta. Una mentalità vincente. Non significa che batterà tutte le avversarie, ma se scende in campo così, proverà a vincere sempre. È questo il mio obiettivo, provarci in ogni occasione».
Riesce a trovare un difetto ai granata?
«Nel primo tempo la squadra mi è piaciuta. Nella ripresa siamo andati un po’ in confusione, ma hanno saputo gestire la gara con la grinta.».
È più facile che la Salernitana raggiunga le quattro di vertice o che Zeman firmi un allungamento di contratto?
«È molto difficile raggiungere le formazioni che stanno al vertice perché sono lontanissime».
Contano più i tre punti, o aver battuto un avversario ”storico” come il Napoli?
«Conta la prestazione ottima di tutto il gruppo, nonostante avesse di fronte un avversario difficile come il Napoli».
Sa che per Zeman c'è un posto nella storia granata? Il primo a battere il Napoli in un derby di campionato...
«Mi auguro che di pagine del genere possano esserne scritte tante altre».
Ma davvero non ha voglia di parlare di vendetta? Aveva finto di non sentire la domanda all'inizio, finge di non sentirla alla fine. A Zeman interessa solo la vittoria della Salernitana, non la sconfitta del Napoli.

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Ha vinto un progetto
TONI IAVARONE

Ese rincorsa sarà, essa vivrà sulla sfrontata gioventù di una squadra che macina chilometri e vittorie e su gente che ha fame di ribalta e successi. Questa è oggi la Salernitana. E i ventenni di Zeman sono l’avanguardia di un progetto che fa dell’antico club granata un’azienda vitale e dinamica in un calcio incapace di sopravvivere a se stesso. Salernitana-Napoli è in questi contrasti. È colore contro «biancoenero», è un urlo contro un gemito, è progettualità contro improvvisazione: è il risultato di condizioni e circostanze che, stridendo fra loro, esprimono una squadra in crescita ed un’altra in via di definitivo appannamento.
Cosa resterà di una domenica così - oltre al solito, triste conto che i deliranti guerriglieri delle curve presentano una partita sì ed una pure -; cosa rimarrà fra una speranza (la Salernitana quinta in classifica) ed una delusione (il Napoli che dà l’addio alla promozione)? Resteranno i punti e le aspettative che raccoglie Aliberti ed i cocci e le macerie che solleva Corbelli. Rimarrà una società che s’è scelta una via per garantirsi in futuro: Zeman che modella anonimi calciatori (pensate a Babù) come se manipolasse la creta, che crea linee di talenti che sono linea di mercato e di redditività. E il Napoli cos’è, dove, come e con chi guarda al futuro? È all’anno zero e che possa tornare ad essere quel che fu - una grande del calcio - è impresa impossibile. Che possa trasformarsi con serietà, idee e soldi quanto bastano deve essere una certezza. La gente del Napoli ha visto volare sulle proprie teste stormi di miliardi, duecento o poco meno sono serviti per comprarlo, ma solo spiccioli sono finiti nel piatto del club. È stato speso troppo? Lo stabilirà chi ora ha in mano il Napoli. L’importante è che riparta bene e con giudizio. Per altro non c’è posto, nè tempo. Basta con i giocatori a nolo. Basta con le campagne acquisti da plusvalenze. Non fosse così sarebbe meglio scioglierlo questo Napoli ancora impresentabile, in campo e fuori. Sarebbe meglio fermarsi a ieri, al derby che ha fatto scoppiare tutte le contraddizioni del Napoli umiliato pure da una squadra senza domani, da una condizione mentale e fisica già sparita. Di un gruppo, sbandato tatticamente, schiantatosi contro un derby. Di una squadra umiliata dalla furente gioventù salernitana. Quel Napoli travolto ieri dalle cifre, da quarantacinque minuti (i primi) che valgono una stagione, ha dato solo quest’immagine di sé. Volete i numeri della disfatta? Eccoli. Possesso di palla - che poi vuol dire chi gioca e chi sta a guardare -: Salerninata 18 minuti, Napoli 10 minuti. Tiri in porta: sei a uno. Il resto? Il resto è uno specchio, dove l’azzurro si deforma sino a sparire e il granata monta, brilla sino a diventare un tenero gioiello.

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Napoli fermo Corre solo la Salernitana
DA SALERNO
ROBERTO VENTRE

Il derby è della Salernitana. Zeman si prende la rivincita più attesa: supera il Napoli, sul campo e in classifica. Per gli azzurri è l’addio al sogno A, i granata provano ancora a crederci, ma il distacco dalle prime quattro per ora resta abissale. Certo è che il derby la Salernitana se lo gioca nella maniera migliore, il Napoli in quella peggiore. La squadra di Zeman si presenta in una condizione atletica strepitosa e mentalmente è caricata dagli ultimi tre successi consecutivi. Il Napoli è fermo sulle gambe e arriva all’Arechi con una serie nera alle spalle. E poi la differenza la fanno i due allenatori. Zeman schiera una formazione equilibrata e risolve i dubbi della vigilia nella maniera migliore. In attacco dà fiducia al giovane brasiliano Babù; in difesa, sulla sinistra, preferisce Cherubini a Tamburini e al centro ripropone Fusco in coppia con Cardinale. De Canio invece effettua le scelte peggiori, complici le numerose assenze. Dà un turno di riposo a Vidigal che non è al meglio della condizione e fin qui ci siamo. Però si complica la vita cercando di presentare una squadra simile alla Salernitana e affidandosi ad un improbabile 4-3-3. Completa la linea difensiva con due esterni inadeguati: Lopez, un argentino preso dall’Udinese, all’esordio dal primo minuto è un azzardo troppo grosso e si vede, e non convince nemmeno l’impiego di Jankulovski da terzino sinistro, soluzione d’emergenza che, a differenza di altre volte, non funziona. A centrocampo Bigica cammina, Montezine non copre, Magoni prova ad arrangiarsi con il mestiere su Camorani. Rastelli e Sesa sono due pedine che non servono al Napoli, anzi favoriscono la Salernitana. Giocano larghi in attacco, ma non guadagnano mai il fondo e non guardano i terzini della Salernitana che spingono. Il gioco degli azzurri passa comunque solo per Stellone che ingaggia un duello interessante con Cardinale.
Con questo quadro tattico la Salernitana parte sicuramente avvantaggiata. Il gol lampo di Vignaroli, il suo sedicesimo stagionale, (al 4’) evidenzia ancora di più i pregi della Salernitana e i difetti del Napoli. I granata arrivano sempre primi sul pallone, anticipano, ripartono a mille all’ora, mettono in mezzo gli azzurri. Le azioni si sviluppano veloci, con uno-due tocchi, si trova sempre il compagno libero perchè i centrocampisti del Napoli perdono tutti i duelli e guardano i diretti avversari da lontano, senza pressare mai. Tedesco schianta Bigica, Camorani semina Magoni, Campedelli è una furia che travolge Montezine e dà una mano consistente a tutti rubando un’infinità di palloni. La Salernitana sfonda soprattutto a sinistra, dove Lopez è una frana su Bellotto. Non a caso da lì partono i pericoli maggiori. Quando funziona tutto, quando atleticamente ci si sente superiori, arriva anche il coraggio di tentare le giocate difficili. E così Tedesco (39’) dopo una progressione palla al piede s’inventa un gol alla Seedorf, raggiunge quota sette nella classifica cannonieri e si prende anche lui la rivincita personale con il Napoli.
Nel secondo tempo De Canio prova a correre ai ripari, toglie Magoni e mette Ametrano, sostituisce un inutile Sesa con Graffiedi. Ma ci impiega un altro quarto d’ora per dare un assetto più logico spostando Jankulovski a centrocampo e mettendo Ametrano terzino su uno scatenato Babù. Il gol però può arrivare solo con una giocata personale di Stellone e così è. Il bomber, rimesso in piedi per il derby, parte da lontanissimo ed arriva fino in fondo riaccendendo le speranze dei tifosi azzurri in curva nord. La Salernitana perde Vignaroli per infortunio, non tiene più il ritmo forsennato del primo tempo e il derby si riequilibra, con il Napoli che, finalmente, mette insieme qualche passaggio di fila. Ma in contropiede la Salernitana (28’) chiude con Bellotto. Per il Napoli è un colpo mortale e c’è il rischio di subire ancora. All’Arechi la festa, quella vera del campo di gioco, può cominciare, il Napoli deve già pensare all’anno prossimo.

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Efficaci le scelte di Zeman, discutibili quelle di De Canio.
Vignaroli subito in rete e bis di Tedesco.
Bel gol di Stellone, ma serve a poco: Bellotto firma il tris

DALL'INVIATO A SALERNO
PAOLO BARBUTO

Franco Mancini arrivò a Napoli perché Zeman lo volle fortemente l'anno scorso. Franco Mancini che con il Napoli sperava di arrivare in serie A, deve dire addio ai sogni di promozione perché Zeman ha messo in campo una Salernitana capace di umiliare gli azzurri: «Sapevamo che i nostri avversari avrebbero giocato così. Veloci, rapidi, aggressivi. Sapevamo che Zeman avrebbe messo in campo una squadra volitiva e grintosa. Ma pur sapendo tutto in anticipo non siamo stati capaci di fermarli».
Colpa degli errori del Napoli, forse. Ma secondo il portiere azzurro anche di una buona dose di malasorte che ha contribuito al risultato. E per spiegare meglio il concetto, racconta il secondo gol subìto, quel pallone calciato dalla distanza da Giacomo Tedesco che l'ha lasciato di stucco: «In quell'occasione sono banalmente scivolato, ecco perché non c'ero sulla palla. Sono scivolato, tutto qui. E sinceramente fa rabbia pensare che il risultato può essere stato deciso anche da uno scivolone».
Il Napoli che perde malamente riporta in vetrina un Mancini triste e sconsolato. Cosa è accaduto sul prato dell'Arechi? Problema atletico o psicologico? «Il Napoli è vittima di un calo psicologico - spiega il portiere azzurro - Non è una sola partita che le cose vanno male. Questa situazione si ripete da un po' di giornate. Lo sappiamo, ce ne rendiamo tutti conto, eppure è difficile trovare una soluzione».
E proprio per colpa del calo psicologico bisogna cancellare dai progetti del Napoli la promozione in A. Mancini si ferma, ci pensa. Non vuol dire che è ancora possibile, ma non è tipo da considerare chiusa una partita fino alla fine, sicché si trincera dietro un «dobbiamo pensare già a domani, al futuro, alle altre partite che ci restano da giocare». Prova a ripensare al passato recente e si dànna l'anima, Mancini. Cerca di ritrovare il momento in cui il filo della ritrovata sicurezza s'è spezzato, ma non ci riesce: «E' che quando le cose cominciano a mettersi male diventa difficile riprendere il filo del discorso. Non ci sono spiegazioni precise, logiche. Nel Napoli c'è qualcosa che non va, ce lo portiamo dentro e ci accompagna da qualche settimana. Costringendoci a soffrire in campo e a considerare impossibili risultati che un tempo sarebbero stati alla nostra portata».



da La città di Salerno di lunedì 11 marzo 2002

Salernitana: gol, spettacolo e voglia di A
Travolge il Napoli per 3-1 Vignaroli ancora a segno
Dominio assoluto dei granata In rete anche Tedesco e Bellotto I tifosi cominciano a sperare

di Michele Spiezia

La Salernitana sbrana in Napoli, lo riduce a pezzettini, tanto che due gol di vantaggio sono troppo pochi per dare il senso di una superiorità totale. Più che una partita di calcio è stato un rito cannibalesco, con gli azzurri dilianati prima di accorgersi dell'agguato. I granata li hanno assaliti a ritmi impressionanti Chi fa la festa, chi se la fa fare. Chi corre, chi si fa superare. Chi ride, chi si fa ridere addosso. La luce, e l'ombra: una linea marcata e netta segna il confine tra Salernitana e Napoli. Con colpi di flash abbaglianti i granata stordiscono l'avversario, lo mandano al tappeto senza reazione: azzurri mai in gara. Né con la testa, né con le gambe. Sì, è solo Salernitana. Sicura e semplice, applicata, convinta, concentrata, la squadra di Zeman straripa: undici lucidissime belve che mordono ovunque, un collettivo entusiasta del proprio sacrificio pronto ad ammazzare subito il pomeriggio degli altri, svogliati, spenti, intimoriti. Terzini che spingono forsennatamente, laterali che coprono, recuperano e ripartono, attaccanti mobili, rapidi, guizzanti: tutti pressano e avanzano, rubano palla e rilanciano. Senza fermarsi mai, come se ogni pallone fosse l'ultimo, come se ogni istante fosse il primo: la banda Zeman è assatanata, famelica, piena di ardore e passione. Riscalda e infiamma l'Arechi: è spettacolo, caldo e avvolgente. Il Napoli non ci capirà nulla, dall'inizio alla fine: vede correre ovunque undici lucidissime belve e prova ad opporre qualche corsa, qualche lancio sbilenco, qualche tiro frettoloso. La Salernitana conserverà il pallino del gioco per tutti i 97', l'iniziativa ed il ritmo: mai un attimo di tregua, se non ad inizio ripresa, quando rifiata un attimo, consentendo al Napoli di sperare in un aggancio. Dio, che Salernitana. Tre reti, dieci azioni da gol, una partita intera per assaporare lo spettacolo, giusto il tempo di pensare a quello che poteva essere e a quello che potrebbe ancora succedere, perché ad una Salernitana così, adesso, nulla è vietato. Di sognare, almeno. Di palpitare. Ora che hai vinto, rivedi il film del tuo derby. Dell'intensità che hai mostrato per 97'. Della forza che ti ha tenuto a cento all'ora. Tutti pensano: impossibile, e invece finisci la gara in attacco, con Cardinale che fa il difensore ma che dopo aver annullato Stellone cerca gloria, anche lui, in avanti. Poche storie: nel calcio succede. Non spesso, ma capita. Parti sparata, incroci le dita. Zeman non ti ha cambiato: dentro l'imberbe Babù, Tedesco centrale, Soviero e Fusco in difesa. E' 4-3-3 spinto, De Canio imita il copione, si gioca le residue carte tentando l'improponibile. Jankulovski terzino, l'esordiente Lopez dall'altra parte, gli evanescenti Sesa e Rastelli ai lati di uno Stellone precario, e soprattutto un centrocampo a tre, con Bigica e Magoni spompati e Montezine molle. Parti, e sei già in testa. 30 secondi e Mancini deve uscire di piede per evitare che Bellotto, pescato dai 40 metri da Tedesco, non voli verso il gol. No, non vuoi ragionarci sopra. Vuoi attaccare, a testa bassa. Al 3' Babù tenta il diagonale, la conclusione è lenta. Passano pochi attimi, come un fulmine che acceca Cherubini sprinta sulla sinistra, Vignaroli in aerea cicca la sfera, Mancini esce - goffo e lento - ma non trova il pallone. Campedelli lo ha anticipato, il suo lob sarebbe forse già gol, ma c'è Vignaroli sulla linea ad accompagnarlo, di petto, in rete. Adesso potresti aspettare, ma non vuoi farlo, anzi non sai farlo: rischieresti di restare a secco, svuotata, perduta. Non sbagli: Bellotto fa usare i pugni a Mancini al 15', 1' dopo Cherubini sprinta a sinistra, sulla palla ci arriva Vignaroli, la prima girata è rimpallata da Mancini, la seconda da Bonomi, sulla linea. Non ti fermi, non ti plachi: Vignaroli fa secchi Villa e Bonomi in area, la sua parabola è lenta. Tedesco innesca Babù al 33', la volata del brasiliano è folgorante, l'esterno sinistro sarebbe da cineteca se chiudesse la sua corsa in porta. Che intensità: Stellone libera Sesa al 34' in area, lo svizzero non trova la mira. Altri 5': Campedelli recupera un altro pallone, lo affida a Tedesco che parte da metà campo. Trenta metri e poi un stangata, secca, velenosa, che piega le mani a Mancini. L'Arechi esplode, la Salernitana vola, il Napoli è al tappeto. Mica è facile tenere tutta la gara così, difatti ad inizio ripresa sembri in attesa. Non sai farlo, e perciò il Napoli avanza. Stellone si beve Tedesco, poi Fusco, resiste a Cardinale ed in area folgora Soviero. Sarebbe una beffa ma diventa un trionfo quando Bellotto al 28' regala il tris.

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Zeman preferisce sempre guardare avanti
«Non è stata la mia rivincita, ora dobbiamo pensare a giocare sempre così»
Il tecnico è contento ma moderatamente Poi parla del contratto e della serie A "E' più facile raggiungere quelle davanti..."

Nicola Roberto

Il derby era stato presentato come la partita della sua personale rivincita. Dopo lo sgarbo dell'andata, c'era da scommetterci che gli sarebbe piaciuto concedere un bis ancora più gustoso davanti al pubblico dell'Arechi, tornato in massa a seguire e ad incitare la Salernitana, che l'ha ripagato con una prova superlativa. Zdenek Zeman, però, ama andare sempre contro corrente, sa spiazzare e sorprendere. Subito dopo il fischio finale, ha stretto la mano a De Canio e si è diretto verso il serpentone degli spogliatoi, cercando di passare inosservato, senza attendersi cori di osanna. Il presidente Aliberti gli si è fatto incontro per congratularsi. Lo stesso ha fatto il diesse Cannella, ma lui non ha indugiato nei festeggiamenti, inforcando velocemente l'uscita dal campo. Il suo derby era cominciato con uno scambio di saluti assolutamente di circostanza con il direttore sportivo azzurro, Pavarese, ed è finito con un trionfo, ma al boemo non piace parlare di vendetta. E' stata la sua rivincita, Zeman? «Non la vedo così io. Voi cercate di fornirmi l'assist, ma io non lo raccolgo. Non c'è stata nessuna vendetta o rivincita, perché non era questo che contava». Saprà, però che la Salernitana non aveva mai battuto in precedenza il Napoli in gare di campionato. E' contento almeno per questo dato statistico? «Auguro alla Salernitana di vincere tanti altre partite con il Napoli e di non fermarsi a questa». Le dà più soddisfazione il fatto che la squadra abbia giocato bene o che abbia superato il Napoli, sul campo e, conseguentemente, anche in classifica? «Io faccio di mestiere l'allenatore e quindi devo guardare a quello che la mia squadra fa sul campo: sicuramente, oggi i ragazzi si sono comportati molto bene e questo non può che farmi piacere». E' stata, questa, la miglior Salernitana della stagione? «Ripeto il concetto: contro il Napoli abbiamo giocato bene, ma possiamo e dobbiamo ancora migliorare. Di questo resto fermamente convinto». In testa non ci sono stati rallentamenti, aspettando il Modena, ed il distacco per voi è rimasto immutato. Con che spirito, allora, dovrà essere affrontato il resto del campionato? «Con quello che abbiamo avuto in queste ultime quattro partite. Il nostro obiettivo deve essere sempre lo stesso: scendere in campo con la voglia di proporci e di fare qualcosa in più dell'avversario. E' naturale che non potremo vincere tutte le partite, ma ci dovrà essere sempre la voglia di provarci. E' questo che voglio dai miei calciatori». La sua squadra ha disputato una gara entusiasmante, ma se dovesse trovarle un difetto, quale indicherebbe? «Abbiamo disputato un gran primo tempo, ma non siamo riusciti a sfruttare al massimo gli spazi di cui abbiamo goduto. Specie nella ripresa abbiamo fatto un po' di confusione, ma c'era la voglia di portare a casa la vittoria». Qual è, invece, la cosa che le è piaciuta maggiormente? «La squadra ha vinto perché ha giocato da squadra, tutti hanno interpretato la gara con la mentalità giusta, aiutandosi l'uno con l'altro, giocando insieme e non cercando di risolvere la partita da soli. Questo è stato il nostro segreto». Salernitana, a suo giudizio, avvantaggiata, almeno in parte, dalle scelte effettuate da De Canio? «Il Napoli non aveva che un risultato per poter tenere in vita le speranze di promozione. Doveva cercare di vincere ed ha agito di conseguenza, impostando una gara a viso aperto. Era giusto così, e, comunque, nel calcio non esiste la prova contraria: chi ci dice che, se avesse adottato un atteggiamento tattico differente, il Napoli avrebbe evitato la sconfitta?» Per lei, dunque, non ci sono stati demeriti da parte della formazione di De Canio? «Possiamo dire che il Napoli ha scelto un atteggiamento che, alla fine dei conti, ha in parte aiutato la Salernitana». Rispetto alle altre partite s'è vista una Salernitana che è stata capace di impadronirsi della gara sin dall'inizio. «Sì, la squadra è entrata in campo determinata e convinta e per questo è riuscita a fare cose che in altre occasioni le venivano con più difficoltà. Significa che sta imparando». E' stata una prova di maturità superata, questa, dai suoi? «E' stata la prova che la squadra sa quello che vuole». Il pubblico? «Oggi c'era tanta gente allo stadio e per me questo è un aspetto fondamentale del calcio». E' più facile che la Salernitana raggiunga una delle prime quattro o che Zeman rinnovi il suo contratto? «Sicuramente che la squadra riesca a raggiungere una delle formazione che le sta davanti».



dal sito www.salernitana.it

Ed è sorpasso!!! La Salernitana di Zeman si aggiudica all’Arechi il derby contro il Napoli, conquista i tre punti in palio, scavalca i partenopei e balza al quinto posto in classifica, sistemandosi ad otto lunghezze dal Modena, impegnato questa sera nel posticipo col Cosenza. Davanti a più di 25 mila spettatori l’undici granata, tutto corsa e bel gioco, fa suo il match n° 27, ricambiando con tre reti il calore dei numerosissimi tifosi giunti all’Arechi per sostenere i propri beniamini e assistere ad una partita che promette scintille. Un primo tempo mirabile mette in evidenza l’ottimo stato di forma dei granata, capaci di correre in lungo e largo per novanta minuti, mostrando ai più scettici, qualora ce ne fosse bisogno, di aver memorizzato appieno le lezioni del “boemo”.
La Salernitana affronta il Napoli (apparso sotto tono e privo d’idee) con gran determinazione, tranquillità e scioltezza.
Un gol in apertura di Vignaroli (4’), l’altro in chiusura di Tedesco (39’), sintetizzano un primo tempo ricco d’occasioni, in poche parole, da incorniciare. Quarantacinque minuti di supremazia assoluta, sia sul piano atletico sia su quello tattico. A nulla vale il bel gol di Stellone nella ripresa (18’), perché la Salernitana dimostra di possedere maggiore equilibrio e maggiore concretezza, lavorando una quantità di palloni straordinaria che permettono a Bellotto di siglare la quinta rete personale, quella che mette definitivamente al sicuro il risultato della gara, e accende l’entusiasmo dell’Arechi, ridimensionando i sogni promozione del Napoli.
Per l’atteso derby Zeman ripropone, immutato, lo schieramento messo in campo contro il Siena. Riconfermata la linea difensiva con Cherubini e Pierotti in qualità di esterni; Fusco e Cardinale come coppia centrale. Nella mediana Campedelli e Camorani agiscono sulle corsie laterali mentre Tedesco conferma le sue attitudini di manovratore. Per il tridente d’attacco Zeman affida a Bellotto e Babù le corsie laterali . Sul fronte azzurro, De Canio cerca di ovviare alle numerose indisponibilità schierando in campo un Napoli speculare alla formazione granata. Il tecnico di Matera risponde a Zeman proponendo in campo un teorico 4-3-3: Jankulovski costretto ad arretrare in difesa a fianco di Villa, Bonomi e Lopez, quest’ultimo preferito ad Ametrano. A centrocampo Magoni a destra, Montezine a sinistra e Bigica al centro; Stellone, vertice del tridente offensivo è supportato da Sesa e Rastelli; a loro tre il compito d’impensierire la retroguardia granata.
Il derby tra Salernitana e Napoli prende il via con circa quindici minuti di ritardo. Gli incidenti del pre-partita fanno slittare l’arrivo del pullman del Napoli che, precauzionalmente, viene bloccato sulla tangenziale dalle forze dell’ordine. Gli atleti raggiungono l’Arechi con notevole ritardo; inevitabile il rinvio del fischio d’inizio. L’ingresso in campo delle due squadre viene preceduto dallo splendido colpo d’occhio offerto dalla curva sud. Il tempo di ammirare la goliardica coreografia e lo spettacolo, dagli spalti, passa al campo. E’ subito Salernitana; appena 40” e Giacomo Tedesco calibra un cross impeccabile per Bellotto che viene anticipato di un soffio dall’uscita di Mancini. Una Salernitana impetuosa, motivata dai tre successi consecutivi, pressa gli avversari nella propria metà campo. Pochi minuti e Babù trova il varco per lasciar partire un sinistro insidioso che Mancini controlla in due tempi. Il gioco dei granata, imprevedibile e rapido, trova sfogo sulle fasce. Il movimento generato dagli esterni, Camorani e Campedelli, e supportato dai laterali difensivi, Cherubini e Pierotti conferisce profondità al gioco. Così dopo appena quattro minuti proprio Campedelli dalla destra, lascia partire un tiro cross che sorprende Mancini fuori dei pali, la traiettoria sembra buona ma Vignaroli di petto assicura la palla in rete. L’esplosione dell’Arechi carica oltremodo i granata che si propongono in avanti in cerca del raddoppio. Ci prova Bellotto dalla distanza, su calcio di punizione, ma è bravo Mancini a smanacciare in angolo (15’); è poi Bonomi a salvare il risultato ribattendo sulla riga il tiro di Vignaroli (lesto a raccogliere la respinta di Mancini sul diagonale di Cherubini - 16’).
La prima reazione del Napoli arriva al 21’ con Stellone che, ottimamente servito da Sesa, vince un contrasto aereo con Cardinale e chiude in porta di prima intenzione (sopra la traversa). Alla mezzora Vignaroli prova la conclusione dai venti metri, la palla viene respinta da Bonomi e raggiunge Campedelli che di prima serve Babù, fermato da una dubbia posizione di off-side. Passano pochi minuti ed il brasiliano va vicinissimo al gol; al 32’ riceve palla da Vignaroli, supera due avversari e impegna Mancini in una presa acrobatica; al 34’ è ancora l’attaccante carioca a tirare di poco a lato. Una timida reazione degli azzurri con Sesa che riceve palla da Stellone ma sciupa tirando sul fondo. Quando mancano ormai pochi minuti al termine della prima frazione di gioco Tedesco trova il gran gol dai 25 metri. Mancini in ritardo non riesce a deviare la traiettoria della palla e l’Arechi esplode per la seconda volta. Le squadre tornano negli spogliatoi. La Salernitana si aggiudica a pieno titolo il primo round. In avvio di ripresa De Canio prova a rivedere l’assetto della propria squadra inserendo Ametrano e Graffiedi al posto di Magoni e Sesa. La Salernitana, un poco appagata dal risultato, lascia manovrare l’avversario che però, oltre al tiro di Montezine su punizione (1’), non riesce a produrre null’altro. Il Napoli si deve affidare alla bravura di Stellone per rimettere in corsa la gara; l’attaccante romano supera di slancio quattro avversari e deposita in rete la sfera. Il gol riaccende l’entusiasmo dei tifosi partenopei ma non della squadra, incapace di impensierire oltremodo Soviero. Zeman è costretto a sostituire Vignaroli e Fusco claudicanti con Arcadio e Zoro. Trascorrono i minuti ed il Napoli perde lucidità, la Salernitana riconquista la superiorità a centrocampo e al 28’ regala la terza perla ai propri tifosi: Campedelli triangola sulla destra con Babù poi giunge in progressione sul fondo e mette al centro la palla coglie alla sprovvista Lopez e Mancini che guardano increduli Bellotto mettere in rete il gol del definitivo 3-1.

Queste le occasioni salienti della gara:

Primo Tempo
40’’ Tedesco dal cerchio di centrocampo lancia per Bellotto, provvidenziale l’anticipo di Mancini al limite dell’area
3’ Babù prova la conclusione dalla destra, Mancini blocca sicuro
4’ vantaggio della Salernitana; Vignaroli di petto mette in rete il tiro cross di Campedelli dal vertice destro dell’area di rigore
15’ Bellotto punizione dai 30 metri, Mancini smanaccia in angolo sopra la traversa
16’ Bonomi salva sulla riga la conclusione ravvicinata di Vignaroli, bravo a recuperare palla sulla respinta di Mancini al tiro di Cherubini
21’ Sesa dalla sinistra serve al centro per Stellone che dopo aver vinto il contrasto aereo con Cardinale prova la conclusione, di poco sopra la traversa
30’ Vignaroli tenta la conclusione dalla distanza, la ribattuta di Bonomi serve involontariamente Campedelli che al volo lancia Babù in posizione di off-side
34’ Pierotti apre per Babù che in progressione entra in area e calcia sul palo opposto, fuori d’un soffio
35’ Sesa riceve in profondità da Stellone, il suo tiro finisce di poco a lato
37’ giallo per Tedesco
39’ raddoppio della Salernitana; gran tiro di Tedesco dai trenta metri, Mancini prova la deviazione ma la palla termina in rete
47’ Rodomonti manda le due squadre negli spogliatoi.

Secondo Tempo
1’ doppia sostituzione per il Napoli: Ametrano e Graffiedi al posto di Magoni e Sesa
1’ Soviero para senza difficoltà il tiro di Montezine
3’ Bellotto cerca la conclusione dal limite, fuori misura
11’ ammonizione per Campedelli
18’ gol del Napoli; Stellone supera in dribbling tre avversari, entra in area e trafigge Soviero
21’ fuori Vignaroli per Arcadio
26’ Fusco claudicante lascia il posto a Zoro
28’ terzo gol della Salernitana; Bellotto in area approfitta del pasticcio difensivo di Mancini sul cross di Campedelli e mette in rete
30’ cartellino giallo per Zoro
31’ Bigica viene sostituito da Pavon
32’ conclusione dalla distanza di Jankulovski, sopra la traversa
33’ Stellone di testa impegna Soviero, bravo a deviare in angolo da distanza ravvicinata
36’ cartellino giallo per Camorani
33’ Papadopulo sostituisce Martinelli con Scalzo
38’ Arcadio riceve palla, entra in area e prova a sorprendere Mancini, la palla sfiora il palo e termina sul fondo
39’ Luciani subentra a Camorani
44’ numero di Babù al limite dell’area, prima del tiro in porta
50’ Triplice fischio di Rodomonti: Salernitana-Napoli 3-1  

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Intervista - 28 Marzo 2000  
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