8 Settembre 2001: L'intervista al MIster di Andrea Di Caro pubblicata dal Corriere della Sera...in versione integrale!!!!!!
Cronaca ||
08/09/2001
STORIA DI UN' INTERVISTA PUBBLICATA...A META'
Gran parte dell'intervista che viene qui riportata è stata pubblicata dal Corriere della Sera l' 8 settembre 2001. Problemi di spazio hanno costretto la redazione del giornale ad apportare diversi tagli. Con il permesso dell'autore, Andrea Di Caro, pubblichiamo la versione integrale, convinti che tutte le risposte di Zeman valessero la pena di essere lette.
Di Andrea Di Caro
Per un po' ha preferito rimanere in disparte, osservare dall'esterno, cercando di capire cosa accadeva. Ma uno spirito libero non può tacere a lungo. Per questo Zdenek Zeman è tornato a rispondere e a dire la sua. Sul calcio di oggi e su tutto quello che gli gira intorno. A partire dall’attualità più scottante.
Doping: sconto comitiva, quattro mesi di squalifica. Impressioni?
Se questa è la lotta al doping, allora è meglio liberalizzarlo. perché così è una presa in giro. Per combatterlo davvero sono necessarie sanzioni forti, squalifiche esemplari.
Quanto esemplari?
Per me se uno imbroglia, non deve più partecipare al gioco.
Gli interessi economici delle società influenzano le scelte della giustizia sportiva?
Oggi sicuramente sì.
Questo spiega le differenti sanzioni nel calcio e tra calcio e altri sport?
Il calcio muove molti più soldi di altri sport. E all'interno del calcio c'è chi conta di più e chi meno.
Crede all’assunzione occasionale e non intenzionale di sostanze dopanti?
Non credo che i calciatori non sappiano niente. Se da una parte c’è qualcuno che li spinge, dall’altra sanno cosa prendono e perché.
Non si è ancora capito da dove viene il nandrolone.
Di sicuro né dalla carne di cinghiale né dagli shampoo. Mi dispiace, e trovo grave, che qualcuno si sia difeso in questo modo: vogliono prenderci in giro, io spero che nessuno gli creda.
Nandrolone a parte, ritiene che nel calcio ci siano molti giocatori dopati?
Purtroppo ho la sensazione di sì. Credo che si sia sempre alla ricerca di qualsiasi cosa possa migliorare le prestazioni. Spero di sbagliarmi.
Quindi i calciatori non hanno capito i rischi a cui vanno incontro?
Dalle dichiarazioni sembrerebbe di no. Chiedono regole e limiti precisi, come per sapere fino a che punto possono arrivare. Finché non vengono toccati personalmente non si rendono conto dei pericoli. Se sta male un altro, non gliene importa niente.
Forse le società dovrebbero controllare di più i propri atleti…
Forse li controllano troppo… Ci sono società che fanno esami ogni settimana per verificare che non vengano superati i valori permessi. Se i controlli sono così frequenti, significa che qualcosa non va…
Il caso della Juventus resta ancora aperto.
Non conosco i particolari. Ma non è il problema di una squadra, è un problema generale.
E’ più grave il caso-nandrolone o quello dei passaporti falsi?
Sono due imbrogli, ma truccare un passaporto non fa male alla salute. Anche se, fuori dal calcio, per molto meno si va in galera.
Per passaportopoli hanno pagato i giocatori, le società ne sono uscite indenni.
No, hanno pagato le multe: 500.000 mila lire o giù di lì… Credo che le maggiori responsabilità fossero proprio dei club: un giocatore non ha interesse a diventare italiano o comunitario.
Altra emergenza: i bilanci perennemente in rosso.
Non capisco come abbiano potuto iscrivere società come la Fiorentina e trovo assurdo che si dica oggi che al Napoli servono 100 miliardi per finire la stagione. Erano cose che si sapevano in partenza, perché non sono state valutate al momento dell’iscrizione al campionato?
Doping, passaporti, bilanci: il calcio è un mondo “fuorilegge”, con regole a gradazione variabile?
Penso di sì. E per me è sbagliato.
Dimenticavamo le plusvalenze…
Ci sono società che sopravvivono solo grazie a questi giochini. Non dovrebbe essere regolare scambiare due giocatori che valgono un miliardo e valutarli 50 per sistemare i conti. Quando un presidente dichiara che vende i suoi giocatori più forti per rimpiazzarli con altri ugualmente forti, uno si chiede: perché li cambia? Se non ci sono ragioni tecniche, è solo per muovere soldi: gli acquisti di oggi saranno pagati con le cessioni di domani, ma intanto ci si indebita sempre di più e alla fine i presidenti scappano. Non a caso le società in vendita hanno tutte i bilanci in passivo.
Un'altra brutta pagina: tifosi che ricattano le società.
Stento a chiamarli tifosi. E comunque è consequenziale a tutto il resto: visto che girano tanti soldi vogliono partecipare alla divisione.
La gente non rischia di stancarsi?
Temo di sì. Il calcio è sempre vissuto grazie passione della gente che oggi, a parte la Roma che è un caso particolare, sta scemando. Basti pensare al Napoli.
Ci attende il solito anno di polemiche sugli arbitri?
Gli errori ci sono e ci saranno sempre: gli arbitri non sono robot, sbagliano come i giocatori. Il problema è che ci sono società che pensano di dover essere protette per forza e contro le quali l’errore umano non è ammesso.
Moggi ha contestato lo scudetto della Roma.
La Roma ha vinto meritatamente, ma non ha avuto nessun episodio contrario in tutto il campionato. E’ un aspetto che alla fine può fare la differenza.
Roma-Real Madrid: quanto le sarebbe piaciuto vincere lo scudetto e giocare questa partita?
Mi sarebbe piaciuto tantissimo, ma mi sono reso conto che oggi vincere come voglio io è quasi impossibile. E in un altro modo io non ho voluto e non voglio vincere.
La sua Roma poteva arrivare allo scudetto?
Secondo me sì, non le mancava niente. Rispetto all’attuale, i valori sul campo non sono cambiati molto, però sono cambiate molto le strategie politiche della società…
Se avesse vinto, sarebbe andato alla festa del Circo Massimo?
Con i se è difficile parlare, ma rispondo di sì. Era un dovere verso la gente che era lì per festeggiare lo scudetto e chi lo aveva vinto.
Il calcio più importante del mondo non riesce ad eleggere un presidente federale.
E’ un’anomalia. Ma in questo momento conviene alle poche squadre che detengono tutto il potere. Non è più il calcio di tutti.
Sono cambiati tutti gli allenatori di vertice eccetto quello che ha vinto, Capello.
Se è per questo, sono stati allontanati tecnici che negli ultimi anni avevano vinto tutto. E’ la dimostrazione che in questo calcio l’allenatore non conta più niente. Ci sono squadre con 40 giocatori: anche volendo è impossibile allenarli tutti.
Come si gioca oggi in Italia?
A livello di club da due anni non riusciamo ad esprimerci al meglio. La Nazionale è praticamente qualificata ai Mondiali ma era il minimo che potesse fare.
Si può pretendere di più con quegli uomini.
Penso di sì, ma capisco le difficoltà di Trapattoni. L’Inter lo scorso anno ha giocato spesso con 10 stranieri.
C’è amarezza nelle sue parole.
Io ho le mie idee sul calcio e cerco di portarle avanti. Per anni ci sono riuscito, oggi è più difficile perché mi rendo conto che il calcio è diventato un business dove il primo obiettivo è fare soldi. Io cerco altre soddisfazioni.
Possibilità di rivedere Zeman sulla panchina di un grande squadra?
Nessuna. Non mi ci vedo più. Oggi il calcio è cambiato e a questo gioco io non so giocare…
Le dispiace?
Mi dispiace per il calcio che non è sulla buona strada. Per quanto mi riguarda posso divertirmi anche su campi meno importanti: non cerco pubblicità, Tv o giornali. Mi preme migliorare quello che ho a disposizione. Per me il calcio deve dare soddisfazione a chi lo fa e a chi lo vede. Mi interessa che la gente allo stadio si diverta, se a un critico non è piaciuto un 4 a 4, non mi importa niente.
Salerno è la piazza giusta?
Spero e penso di poter insegnare calcio. L’idea è questa bisogna vedere se ci riesco.
Dove trova la voglia di continuare?
Lo stimolo è sempre quello di misurarsi. Io faccio calcio a modo mio e magari parto ad handicap: credo solo nel lavoro, gli altri facciano come credono ma io mi voglio misurare lo stesso.
Si è pentito di qualcosa che ha fatto o detto?
Non mi pento di niente. Ho sempre cercato di fare il mio lavoro come meglio potevo e a quello che ho detto ho sempre creduto: ho le mie opinioni, me le tengo.
Cosa risponde a chi sostiene che per vincere bisogna non subire gol?
Difendo la tesi opposta: bisogna fare un gol in più degli altri. Se non segni non vincerai mai.
Esprima un desiderio
Che il calcio torni ad essere uno sport, un divertimento.
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