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Notizie

1 Agosto 2001: Intervista al Mister: considerazioni di precampionato.

Cronaca || 01/08/2001

ZEMAN - INTERVISTA IN RITIRO

Tenna: giorno dopo giorno...in ritiro....

Il 1 agosto il Mister ha incontrato la stampa per cercare di tracciare un primo bilancio del periodo di preparazione estiva precampionato. Perchè Salerno, il calendario, il doping, commenti al campionato appena concluso, le "plusvalenze"...gran bella intervista quella rilasciata dal Mister...

Eccovi gli articoli che riportano l'intervista.


da Il Messaggero di mercoledì 1 Agosto 2001

Intervista esclusiva all’allenatore più amato e discusso che ha scelto di ricominciare dalla Salernitana
«Il calcio non ha più regole. Comandano i potenti che le regole se le fanno da soli»

di ALESSANDRO ANGELONI

Mister Zeman, perché ha deciso di ricominciare da Salerno?
«E’ stata una mia scelta che mi ha dato la possibilità di allenare ancora. E sono contento e orgoglioso di poterlo fare».
Le ricorda i tempi di Foggia e di Zemanlandia?
«Vorrei che si rivelasse un’esperienza simile a quella».
Eppure, questa avventura stava per iniziare con il piede sbagliato, visto che la sua squadra ha rischiato la "non iscrizione" al campionato.
«E’ vero, so che c’erano alcuni problemi da risolvere, ma penso che nel calcio di oggi ci sono società che ne hanno di più grandi e il campionato lo disputano regolarmente».
Visto come sono andate le cose, lei si considera un "grande escluso" dal calcio che conta?
«Affatto. Sono ben felice di allenare in B insieme con i giovani».
Ieri sono stati sorteggiati i calendari: è soddisfatto?
«Prima o poi bisogna affrontare tutti. Ma ripeto: le squadre iscritte regolarmente sono poche...».
Però, alla fine, si giocherà lo stesso.
«Già, bisogna continuare a giocare. Il calcio, in Italia, è importante. Quindi si può passare sopra a tutto...».
Come vedrebbe Nizzola alla guida della Federcalcio?
«Non ha importanza chi è alla testa o in coda del potere, ciò che conta è che le regole siano uguali per tutti, e che tutti vangano trattati alla stessa maniera».
Si parla poco di calcio e molto di plusvalenze. Che sta succedendo?
«Ormai il gioco è diventato business, una vera e propria fabbrica da soldi, anche se magari ne girano meno di quello che si vuole far credere. Le valutazioni di alcuni giocatori non corrispondono al reale valore sportivo, quindi c’è qualcosa che non quadra... Ma questi, sono conti che, con il calcio giocato, non hanno niente a che vedere».
Tuttavia, il presidente Sensi ha lanciato la campagna di moralizzazione: l’idea di partenza è quella di abbassare gli stipendi.
«Se ne parla spesso, ma alla fine sono pochi quelli che si attengono a questi propositi. Alla fine, ognuno ha interessi diversi, scopi diversi...».
Insomma, sono cambiate le regole.
«Ormai questo sport non ha più regole. Nel calcio, ormai, comandano i potenti che, le regole, se le fanno da soli».
A proposito: Moggi sostiene che il campionato scorso era falsato proprio perché sono state cambiate in corsa alcune regole. Vedi legge sugli extracomunitari.
«Ha ragione Moggi...».
Se la sentirebbe di allenare ancora una squadra di vertice?
«Non lo so, non sono adatto a fare l’allenatore di una squadra strutturata in questo modo. Quando allenavo Roma e Lazio era diverso: i biancocelesti stavano arrivando, i giallorossi ancora non avevano la struttura societaria. Non mi sento adatto oggi, ai tempi di oggi: io vorrei lavorare, costruire, avere dei progetti. Oggi ci sono in rosa cinquanta giocatori, tu chiedi un terzino e ti comprano un’ala. Io non riesco a lavorare così. Non mi piace allenare una grande solo perché ci devi stare, perché mi ci mettono gli altri. Io voglio costruire con la mia società, con i miei giocatori. Se deve essere già scritto prima, non c’è piacere...».
Quindi, quanto contano gli allenatori di vertice?
«Oggi, in queste squadre, non hanno senso. Se nella scorsa stagione ne sono stati esonerati alcuni che hanno vinto tutto negli ultimi sei anni, vuol dire che non servono a nulla. Se poi, una società di calcio investe cento miliardi su un giocatore, è chiaro che il confronto con un allenatore non esiste più. Lippi, Zaccheroni, Eriksson sono tutti tecnici che dopo aver vinto sono stati mandati via. Per me è diverso, almeno cerco di fare diversamente. Ma la realtà è questa».
Lei si sente più superato o più innovativo?
«Superato. Ormai nel calcio esistono valori diversi ed io non sono riuscito ad acquisirli».
Chi sono gli allenatori bravi?
«Tanto per citarne qualcuno, Zaccheroni, Malesani, Eriksson, gente abituata a costruire, come me».
Qual è stata l’importanza di Capello nella Roma?
«Da lontano, è difficile giudicare. Però penso che non era facile gestire una squadra forte come la Roma. E lui c’è riuscito».
E’ stupito dalle vittorie consecutive di Lazio e Roma?
«Non lo sono affatto. All’inizio sono sempre cinque o sei le squadre che partono per vincere e ogni anno una diversa può farlo. Roma e Lazio hanno investito tanto in giocatori importanti. I giallorossi possono anche ripetersi visto che nella passata stagione sono stati in testa nonostante la lunga assenza di Emerson».
La sua Roma, all’epoca, non era attrezzata per vincere.
«Quello era un gruppo con cui stavo e lavoravo bene, poi magari non siamo riusciti a prenderci quelle soddisfazioni che meritavamo, ma avevamo molte scusanti».
Per esempio?.
«Ci mancavano ventuno punti che avevamo conquistati sul campo. Con quelli si poteva vincere, e in più c’erano anche le motivazioni della squadra che venivano meno, proprio alla luce di tutti quei torti subiti».
Da cosa dipendevano quei torti?
«Diciamo che è stata una stagione sfortunata...».
Quei torti inflitti alla Roma ormai sembrano un vecchio racconto.
«La Roma, adesso, ha cambiato strategia politica e organizzativa».
La stanca parlare di doping
«Non è questo il problema. All’epoca dissi solo una frase, poi hanno parlato gli altri. Il problema c’è, è serio e grave. Lo dimostra anche il campionato scorso».
E le dichiarazioni di Vialli?
«Se è vero che ha detto cose diverse da tre anni fa, mi fa solo piacere...»
Il suo rapporto con Sensi
«A parte il finale, non mi posso lamentare, anche se penso che si poteva collaborare di più. Da parte di entrambi».
Lei avrebbe comprato Cassano?
«E’ sicuramente uno dei giovani più bravi, ma deve avere la possibilità di giocare e di crescere. E alla Roma mi sembra abbastanza chiuso. Lì, gioca uno dei migliori al mondo che è Totti. Cassano è più simile a lui di quanto non lo era Nakata».
Come sarà la stagione di Montella?
«Se sta bene è un giocatore importante, uno dei più forti in Europa. Lo dimostra la media gol, la più alta rispetto agli altri attaccanti».
Chi ha fatto il migliore acquisto dell’estate?
«Il Milan con Rui Costa, almeno sulla carta».
E perché non la Juve con Nedved, vista la sua stima per il giocatore ceko?
«Credo che Pavel abbia lasciato una squadra che negli ultimi tre anni ha vinto molto per anfdare in un’altra che nello stesso periodo non ha vinto nulla. Quindi, in teoria è andato peggiorando...».
Scelga un giocatore a cui è particolarmente legato...
«Signori, per quello che ha fatto a Foggia».
Perché è fallita l’eperienza in Turchia?
«Lì non c’era troppa voglia di capire, di imparare. Non sono riuscito a lavorare come volevo».
Il Napoli, invece, si poteva salvare?
«Non lo so. La mia squadra non era troppo competitiva per restare in serie A, ma nonostante i rinforzi non ce l’ha fatta lo stesso. Comunque, in quella città è ancora troppo vivo il ricordo di Maradona. E per andare avanti, a volte, bisognerebbe dimenticare il passato»



dal sito www.salernitana.it di mercoledì 1 Agosto 2001


Che Salernitana si presenta alla seconda fase del ritiro?
”Come primo bilancio posso dire che sono abbastanza soddisfatto. Abbiamo svolto il lavoro in programma senza grossi problemi. Nello specifico penso che sul piano atletico abbiamo lavorato bene, su quello tattico stiamo facendo una cosa alla volta. Piano piano i ragazzi stanno assimilando i concetti che dovranno mostrare in campo durante il campionato.”
Nei primi giorni di ritiro lei disse che bisognava avere pazienza, aspettare che il gruppo si formasse. Oggi può dire che c’è un gruppo?
”Si, penso che dopo tre settimane ci si conosca un pochino di più. Loro si intendono ed io riesco a percepire qualcosa in più di tutti. E’ normale che siamo ancora in piena fase di preparazione non bisogna trarre delle conclusioni affrettate, c’è chi soffre di più, chi di meno, chi è più avanti e chi più indietro.”
Dall’esterno si nota una dedizione totale al lavoro da parte dei calciatori; è reale?
”Sono contento della loro risposta. Certo è normale, si può fare sempre meglio, specialmente sulla parte tecnico-tattica dove c’è bisogno di maggiore concentrazione. Mi rendo conto però che a volte siamo abbastanza stanchi e la tensione cala.”
Per quanto riguarda l’aspetto atletico, è un lavoro che darà i suoi frutti a breve oppure strada facendo?
“Ma io di solito lavoro per fare il campionato. In un torneo importante come quello della Serie B forse è normale che se lavori con dedizione puoi far bene.”
Sotto l’aspetto tecnico-tattico, invece, quando potrebbe essere pronta la squadra per non subire il richiamo del Mister?
”Ma credo che il mio rimprovero lo subiranno sempre visto che la perfezione non appartiene a nessuno. Chi vuole raggiungerla dovrà lavorare per avvicinarsi.”
Dal punto di vista tattico, secondo lei, una squadra può essere perfetta?
” No penso che errori ne fatti tutti e non solo in campo.”
Dopo tre settimane il suo laboratorio a che punto sta ?
”Non lo so ripeto, sia sul piano fisico che su quello tecnico-tattico si è lavorato sulla base. Quando questa è stata assimilata allora si può partire e fare qualcosa di specifico”.
Qual è la prima cosa che vorrebbe vedere in campo sul piano tattico?
”Le indicazioni che si danno in allenamento. E’ normale che la squadra deve essere messa in campo in modo razionale e deve cercare di fare le cose giuste. In principio deve essere consapevole delle cose che fa e perché le fa.”
Sul piano tecnico secondo lei è completa?
Ci sono ben 28 giocatori che riempiono gli spazi, ho elementi in più per ogni ruolo, è chiaro che ci sono calciatori che devono essere ancora messi in condizione. Penso che alcuni di loro finiranno sicuramente in altri ruoli”.
Di quanti giocatori sarà composta la sua rosa?
” Vedremo. Molti sono ragazzi giovani che potrebbero essere utili in Primavera, potrebbero andare a fare esperienza da qualche altra parte. E’ normale che più siamo e meno possibilità ci sono per i giocatori di poter essere schierati in Campionato perché non si può certamente giocare in 28. In campo vanno solo in 11, speriamo di evitare catastrofi ed epidemie.”
La stampa dice che la squadra ha bisogno di una punta centrale. Secondo lei?
”Ripeto il concetto; siamo 28 calciatori e, ad oggi, abbiamo diverse soluzioni in avanti. Certo si può trovare di meglio, fenomeni come Batistuta, Montella etc. ma non dobbiamo dimenticare che siamo a Salerno e facciamo un campionato di Serie B. Penso che i giocatori a mia disposizione possono giocare in B. E’ chiaro che se si dovesse presentare l’occasione per poter migliorare ne approfitterò”.
E’ difficile per Di Michele in questo momento gestire una situazione che, di fatto, lo vede ancora a Salerno ma con la testa già in Serie A?
”Il problema non è quello di gestire, ma di pensare al futuro. Noi stiamo lavorando molto. Nei primi tre giorni di ritiro ha avuto qualche problema, poi una volta ristabilitosi ha capito che comunque vada, sia che resti a Salerno o che vada a Udine dovrà essere pronto.”
Che rapporto ha stabilito con la squadra?
”Non è un problema di rapporti, siamo venuti qui per lavorare e per fare bene. Certo è normale che se un gruppo sta bene, si rispetta e si capisce, lavora meglio. Io cerco di capirli e cerco di fare il mio lavoro. Tratto i giocatori come voglio essere trattato da loro.”
Perché la numerazione delle maglie non è stata ancora scelta, visto che a breve, tra dieci giorni, ci sarà la Coppa Italia ?
”Penso che non rimarremo 28 calciatori. E’ quindi inutile dare dei numeri che poi non servono più. C’è ancora tempo.”
Quale sarà il lavoro a Lagonegro?
Dobbiamo cominciare con la velocità e tatticamente andare più in profondità.
All’inizio della preparazione lei disse che erano altre le squadre favorite per la promozione in serie A. Disse inoltre che la Salernitana doveva essere protagonista, doveva divertirsi e far divertire. Pensa sempre che la situazione sia sempre questa, e cioè che le altre siano le favorite e che la Salernitana resti in attesa?
”Per me non è cambiato nulla. Ci sono le squadre che hanno le basi degli altri anni, speriamo di recuperare il divario con l’entusiasmo. In questo anche il pubblico potrebbe darci una mano.”
Anche se lei in qualche modo dice appunto che La Salernitana non è tra le favorite …
”Ma non esiste. Non lo devo dire io, non esiste che io faccia delle conclusioni. E’ giusto che tutti abbiano delle ambizioni, poi i valori o le indicazioni sono dati acquisiti prima non si possono cambiare, solo il campo può farlo. Bisogna dare di più. “
Lei è l’allenatore più osservato della Serie B e non solo, quindi le attenzioni che ci sono su Zeman si riversano anche sulla Salernitana. Questo le fa piacere, le dà delle responsabilità in più?.
” Ma maggiori o minori, penso che ogni allenatore ha delle responsabilità. E’ responsabile del gruppo, della squadra sul campo; le abbiamo ed è giusto che le teniamo. Ho allenato squadre importanti come Roma e Lazio ma oggi non conta niente. Oggi conta quello che faccio con la Salernitana.”
Per concludere facendo un paragone a dieci anni di distanza, dopo tre settimane di preparazione, la Salernitana è allo stesso livello del Foggia di quegli anni ?
”Ma non si può fare un paragone perché quello era il primo anno in di B. Inizialmente ci furono allora dei problemi nel girone di andata, poi in quello di ritorno la squadra andò bene. Ora sostanzialmenteci sono meno difficoltà. A Foggia la squadra era in ritardo perché era tutta nuova. Qui invece la base c’è. Bisogna solo lavorare.”