3 Luglio 2001: La presentazione di Zdenek, commento ed articoli.
Cronaca ||
03/07/2001
ZEMAN - LA PRESENTAZIONE UFFICIALE ALLA SALERNITANA
Ci siamo, il Mister torna sul campo! Ieri è stato presentato ufficialmente quale nuovo allenatore della Salernitana. Eravamo lì, emozionati come due bambini il primo giorno di scuola, presenti alle sue prime parole, alla presentazione dei suoi collaboratori, Cangelosi, Modica e Ferola, alle prime domande dei giornalisti, che si son liberati di domande studiate quasi per un anno, presenti alla calorosa accoglienza dei tifosi...è stato incredibile l'abbraccio avvenuto tra il Mister ed i suoi nuovi tifosi...i cori che hanno accompagnato la presentazione e Zdenek che saltellava spronato da migliaia di voci che gridavano il suo nome! Il Mister? Ironico, pungente, attento, come sempre!
Ora vi lasciamo agli articoli dei quotidiani...
da il Corriere del Mezzogiorno di martedì 3 Luglio 2001
Zeman e la Salernitana, è subito spettacolo Mille tifosi per il tecnico: «Cercherò di non ripetere gli errori di Napoli. Qui il presidente mi fa contare qualcosa»
La soddisfazione di Aliberti:«Lo abbiamo scelto perché il suo calcio ci farà divertire»
SALERNO — Sballottato da una parte all’altra, letteralmente trascinato dal servizio d’ordine, invocato, acclamato dalla folla, braccato dalla stampa. Il primo giorno salernitano di Zdenek Zeman è stato proprio come un po’ tutti l’avevano immaginato. Traffico in tilt nella centralissima via Roma, oltre mille tifosi ad attendere il boemo, mentre il Municipio era letteralmente assediato da vigili urbani e addetti al servizio. Salerno ha vissuto la sua giornata da «G8» per fortuna senza particolari conseguenze ma con un trasporto che non si registrava da anni. Sballottato anche lui nella folla impazzita, il presidente Aliberti si è lasciato «tranquillamente» trasportare dalla massa; era quanto desiderava da tempo. Zeman a Salerno nel giorno in cui il PM torinese Raffaele Guariniello metteva alla sbarra la Juventus, rinviava a giudizio l’amministratore delegato del club bianconero Giraudo e il medico sociale Agricola con l’accusa di frode sportiva.
Zeman a Salerno ripartiva dalla serie B mentre la giustizia ordinaria gli rendeva...giustizia a distanza di tre anni dalle sue prime esternazioni in tema di doping.
«Tre anni fa forse non tutti erano informati del problema doping. Adesso mi pare che molti lo conoscono, anche qualcuno che sta nel calcio. Il doping esiste. Prima tutti facevano finta di niente. Spetta a noi invertire la tendenza e ritornare all’antico. Mi dispiace che abbia pagato solo la Juventus». Ma al popolo di fede granata interessava poco l’argomento doping, interessavano poco i grattacapi giudiziari della Juventus, pochissimo che sia stato Zeman ad aprire il filone d’indagine con pesanti e mirate dichiarazioni. Al popolo granata in attesa davanti ai cancelli in ferro del Municipio di Salerno interessava solo poter abbracciare idealmente l’allenatore da tempo sognato, immaginato.
Zeman, il «profeta» del 4-3-3, il capostipite di un modo d’intendere e interpretare il calcio. Interessava solo quello alle centinaia di persone riuscitesi ad intrufolare con astuzia ed i soliti artifizi all’interno del Salone dei Marmi dove andava in scena la «prima» del boemo; c’era voglia solo di calcio e di Salernitana.
Il sindaco De Biase introduceva la presentazione, il presidente Aliberti tagliava in verticale («Vogliamo che a Salerno si giochi un calcio che faccia divertire»), Zeman raccoglieva l’invito. «Spero di poter fare bene con l’aiuto dei miei preziosi collaboratori di campo e l’aiuto della società. Salerno è una piazza importante, dove è possibile sviluppare un discorso calcistico dalle basi solide. Siamo tutti fermamente convinti di far bene, ma solo il campo potrà giudicare il nostro lavoro. Spero che la gente dimostri anche allo stadio tutto l’entusiasmo sprigionato oggi». Zeman ritrova la serie B a distanza di dieci anni dalla sua ultima apparizione. E l’ultima fu anche vincente, con il Foggia.
«Spero di non essere cambiato da allora; in fondo – aggiunge – le cose buone devono essere conservate gelosamente». Ma Zeman ritorna anche alla guida di un club campano a distanza di pochi mesi dall’esperienza con il Napoli. «Salerno e Napoli sono due città molto vicine geograficamente, ma molto distanti in quantoa mentalità calcistica. Cosa dovrò per non ripetere gli errori dell’anno passato? Bisogna fare l’esatto contrario... soprattutto lo deve fare la società».
Vicinissimo al presidente Aliberti e al diesse Cannella con il quale sta disegnando il volto della nuova Salernitana, Zeman trova anche il modo e il tempo per una battuta a proposito della campagna acquisti del club granata. «Ho parlato con Totti, Nesta, Romario. Vediamo un po’ cosa mi rispondono! Nel calcio – aggiunge con umiltà – contano molto i giocatori, soprattutto oggi, ma non dimentico l’importanza che riveste un tecnico. Non a caso ho scelto Salerno, qui il presidente mi fa contare qualcosa!».
Venti minuti d’orologio di domande e risposte prima che il calore e la pressione della folla prendessero il sopravvento. A braccetto con il sindaco De Biase giù per le scalinate esterne del Municipio, Zeman veniva finalmente a contatto con la gente, con una tifoseria vociante e festosa. Era tutto per loro la «prima» del boemo a Salerno.
Era stato deciso da tempo e non si poteva tornare indietro, in barba a taccuini, microfoni e telecamere.
Marcello Festa
da La Repubblica di martedì 3 Luglio 2001
Salerno, tutti ai piedi di Zeman
E anche il sindaco canta: "Chi non salta del Napoli è..."
Primo giorno dell'ex tecnico azzurro in città: 500 persone in delirio, aria e tifo già da derby
la nuova sfida del calcio campano
MARCO AZZI
SALERNO - Diventerà esuberante Zeman o riflessiva Salerno? Il primo round, ieri pomeriggio per la presentazione ufficiale del nuovo tecnico granata, s'è concluso in perfetta parità. «Il mercato? Tranquilli. Ho contattato di persona Nesta, Totti, Nedved e Tommasi. Tra qualche giorni mi daranno una conferma...», si sono sentiti gelare, tra una boccata di sigaretta e l'altra, gli euforici cinquecento accorsi davanti al Palazzo di Città. L'istante dopo, però, è stato il boemo a far violenza alla sua proverbiale flemma, concedendosi all'abbraccio di una tifoseria in estasi. «Chi non salta è napoletano...», s'è alzato forte il grido di sfida per l'imminente derby campano. Il tecnico lo ha raccolto a modo suo, sollevandosi per due o tre volte sulla punta dei piedi. Più in alto di lui, privi di ogni freno inibitorio, hanno saltato pure il presidente Aliberti e il sindaco De Biase, dimenticando entrambi di essere napoletani. «Quella di oggi è una pagina che rimarrà nella storia della Salernitana», ha stretto i pugni il numero uno della società. «Saremo al fianco della squadra in questa svolta ambiziosa...», s'è schierato il primo cittadino.
Tutta Salerno, ieri, era ai piedi del suo nuovo idolo: Zdenek Zeman, accolto con due minuti di applausi all'ingresso nel Salone dei Marmi. «Grazie, innanzitutto, per essere qui. Ma ancora non mi spiego perchè hai accettato la serie B», gli si è fatto incontro il presidente Aliberti, con l'aria di chi ha fatto tredici alla schedina. «In A, gli allenatori non contano quasi più nulla. Nella Salernitana, invece, mi è stato promesso che avrò almeno voce in capitolo», è stato al gioco il tecnico boemo, regalando subito una frase a sensazione. «Ritorno al calcio da cui sono partito e che era bellissimo, ai tempi del Foggia. Quello di oggi è diverso, lontano dalla filosofia che piace a me...». Inevitabile, nel giorno in cui riesplode la bufera doping, il riferimento alla Juventus. «Non c'entro con l'indagine di Guariniello. E mi dispiace che ci vada di mezzo solo a Juve: il problema è generale», ha sussurrato Zeman isolandosi per un attimo dalla festa. «Nel nostro mondo, purtroppo, continuano a esserci problemi grossi, specialmente quello dell'abuso di farmaci. Non ero nè coraggioso nè informato più degli altri, tre anni fa, quando feci quella denuncia. Sull'argomento ne so molto di più ora, per la verità, visto che pure il presidente del Cio ammette l'esistenza del fenomeno e sottolinea la grande difficoltà di combatterlo. Finchè non si accorgeranno che fa male davvero a qualcuno, però, ho l'impressione che non la finiranno...», è stata la riflessione di un uomo estraneo ai compromessi, fiero del suo modo di vivere lo sport. «Non capisco per quale motivo dovrei cambiare dei metodi in cui ho sempre creduto. I miei giocatori non si dopano».
Un'isola romantica, se è possibile felice e vincente: è questo che sogna di diventare la Salernitana. «Zeman non è una scommessa, ma piuttosto la ricerca di quel bel gioco che ormai è sparito dappertutto», ha mostrato di credere nel progetto Aliberti. «Non ha senso dire oggi che andremo in serie A - gli ha fatto eco l'allenatore - Molto più onesto è ripetere che daremo il massimo per centrare l'obiettivo, certi di avere delle chance di centrarlo. Dipende anche da come l'ambiente e la società mi permetteranno di lavorare. Non come a Napoli, dove è stata pure colpa mia non farmi ascoltare dai dirigenti. Alla gente di Salerno chiedo solo di starci vicina e di venire allo stadio: più saremo e più ci divertiremo insieme. Stiamo lavorando per costruire una squadra competitiva. Qualche buon giocatore io lo conosco, il presidente un po' meno...». Ma la strada da seguire, al di là della prudenza, è già segnata dallo slogan della campagna abbonamenti. «Dalla Z alla A». Salerno non ha troppa voglia di diventare più riflessiva. Chissà che non sia il gelido boemo a diventare esuberante.
da Il Mattino di martedì 3 Luglio 2001
SALERNITANA
La presentazione di Zeman ieri pomeriggio ha scatenato l’entusiasmo di tutta la città. Folla di giornalisti e tifosi alle 18,30 presso la sede comunale. La conferenza stampa è durata un’ora circa. Alla fine il presidente Aliberti, il sindaco De Biase e il tecnico boemo hanno preso a «saltellare» con tutti i tifosi per esibire la loro gioia e la convinzione che la prossima stagione sarà da incorniciare. Durante la conferenza di presentazione Zeman ha tra l’altro detto che vuole «ripetere la stagione boom di Foggia» e puntare al rilancio della Salernitana nel calcio che conta.
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LA SALERNITANA SI RICARICA
MICHELE CAPONE
Lo slogan d’esordio è di Aliberti. «Dobbiamo viaggiare tutti uniti, per vivere una stagione bella, per divertirci». L’ha detto il presidente granata davanti al tecnico Zeman, al sindaco De Biase ed ai tifosi. Con la presentazione ufficiale di Zeman, è partita così la nuova stagione della Salernitana. Tutta all’insegna dell’unità. Il sindaco De Biase ha scritto un intervento degno del miglior tifoso, svelandosi come un competente appassionato di calcio. Il meglio di sè il primo cittadino l’ha dato quando, parlando a braccio, ha ricordato : «Salerno è una città che può vincere, una città che è abituata a vincere, capace di grandi slanci». Un invito alla Salernitana ed ai suoi prossimi giocatori. L’invito ad essere parte di questa città, non distanti, se non ostili, come qualche giocatore del recente passato. Tutti uniti, come dice Aliberti, attorno a Zeman, già diventato un beniamimo dei tifosi. «Ho scelto Zeman - ha affermato Aliberti - perchè è uno dei pochi che propone un calcio che diverte, un calcio che in B non fa nessuno e solo qualcuno in serie A. È il tipo di calcio che prediligo, che fa divertire, sarà questa la nostra filosofia». Zeman osserva attento, ascolta le domande che gli sono poste, e risponde a tutti, con un tono sempre uguale. Le sue emozioni traspaiono dalla durata dei silenzi, più che dalle parole. Il Napoli? «Mi spiace per la retrocessione. Poteva salvarsi nonostante i problemi». Un paragone tra Salernitana e Napoli? «Sono società vicine geograficamente ma distanti». La scelta di salerno? «Sono contento, spero di fare qualcosa di positivo. Insieme ai miei collaboratori, Modica, Cangelosi e Ferola, faremo di tutto per ottenere dello soddisfazioni. Salerno è una buona piazza per lavorare». Perchè ha accettato di tornare in serie B dopo tanti anni? Non ritiene che sia cambiato qualcosa in questi anni? «Spero di non essere cambiato, poi le cose belle vanno mantenute. A Foggia ho raccolto belle soddisfazioni, spero di ripeterle». Come l’ha convinta il presidente? Un sorriso, un silenzio poi: «Nel calcio di oggi l’allenatore non conta molto, il presidente ha detto che conterò». Per quanto riguarda il mercato, segnala i calciatori da acquistare o accetta quelli che propone la società? «L’importante è essere tutti d’accordo, i giocatori li conosco, il presidente forse no». Qual è l’obiettivo della prossima stagione? Zeman ci pensa qualche secondo, poi sibila: «È sottointeso». È vero che lavorare con Zeman è così difficile? «Ci vuole un pò di rodaggio, più mentale che fisico». Che allenatore sarà? «Sono venuto per fare l’allenatore, e solo questo voglio fare, in pieno, spero che la società me lo faccia fare». Ed i tifosi? «Si fanno sentire, spero lo facciano anche sul campo». Ultima annotazione: al Comune sono comparse la Iene di Simone Ventura. Hanno ripetutamente «punzecchiato» Zeman sulla vicenda doping. Fra qualche giorno vedremo i risultati della loro incursione salernitana.
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L’ultimo era stato Ramon Lojacono
PIERLUIGI CAPUANO
Zdenek Zeman sarà il quindicesimo allenatore straniero della Salernitana, il primo dell'era-Aliberti. L'ultimo «non italiano» era stato l'argentino Ramon Lojacono, quasi vent'anni fa. Il primo fu il tedesco Willy Kargus. Buon giocatore, nel 1924/25 affiancò il milanese Belloni alla guida della Salernitana. Fu l'anno del famoso reclamo della Cavese. Il torneo di Prima Divisione del 1929/30 vide in panchina l'ungherese Geza Kertesz, ebreo, ottimo pianista ed eccellente tecnico che seppe valorizzare un buon numero di giovani giocatori. Restò a Salerno anche l'anno dopo, ma nel corso del 30/31, dopo un 4-1 interno al Messina, decise di trasferirsi a Catanzaro e la Salernitana ingaggiò al suo posto l'austriaco Stritzel, ex portiere, campione d'Italia con la Novese nel 1922. Dopo poche partite la dirigenza decise di richiamare Kertesz che conquistò il primo posto perdendo, però, la finale-promozione con il Cagliari.
L'ingegnere Immer Shoffer fu ingaggiato nel 34/35. Già allenatore del Torino, lasciò la squadra per tornare in patria. Fu sostituito da Buratti. Halmos, ungherese, da 16 anni in Italia, proveniente dal Benevento, nel 35/36 si piazzò al sesto posto non riuscendo a centrare la tanto attesa promozione. L'anno dopo arrivò l'ungherese Ferencs Hirzer, ex «gazzella juventina». La squadra chiuse al secondo posto alle spalle del Taranto. La prima storica promozione in B verrà centrata da Hirzer l'anno dopo. L'ungherese passò all'Anconitana, ma tornò altre due volte a Salerno: nel 40/41 e nel 44/45. L'esordio assoluto in B con in panchina Hansel, ex nazionale austriaco, che non finì il torneo: dimissionario, fu sostituito da Attila Sallustro che non evitò la retrocessione. Nel 39/40 l'ungherese Bela Karoly conquistò un onorevole terzo posto. Il 50/51 cominciò con Walter Crociani in panchina, ma dopo uno 0-3 dal Messina fu chiamato Rudy Hiden, il «leone di Gratz» che riuscì a salvare la squadra dalla retrocessione. L'anno dopo conquistò un tranquillo ottavo posto. Tornò ben tre volte negli anni sessanta. Nel 59/60 l'ungherese Mike durò solo 21 partite mentre l'uruguajano Puricelli arrivò a 27. Nel 61/62 l'ungherese Zsengeller subentrò a Di Gennaro, ma la promozione sfuggì comunque. L'argentino Oscar Montez subentrò inutilmente a Tom Rosati durante il torneo del 66/67 caratterizzato dalla retrocessione. L'ultimo tecnico straniero, infine, l'argentino Lojacono. Venne esonerato alla seconda di ritorno e sostituito con Perani.
da il Corriere della Sera di martedì 3 Luglio 2001
IL RITORNO
Zeman: «I farmaci vietati nel calcio? Un problema generale»
DAL NOSTRO INVIATO
SALERNO - La folla delle grandi occasioni, il solenne Salone dei Marmi del Municipio, lui che scende le scale come Wanda Osiris, fotografi e telecamere che se lo contendono neanche fosse una star del cinema, e la storia che ricomincia sempre da lì, dal famoso atto d’accusa contro il calcio dopato, chimicamente e finanziariamente. C’è Zdenek Zeman, ovvero «Il mister» (bel libro di Manlio Cancogni), che parla come «La coscienza di Zeman» (bel titolo per una mediocre canzoncina di Antonello Venditti). Zeman viene presentato al popolo granata di Salerno dal sindaco Mario De Biase e dal presidente Aniello Aliberti proprio nel giorno del rinvio a giudizio, per diffusione impropria di farmaci e frode sportiva, di Antonio Giraudo e Antonio Agricola, amministratore delegato e medico sociale della Juventus. Una coincidenza, naturalmente. Ma ormai.
«Ci ritroviamo a parlare sempre della stessa cosa - dice Zeman -, purtroppo però il calcio ha dei grossi problemi, e questo del doping è uno di quei problemi. Che c’è ancora. Anche se non ne conosco la portata, visto che non alleno da un anno. Ma fino a quando sarà così, non ci si deve stancare di ripetere le cose già dette». E Giraudo e Agricola? E quella Juventus chiamata in causa tra mille polemiche, querele (Vialli a Zeman) e controquerele (Zeman a Vialli)? Zeman pesa le parole, e questa volta le sue pause sono più lunghe del solito. Ma tacere non può. E dice: «Mi dispiace che ci sia soltanto la Juventus, visto che questo è un problema generale». Con lui, tiene a precisare, mai nessun giocatore si è fatto i beveroni ricostituenti che rischiano di ammazzare il calcio. «Ma non per questo mi sento un eroe - dice ancora Zeman -, ho solo fatto e sostenuto ciò che credevo giusto».
Piace alla gente, questo signore di Praga, perché prima di promettere vittorie assicura divertimento. E piace anche al suo presidente, Aniello Aliberti, import-export di legumi, che ha convinto Zeman con un contratto di 3 miliardi per un anno, senza impegni per il dopo, ma anche con la parola d’onore di non interferire con le scelte dell’allenatore e di lasciarlo libero e persino di sostenerlo nella sua opera sportivo-pedagogica. La lezione è cominciata subito. I tifosi, per esempio, ieri hanno ascoltato uno «strano» discorso a due voci, Zeman-Aliberti, il cui leit motiv era la moderazione nelle spese, la scoperta dei talenti veri, la «follia» di partite che si possono anche perdere 5 a 0 (come accadde tre anni fa a Piacenza), «ma con i nostri sostenitori che ballavano e ridevano, e sfottevano pure i tifosi avversari». Le parole più usate sono state «progetto» (ripetere Zemanlandia, come a Foggia), «filosofia» (nella gestione della società e nel modo di giocare), «miliardi» (nel senso di prezzi da calmierare, perché, afferma Aliberti, «un portiere non può costare 100 miliardi, se no siamo impazziti»).
A Salerno, negli ultimi anni diventata semplicemente una città più bella, i cui 170 mila abitanti vivono semplicemente un tantino meglio che in passato, lo ha capito anche il nuovo sindaco, De Biase, che Zeman e Aliberti si sono messi in testa un’idea eccellente: «Salerno emblema di un calcio gioioso e pulito». Se lo è persino scritto nel discorso ufficiale, il sindaco. Auspicando che la Salernitana «si ponga alla testa del plotone delle squadre meridionali chiamate a riequilibrare la geografia del calcio nazionale». Per dirla tutta, nel testo del discorso del sindaco comparivano anche un paio di righe che il sindaco non ha letto: «Quest’anno l’organizzazione calcistica nazionale ci ha francamente sconcertati, con lo scandalo scommesse, i passaporti falsi, la vicenda extracomunitari, il nandrolone». Ma forse è stato quel «francamente» che ha un po’ intimorito De Biase. Lo ha surrogato Aliberti: «Questo calcio di oggi non mi appartiene. Per questo ho scelto Zeman. Non sono un incosciente, né mi vanto d’esser stato coraggioso, prendendo un allenatore "messo al bando". Ho solo sposato una filosofia nuova». Aliberti è di San Giuseppe Vesuviano, come Pasquale Casillo, il presidente del Foggia zemaniano, e da Casillo, sette anni fa, rilevò la Salernitana. Chiaro che voglia fare se non meglio, almeno come Casillo. E ha puntato su Zeman, che oggi ha anche un «partito», su Internet (curato da due ragazzi romani, Paolo Cosenza e Cristiana Alessandra), forte di 700 contatti al giorno. «Perché Zeman è il calcio. Ma anche un punto di riferimento, uno che sa trasmettere valori positivi». Karel, il figlio di Zdenek, sorride e approva.
Carlo Vulpio
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