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15 Novembre 2000: Ancora articoli sulle dichiarazioni post-esonero...

Cronaca || 15/11/2000

ZEMAN: ANCORA ARTICOLI SULLE DICHIARAZIONI POST-ESONERO


Le parole del Mister riportate dai giornali...


dal Corriere del Mezzogiorno di mercoledì 15 novembre 2000


NAPOLI — Signori si nasce. «Nessuno vada alla cena d’addio di Zeman. La società non vuole». L’hanno chiamato Centro Paradiso, quell’agglomerato di erba e casette stinte: ma il Paradiso non è luogo per gli eletti, per uomini di virtù, per chi nella vita terrena si comporta in maniera esemplare? Forse è una prerogativa dell’aldilà, perché nell’aldiqua ci sono metodi e sistemi da basso impero: «Nessuno può andare alla cena che è stata organizzata da Zeman. Altrimenti da domani mattina si va tutti in ritiro». Addirittura. Gigi Pavarese interpretava il pensiero di Corbelli e Ferlaino, che sono i suoi superiori, quando s’è infilato nello spogliatoio azzurro: aveva saputo che Zeman, attraverso un calciatore, aveva avanzato un invito a cena per i giocatori. Ci sarebbe stato modo per incontrarsi, per salutarsi, per congedarsi serenamente. Invito aperto, chiaramente. Nessuno escluso. E nessuno si sarebbe escluso, per ribadire le frasi pomeridiane di capitan Baldini: «Vogliamo salutare Zeman, che è un grande professionista, e i suoi collaboratori. La colpa non è sua, ma di tutti». E invece, sarebbe finita lì; o avrebbero continuato a sentirsi per telefono. Avrebbero voluto tutti andare a cenare con Zeman: tutti tranne il Calcio Napoli, che evidentemente ritiene di poter intervenire anche sul tempo libero dei giocatori. In principio c’era stata una scusa offensiva per l’intelligenza altrui («domani mattina dovete allenarvi, fareste tardi»), e poi, quando è avanzato il sospetto che i giocatori non si sarebbero curati del suggerimento, s’è passato ad un consiglio assai più drastico: «Nessuno è autorizzato ad andare a cena con l’allenatore, perché altrimenti da domani si andrà tutti in ritiro». I giocatori del Napoli, che domani giocheranno in amichevole a Palma Campania, andranno in ritiro da venerdì; ieri sera ognuno è rimasto a casa sua: a pensare dove sia mai capitato.E quello è il Paradiso?
Antonio Giordano

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NAPOLI — Sorridere si può, anzi si deve: ci sono collaboratori tristi da tirar su; ci sono giocatori che in processione vanno a stringere la mano o si fanno vivi sul cellulare; c’è la Soccavo invisibile che va a congedarsi: gli uomini della sicurezza, del controllo, i magazzinieri. È il giorno dell’addio, ma sorridere si deve: non gli hanno regalato neppure una riga di ringraziamento, a Zeman, in società. Ma vale molto di più l’espressione di quella gente. L’addio di Zeman visto da Zeman. «Ovviamente sono dispiaciuto, perché qui si potevano cogliere molte soddisfazioni. Però in questo calcio non c’è tempo. Ma poi c’è dell’altro...». Ci sono i risultati, secondo la società: e poi il secondo tempo di Perugia; e poi l’ostilità di Ferlaino al suo calcio. «Difatti. Io penso che la gara di Perugia non abbia avuto alcuna incidenza: è stata superflua». Quindi, già tutto deciso. «Abbiamo giocato un bel primo tempo, siamo stati poco brillanti nella ripresa. Però avevamo colto un punto: secondo me la partita non sarebbe servita a niente, anche se avessi vinto. E poi vabbé...». E poi Corbelli ha detto: mai letto una riga sulle possibilità di dimissioni. «È vero. C’erano stati molti errori. E qualcuno avrebbe dovuto dimettersi. Non ero io». S’è dimesso con lei Filippo Fusco, il responsabile del settore tecnico. «Mi spiace, perché Filippo credeva in un progetto. Lui sì. E poi perché Filippo vuole bene al Napoli. Non dico questo perché lui è stato il mio difensore, ma perché è quanto penso». In società parlavano di problemi ambientali: la gente ora stava contro di lei. «È stato dato ordine a dieci tifosi di venirmi a contestare dopo la partita di Perugia. Questo è quanto so, altro non saprei aggiungere». Si cambia calcio, a Napoli: dalla zona al metodo tradizionale. «È strano che sia arrivato Mondonico: per quattro mesi, il direttore sportivo del Napoli, Pavarese, non ha fatto altro che ripetere: “Mondonico è l’allenatore più scarso del mondo”. Era lui che lo diceva, senza che nessuno gli chiedesse niente». Però l’hanno preso. «Trova una squadra valida, che tra un po’ avrà a disposizione quasi l’intero organico. Io penso che ci sia un centrocampo di sicura qualità, di ottimo livello; penso che questo gruppo possa disputare degnamente la serie A». Questo gruppo che era contro di lei, sussurrava qualcuno. «Difatti, in tanti sono rimasti dispiaciuti ed in tanti mi hanno chiamato a casa Mai avuto attriti con i giocatori. Poi ci sta che uno giochi male, ma non c’è mai stato il sospetto, in me, che ci fosse un complotto». Nelle ipotesi sussurrate, ci sono fattori esterni: un nome su tutti, Luciano Moggi. «Io penso che Corbelli abbia un consigliere esterno. Penso che qualcuno lo aiuti... Poi su complotti esterni non mi pronuncio, parlo delle cose che so». Pentito di aver accettato questo Napoli? «Per come è finita, certo che lo sono. Ma sapevo delle difficoltà. Ho pensato di poter fare calcio, solo che qui mancava tutto: non c’è un campo dove allenarsi, mancavano i palloni, all’inizio i giocatori. Non cerco alibi, perché i risultati non sono arrivati, ma prima della partita di Coppa Italia a Genova ho saputo che in tre non avrebbero potuto giocare perché non erano arrivati i transfer». Le rimproverano cali atletici. «Per vent’anni è stato detto che non sapevo allenare, ma preparavo bene. Adesso succede il contrario. C’è una verità: che sono stati tradotti, da chi li ha letti e diffusi, in maniera sbagliata i test che abbiamo fatto». Mondonico ce la può fare? «Se tutti lavorano nella stessa direzione, certo. La squadra è buona. Io sono partito per il ritiro con Urso e Russo fluidificanti, adesso stanno per rientrare Saber e Baccin, c’è Pineda. Abbiamo pagato gli infortuni... E poi Bellucci, che era l’attaccante più in forma, m’è stato tolto». È stato un balletto degli equivoci, sempre. «Io prima della partita con il Perugia avevo parlato con Corbelli e mi aveva dato assicurazioni: “stia tranquillo, mister”. Pensavo di poter continuare a lavorare». E poi ha sperimentato l’esonero in diretta tv. «Ero seduto a vedere la “Domenica Sportiva” con mia moglie e mio figlio. Ho capito subito che era finita. Ora il calcio è questo, forse, ma a me questo è successo». Neanche una riga di ringraziamento. «Si vede che il mio lavoro non è piaciuto». Lei paga per tutti? «Non dite che paghiamo, noi allenatori siamo ben retribuiti».
Antonio Giordano



dal Corriere della Sera di mercoledì 15 novembre 2000

Zeman attacca il Napoli
«La società diceva che Mondonico era il peggior allenatore del mondo»


Roberto Perrone
NAPOLI - A Soccavo fanno le righe sul campo, un po’ come quando c’è un nuovo ospite e si mettono le lenzuola fresche di bucato. Arriva perfino una vasca idromassaggio. Un’arma segreta? E’ il giorno della panchina ribaltata, parte Zdenek Zeman e arriva Emiliano Mondonico, dal futurismo si passa all’italianismo. Strana la vita. Alle 11.53 Zeman viene a raccogliere i cocci dell’avventura, tiene un monovolume, adatto per il trasloco, e i pantaloni con le tasche sulle cosce, per le piccole cose. «Vacanza? Col calcio ho già girato il mondo, mi dedicherò ad attività sostitutive». Il Napoli, che ha evitato l’ipocrisia dei ringraziamenti nel comunicato di esonero, gli concede però la sala conferenze che, un’ora dopo, utilizzerà Mondonico.
Il testamento di Zeman è un pezzo d’antologia: «Dite che pago solo io? No, noi allenatori guadagniamo tanti soldi». Tra silenzi, mezzi sorrisi e sguardi apparentemente persi nel vuoto, il tecnico licenziato licenzia il club. La frase cult : «Sono preoccupato per il Calcio Napoli: per quattro mesi il d.s. Pavarese ha detto che Mondonico era l’allenatore più scarso del mondo». L’addio: «Mi dispiace: credevo al progetto, avevo accettato con entusiasmo. Ci sono responsabilità comuni e grandi difficoltà iniziali: ho cominciato il ritiro con Urso e Russo esterni; prima della Sampdoria in Coppa Italia c’erano cinque giocatori senza il transfer. E poi il campo di allenamento: il peggiore d’Italia, se il Napoli vuole rimanere in serie A deve cambiare. Mancavano anche i palloni. Si è vissuto negli equivoci: Corbelli mi aveva rassicurato prima di Perugia. Poi l’ho visto alla "Domenica sportiva". L’impressione era quella di un esonero, ma io non ci volevo credere, è stata una sorpresa assoluta. Non sarò il primo esonerato in diretta tv. Mi hanno rimproverato una preparazione atletica insufficiente: passavo per essere solo un preparatore, adesso neanche più questo. Dice Corbelli che il pari non conta e il Perugia ha attaccato sempre. Contro il Vicenza si è perso, ma abbiamo attaccato noi, allora? Moggi? Non so, certo Corbelli è aiutato da qualcuno all’esterno. Forse sono fuori tempo, oggi si cambiano le squadre tre, quattro volte a stagione. Più che l’allenatore devo fare l’accompagnatore. Ma la cosa che mi ha intristito di più è che qualcuno all’interno della società ha ordinato a una decina di tifosi di contestarmi a Perugia».
La società, ovviamente, nega. «Nessun rapporto con gli ultrà» afferma il vicepresidente Dario Boldoni, cognato di Ferlaino, un attimo prima di farsi intervistare, per la tv dei medesimi, proprio dal capo-tifoso contestante di Perugia. Il d.s. Pavarese giura sui figli che non ha mai avuto problemi con Mondonico («Mio fratello»). Arriva a un passo dal sostenere di non conoscere Moggi. «Forse Zeman ce l’ha con me perché non ho mai fatto il ruffiano con lui». Mondonico, accompagnato dal procuratore Parretti, sa dove è capitato. «Mai andato in posti facili, questa per me è la norma. Modulo? Fatemi vedere i giocatori, dei quali possiedo ottime referenze: non bisogna essere scienziati per mettere gli uomini giusti al posto giusto. Per la prima volta in 34 anni ero fermo: abituato ad andare a 100 all’ora, mi pesava viaggiare a 20. Nessuna speculazione sul contratto, non vedevo l’ora di tornare. Ferlaino voleva portarmi qui da tempo, con Maradona c’era un rapporto di affetto reciproco. ’’Tanto tuonò che piovve’’ mi ha detto l’ingegnere. Le mie squadre hanno sempre dato il massimo, anche quando sono retrocesse, ma la salvezza è l’obiettivo primario. Vorrei incontrare Zeman, parlargli: lo stimo moltissimo».
Segue bagno di folla e allenamento. Il capitano Baldini evade dal silenzio stampa per ringraziare l’ex tecnico («Le responsabilità sono di tutti») e salutare il nuovo. Di certo non potrà salutare il vecchio: la società ha vietato un’ultima cena col trapassato boemo. Come direbbe Groucho Marx: «Grazie, ho passato una serata meravigliosa. Ma non è questa».



da La Repubblica di mercoledì 15 novembre 2000

"Ultima cena" vietata dal club lo sgarbo


ORE 13,30: finisce ufficialmente l’era Zeman. Il tecnico boemo, dopo essersi intrattenuto per un paio d’ore a Soccavo, si lascia alle spalle per l’ultima volta il cancello del centro Paradiso. I giocatori non sono ancora arrivati: è fissato per il pomeriggio il primo allenamento con Mondonico. Ma è telefonico il contatto tra l’ex allenatore e la squadra. Zeman vorrebbe organizzare una cena di saluto in serata, prima di tornare a Roma. Si deve invece accontentare di un pranzo con l’amico Aliberti. Il Napoli, infatti, suggerisce a Baldini e compagni di evitare l’imbarazzante rendez vous con Zeman. Cena annullata, insomma. La squadra deve limitarsi ad un saluto formale. È il capitano Baldini ad interrompere il silenzio stampa. «Ci dispiace per il mister: ha pagato lui per le colpe di tutte». Una frase di routine, certo. Ma meglio della società, che ha messo Zeman alla porta senza un ringraziamento

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Zeman, addio e rabbia
"Napoli, che pena…"
L’allenatore è tornato per l’ultima volta a Soccavo: accuse a Corbelli, Ferlaino, Pavarese


MARCO AZZI
SEMBRA un pugile al tappeto, stralunato nella sua sconfitta, quando bussa al cancello di Soccavo con il clacson del suo fuoristrada. Ore 11,50. Zdenek Zeman è accompagnato dall’amico di sempre: il vice allenatore Modica, al fianco del tecnico boemo anche nella sfortunata avventura in Turchia. S’è conclusa male pure la parentesi napoletana. Nemmeno una vittoria in otto partite, tra Coppa Italia e campionato. Un altro esonero, il sesto. Il giorno dopo è ancora più brutto, forse. Doloroso è il ritorno al centro Paradiso, il luogo del delitto, che all’inventore del 433 deve sembrare l’anticamera dell’inferno. La jeep ha il colore più adatto per una mattinata così: grigio. C’è da traslocare. Lo spogliatoio deve essere liberato per il nuovo inquilino, Mondonico. Breve la visita in sede, questioni economiche da sistemare. Ci scappa una battuta. «Ho pagato io per tutti? Si sa: chi fa il mio mestiere è ricco...». Sembra un uomo battuto, il guru di Praga. Invece ha in sé il furore agonistico mostrato quasi mai della sua squadra. «Un’intervista? Possiamo farla qui, se mi ospitano». Il club azzurro è d’accordo e si capisce. Non era passata sotto silenzio la gaffe del giorno prima: nemmeno un «grazie» per il lavoro svolto nella lettera di licenziamento. Al diavolo il galateo. Perché tanto veleno, Zeman? Il Napoli, nel darle il benservito, non si è preoccupato nemmeno della forma… «Si vede che il mio lavoro non è proprio piaciuto, ai dirigenti». È dispiaciuto per l’esonero? «Molto, perché non ho mai smesso di crederci: ero sicuro di poter dare e prendermi delle grandi soddisfazioni sulla panchina azzurra». Perché l’hanno cacciata? «Hanno ritenuto che non ci fosse più tempo. Avranno avuto le loro motivazioni. I risultati tardavano ad arrivare». Tutta colpa sua? «Facciamo un passo indietro. Sono venuto con grande entusiasmo, pur sapendo che sarebbe stato difficile l’impatto con la serie A». E infatti sono subito iniziati i problemi… «Quello principale l’abbiamo avuto nel lavoro quotidiano. Il Napoli vuole stare in A, ma è sprovvisto di un campo decente per allenarsi». Spieghi meglio, Zeman. «Mi riferisco al terreno di gioco di Soccavo, che è in pessimo stato. E a volte non avevamo nemmeno i palloni necessari per allenarci». Perché queste accuse solo oggi, dopo l’esonero? «Per chiarire che le responsabilità sono di tutti, non solamente mie. Esempi. Mi hanno rinfacciato l’eliminazione dalla Coppa Italia, ma dimenticando che al debutto mi mancavano per problemi di transfer Vidigal, Quiroga e Jankulovski. Poi ho dovuto fare a meno di Bellucci per beghe contrattuali tra il giocatore e la società, rinunciando così al più in forma tra i miei attaccanti. Per il ritiro siamo partiti con Urso e Russo, due ragazzini, come esterni difensivi. Infine ci sono stati tutti quegli infortuni. E la rosa è stata completata con un notevole ritardo». Anche i dirigenti avrebbero qualcosa da rimproverarsi: è giusto? «Sono preoccupato per il futuro del Napoli. È una società che vive di equivoci. Il direttore sportivo Pavarese ha ripetuto per quattro mesi che Mondonico è l’allenatore più scarso del mondo. Poi l’ha portato qui. Auguro al mio successore un trattamento migliore. C’è un solo modo per risolvere i problemi: lavorare insieme, aiutandosi a vicenda…». Accusa numero uno: non tutta la squadra era dalla sua parte. «È falso: nessun giocatore ha complottato contro di me». Accusa numero due: Zeman ha sbagliato la preparazione atletica. «Che ridere: per vent’anni si è detto che sapevo fare solo quella. Ma è vero che è difficile allenarsi a Soccavo, su un campo fatto di sabbia». Corbelli l’ha esonerata in diretta tv: se l’aspettava? «No, il presidente mi aveva sempre rassicurato. È stata una brutta sorpresa. Ma sono rimasto malissimo per un altro motivo: qualcuno ha dato ordine ad una decina di tifosi di contestarmi in televisione…». Strano sia successo dopo un risultato positivo: il pari a Perugia. «La mia è una deduzione: l’esonero era deciso prima della partita». Si dice che il mandante sia stato Luciano Moggi, suo nemico. «Non parlo di cose che non so. Però è certo che Corbelli sia aiutato da qualcuno all’esterno al Napoli. All’interno della società, invece, ci sono problemi e confusione. Dovranno risolverli in due, altrimenti». Già, c’è anche Ferlaino, che ha spinto più di tutti per l’esonero… «Ha avuto buon gioco soltanto perché mancavano i risultati». Qualcuno ha detto: Zeman non ha mai vinto e poteva dimettersi. «In tanti potrebbero farlo, nel Napoli. Mi è dispiaciuto per Fusco». Ha sentito Corbelli e Ferlaino, dopo il suo licenziamento? «No, l’unica telefonata è stata di Pavarese». Il Napoli si salverà? «C’è tempo, glielo auguro. La prima vittoria è matura: non tarderà». S’è pentito di aver accettato la panchina azzurra, Zeman? «Sì, pensavo che qui si potesse lavorare meglio, costruire qualcosa. Invece mi sbagliavo. Nel Napoli c’è troppa confusione».  

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