8 Novembre 2000: Zeman incontra la stampa...
Cronaca ||
08/11/2000
ZEMAN INCONTRA LA STAMPA
Ed infine, il nostro Mister che si confronta con la stampa...
da La Repubblica di mercoledì 8 novembre 2000
Zeman crede nella salvezza "Ma non capisco Corbelli"
Sfogo dell’allenatore: "Non sono un intruso, qualcuno mi ha pure voluto qui…"
l’intervista
MARCO AZZI
A ZEMAN hanno raccontato un’altra storia. «Non c’era in ballo il mio destino, nel consiglio d’amministrazione di lunedì». Ieri gliel’hanno ripetuto a pranzo alcuni dirigenti, a Soccavo, e lui ha fatto finta anche di crederci. «Ripeto, non c’è alcuna decisione da commentare. È della situazione nel suo complesso, che s’è parlato. Non solo di me, anche se di solito un allenatore che perde 4 partite su 5 non può resistere». Ma il boemo la vera storia l’ha capita, eccome. Basta solo stuzzicarlo un po’. «Che strano. Corbelli da un lato dice di non capire di calcio e dall’altro prende delle decisioni in materia tecnica». Il suo ingaggio, o magari la sua conferma. «Pure si dirà che sono un intruso su questa panchina, alla fine…». La resa dei conti ci sarà alla prossima sconfitta.
Dica Zeman, sarà decisiva la partita di domenica a Perugia?
«Decisiva no, la considero importante come tutte le altre. Di certo, però, rappresenta l’occasione di risollevarsi per il Napoli».
Crede ancora che la squadra possa riscattarsi?
«Ho fiducia nel lavoro che stiamo facendo, io e i miei giocatori. Possiamo dare e toglierci delle soddisfazioni, ma bisogna migliorare».
Pensa che la società gliene darà il tempo, Zeman?
«Non spetta a me dirlo. Non so se la mia fiducia è a termine. So solo che ho la coscienza a posto. Sapevamo tutti, nel Napoli, che la partenza sarebbe stata difficile».
Spieghi meglio, per favore.
«Veniamo dalla B, la squadra è stata completamente rinnovata e poi completata a stagione già iniziata. Era logico soffrire».
Dunque è normale, che il Napoli abbia un solo punto…
«Non dico questo, la speranza era di sopportare meglio le difficoltà. C’è mancata anche un po’ di fortuna».
I tifosi, forse, avrebbero dovuto essere più pazienti…
«No, lo sconcerto dell’ambiente è comprensibile».
Ha incontrato Corbelli e Ferlaino?
«No».
Pensa che il Napoli sia un club spaccato in due?
«Non lo penso».
S’aspettava di essere confermato, Zeman?
«Conta solo che il Napoli si risollevi. Mi fa piacere se la società crede di poter centrare con me questo obiettivo. Io sarò a disposizione finchè mi chiederanno di lavorare».
È colpa dei suoi schemi, se il Napoli perde?
«Ho sentito parlare di difesa alta, di tattica del fuorigioco sbagliata. Tutte sciocchezze. Contro il Vicenza abbiamo tirato in porta e tenuto l’iniziativa più degli avversari. La sconfitta è dipesa da un infortunio. Non dal lavoro di un allenatore o di una squadra…».
Ma dopo l’errore di Mancini mancavano ancora quaranta minuti.
«Ci ha preso il panico ed è saltata tutta l’organizzazione di gioco. Ha prevalso la voglia di ogni giocatore di risolvere la partita da solo. E invece nessuno può riuscirci, nel calcio».
Il panico, dice. Dunque si tratta di problemi psicologici.
«Sì, scendiamo in campo con il peso delle sconfitte e dell’ultimo posto in classifica. Finchè ci succederà, rimarremo bloccati».
Come si esce da questa situazione, allora?
«La svolta può darcela solo un risultato positivo. Ci manca una vittoria. Il Napoli non è brutto come dice la classifica».
La squadra crede nelle sue idee, Zeman?
«Io provo ogni giorno a trasmettere le mie convinzioni ai giocatori. Nessuno di loro mi ha detto di avere dei problemi. Ma è chiaro che quando non vengono i risultati si cercano gli alibi».
Perché in tifosi contestano tutti tranne lei?
«Non lo so, forse nel primo tempo col Vicenza si sono divertiti. Se ha influito l’atteggiamento dei tifosi sulla mia conferma? Che dire. Molti esoneri si giustificano con le pressioni degli ambiente. Almeno ai dirigenti piace dire così».
Corbelli dice che la squadra deve onorare 60 miliardi d’ingaggi…
«Nel calcio si misura tutto coi soldi. Ma in campo si pensa ad altro».
Un’ultima domanda, Zeman: il Napoli può ancora farcela?
«Sì, ne sono convinto».
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Avamposto Zeman "Che fesserie su di me"
Napoli, il tecnico è isolato: "Il 4-3-3, gli schemi, la difesa: accuse per partito preso"
di MARCO AZZI
NAPOLI - Gli zemaniani sono un esercito in fuga, avanposto il mondo virtuale di Internet: 26128 visitatori, fino a ieri, per il sito www.zeman.org., riconosciuto come ufficiale. Stridente il contrasto con l'altra realtà: quella del mondo reale, nella quale Zdenek Zeman è un uomo solo, emarginato nella sconfitta.
I suoi nemici, prezioso pretesto la crisi del Napoli, lo hanno stretto d'assedio. "Ma quante fesserie sulla difesa alta e sul 4-3-3. Mi accusano con i soliti luoghi comuni, senz'aver visto nemmeno una partita", ribatte stancamente il tecnico boemo. Il club azzurro, pur confermandolo, lo ha praticamente scaricato, sotto il peso di quattro sconfitte in cinque partite. Corbelli e Ferlaino, senza aspettare la prova d'appello di domenica, a Perugia, fanno già a gara nel disconoscere il loro allenatore.
"Chi dei due mi ha voluto? Magari si dirà, alla fine, che io mi sono intrufolato sulla panchina". E' vicina la resa dei conti.
Zeman l'intuisce già, l'epilogo. "Molti cambi di allenatore l'impone l'ambiente. Dopo le parole di circostanza sono sempre uguali. "Cosa vuole, mister. Non potevamo farci più nulla". I dirigenti preferiscono usare questo sistema". Succederà pure a Napoli, in caso di sconfitta domenica prossima nella trasferta di Perugia. Il cambio della guardia è stato solo rimandato dal tandem Corbelli-Ferlaino. Tre giorni fa il sì di Mondonico. Ma adesso l'ultimo benservito al tecnico boemo lo dovranno dare i tifosi azzurri, che finora hanno preferito contestare il club e i giocatori, risparmiando la panchina. "Non so il perché. E alla gente che bisognerebbe chiederlo. Magari nel primo tempo con il Vicenza si sono divertiti.". Più probabilmente, invece, i trentamila del San Paolo hanno solo scelto da chi iniziare.
Zeman, il prossimo nel mirino. L'armistizio tra allenatore e tifosi, infatti, non resisterà ad un'altra sconfitta. "Solo un risultato positivo, può dare la svolta al Napoli.", ripete già da qualche settimana il tecnico boemo. Che lui davvero lo pensi, non è in discussione. "Credo in quello che sto facendo. Questa squadra non è fragile come pare dire la classifica. Ci manca solo una vittoria. In serie A possiamo competere.". Una spiegazione c'è, secondo Zdengo per questo avvio di campionato disastroso. "Le difficoltà erano previste, anche se non tanto gravi. Veniamo dalla B e abbiamo un gruppo nuovo, che è stato completato a stagione iniziata. Serviva un po' di fortuna".
Pure la buona sorte, invece, sembra aver abbandonato Zeman e il Napoli, separati in casa dopo l'ennesima brutta figura di domenica contro il Vicenza. "E' strano che Corbelli da un lato dica di non capire di calcio e dall'altra prenda decisioni nel settore tecnico", finge di non capire l'allenatore di Praga. E la squadra? Ieri, nonostante il silenzio stampa, ha trovato il modo giustamente di essere solidale con Ferlaino. "Ci dispiace per il gravissimo episodio della molotov, siamo al fianco del nostro dirigente".
Di un po' di coraggio ci sarebbe bisogno in campo, non solo a parole. Lo sostiene il boemo. "Sì, ci basta subire un gol per andare nel panico. E così salta in un attimo tutta l'organizzazione di gioco". Il motivo? "Ci portiamo in campo il peso delle sconfitte e dell'ultimo posto. E' questo la principale ragione della nostra crisi. Invece sento parlare dei miei schemi, della difesa alta. In cinque partite abbiamo preso un solo gol, con la tattica del fuorigioco: il terzo del Bologna. Mi accusano per partito preso". E' la vendetta degli anti- zemaniani.
da il Corriere del Mezzogiorno di mercoledì 8 novembre 2000
Il giorno dopo la riconferma da parte della società, il boemo ha tenuto a rapporto la squadra: "Se avessi gli stessi undici di domenica, a Perugia ricomincerei con loro"
Napoli, c’è il solito Zeman: "Bisogna lavorare"
Il tecnico fra ironia e fiducia: "Chi mi ha voluto? Forse mi sono infiltrato. Ce la faremo"
NAPOLI — Capirci qualcosa: come se fosse facile. Come se fosse semplice decifrare Corbelli che un giorno sta con Zeman, un altro lo scarica e infine lo ricarica in panchina. Come se fosse decifrabile Ferlaino, i suoi silenzi, le sue
strategiche annotazioni sulla riconferma del boemo ("una decisione presa dalla società, non conta quel che avrei fatto io").
Come se fosse scontato capire cosa c’è che non va in questo Napoli, un punto e quattro sconfitte. Capire il Napoli è una fatica: che Zeman sopporta con lucida ironia ("Ma chi m’ha voluto? Forse mi sono infiltrato da solo"), con ostinata fiducia ("ce la faremo"), con un integralismo meritevole di miglior sorte ("avessi gli stessi di domenica, a Perguai comincerei con loro"). Capire Napoli, sperando di riuscire a farsi capire su una panchina che è sua. Forse, chissà. Zeman ancora sulla panchina del Napoli: sembra un messaggio chiaro della società. "Io spero che siano state fatte delle valutazioni.
Anzi, ne sono certo". Pensa di godere d’una fi- ducia a termine? "Sono l’allenatore del Napoli, non il dirigente.
Credo in quello che faccio, penso che questo Napoli possa regalare soddisfazioni. Non cerchiamo alibi, però la squadra è stata costruita e poi ricostruita.
Sono arrivati giocatori a tappe. Oggi però dico che siamo competitivi. Ma non mi aspettavo tutti questi problemi". Contestazione per tutti, tranne che per Zeman: come mai? "Bisognerebbe chiederlo ai tifosi, ma so che è difficile poterlo fare con tutti.
Posso immaginare che alla fine del primo tempo con il Vicenza, la gente fosse soddisfatta: s’era divertita, aveva partecipato e vissuto con la squadra". Società spaccata sulla riconferma, invece? "A me non risulta. Non c’ero, quindi non so se è stata una decisione collegiale. Comunque so che c’era un Consiglio d’Amministrazione per decide- re di altre cose, non del mio destino. Poi se n’è parlato, però io ero e sono l’allenatore del Napoli. Anche se
so bene che il tecnico d’una squadra sconfitta in quattro partite su cinque di solito non resiste al suo posto. Però in genere gli esoneri si fanno per accontentare l’ambiente". Perché Zeman resiste? "Forse perché è stata fatta un’analisi: il Napoli era in B, a giugno, ha cambiato tanto, ha inserito in corso. E poi forse sono state fatte altre valutazioni: a me, ad esempio, il primo tempo con il Vicenza è piaciuto. Poi abbiamo subito un gol brutto ed un altro figlio d’un incidente...". Ha rivisto la partita.... "I numeri sono positivi: noi 20 conclusioni e loro 10, noi che giochiamo più palloni, che creiamo nel primo tempo. Ma non è bastato, e allora bisogna lavorare". I problemi sembrano so- prattutto d’altra natura. "Qualcuno parla di sistema di gioco e a me paiono solo preconcetti: abbiamo subito due gol per colpa della difesa alta, se così vogliamo chiamarla. Ma si contesta il modulo. Invece, dopo la rete dell’1-2 siamo stati travolti dal panico". Torniamo alla conferma e al lunedì caldo: Corbelli dice varie cose. "Io so che ha detto di non capire di calcio, ma poi ha preso una decisione tecnica: strano". Si dibatte sul chi l’ha voluto. "Un giorno leggo una tesi, il giorno successivo ce n’è un’altra: va a finire che nel Napoli mi ci sono intrufolato io da solo". Ce la farete? "Io sono convinto di sì. Però bisogna lavorare tutti insieme, senza smarrirsi.
E bisogna dimenticare la classifica, le sconfitte precedenti". Corbelli ha richiamato al dovere la squadra: dimostri di valere i 60 miliardi d’ingaggio. "Io ho dato una mia interpretazione: il presidente voleva dire che ha messo a disposizione dei giocatori quanto volevano. I ragazzi non vanno in campo pensando ai soldi". A lei adesso cosa passa per la testa? "Ci servirebbe qualche risultato, per farci ritrovare serenità. Non penso agli infortuni, quelli sono rischi del mestiere. Ho parlato con la squadra, che esprime solidarietà a Ferlaino per lo spiacevole episodio di cui è stato vittima: ho parlato con tutti, io penso che possano far bene in questo campionato. Domenica, a Perugia, se avessi gli stessi undici, ricomincerei con loro".
Antonio Giordano
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