07 Novembre 2000: La conferma di Zeman. Riflessioni
Cronaca ||
07/11/2000
LA CONFERMA DI ZEMAN. RIFLESSIONI
Passata la tempesta? La sensazione è che si sia ancora nell'occhio del ciclone: Calma apparente.
Zeman è stato riconfermato, sì, ma per quanto? Questo è il dubbio che ci assale dopo la lettura dei quotidiani odierni. Già, tutti noi pensavamo che questa riconferma fosse una presa di posizione finale da parte della società partenopea: diamo fiducia a Zeman, lasciamolo lavorare. Una scelta coraggiosa, ma con un senso logico: dare stabilità e certezze per rafforzare l'impegno della squadra.
Pare tuttavia che l'interpretazione data alla conferma di Zdenek sia errata. Conferma a tempo, questo si intuisce dagli articoli dei quotidiani. Conferma che allora non riusciamo a capire, come si puo' infatti lavorare senza la fiducia da parte del nostro datore? Questo è infatti il risultato emerso dall'ennesima decisione provvisoria! E già, perchè la squadra e la sua conduzione sono stati messi in discussione sin dalla seconda partita di campionato, con un esordio che, vogliamo ricordarlo, ha visto una neopromossa competere con due della "sette sorelle": la Juve e l'Inter.
Queste allora le conclusioni: speriamo di sbagliarci, speriamo che la nostra prima ipotesia sia quella giusta, perchè come abbiamo detto ieri, solo remando TUTTI dalla stessa parte, si può giungere ad un approdo sicuro.
Buon Lavoro Mister!
Qualche articolo per riflettere...
da La Repubblica di martedì 7 novembre 2000
L’ambiguo verdetto di una società debole
FRANCESCO RASULO
Crediamo che Zeman meritasse di essere confermato alla guida del Napoli per alcuni semplicissimi motivi. Uno, perché non ci sono tecnici più bravi sulla piazza né tra quelli disponibili né tantomeno tra quelli contattati dalla società (Mondonico, Sonetti, Bianchi). Due, perché aldilà dell’ostinazione di Zeman e di qualche suo errore di valutazione, i limiti tecnici di alcuni giocatori restano e costituiscono un ostacolo al suo lavoro. Tre, perché il Napoli (lo ha detto pure Corbelli in tv) non è stato costruito da Zeman che, al contrario, questa squadra l’ha un po’ subita, ma conservando la signorilità di non dirlo.
Tuttavia, non è per nessuno di questi motivi che la società ha deciso di non esonerare Zeman. In un balletto un po’ avvilente, cominciato domenica sera e conclusosi ieri intorno alle due del pomeriggio, il Napoli semplicemente non s’è sentito di prendere una decisione. Corbelli e Ferlaino avevano davanti due strade: licenziare l’allenatore che ha perduto quattro partite su cinque oppure confermarlo sino alla fine della stagione mostrando di credere nonostante tutto al Progetto Zemaniano. Invece ha scelto una "terza via" che è un segnale di estrema debolezza: Zeman resta, fino alla prossima partita, o alla prossima sconfitta. Una fiducia a tempo: sette giorni a partire da ieri mattina. Un rinnovo, per così dire, della sfiducia.
È un segnale di debolezza perché Mondonico, tecnico che si ricorda soprattutto per le retrocessioni, è sull’uscio di porta, pronto ad entrare. È un segnale di debolezza perché non si può pretendere di mettere sott’esame Zeman, le sue idee: in lui si crede oppure no. Ferlaino e Corbelli non hanno licenziato Zeman perché nessuno dei due ha avuto il coraggio di assumersene la responsabilità. Un esonero sarebbe stato altamente impopolare: domenica scorsa, nonostante la sconfitta, nonostante l’ultimo posto, nonostante tutto, il boemo è rimasto lontano dalle contestazioni della folla. Neanche sfiorato. Zeman, ieri, ha perso ma anche vinto: è forse più forte, sicuramente più popolare dei dirigenti che guidano il Napoli.
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Zeman licenziato e riassunto
Il Napoli lo conferma con riserva. "È sotto osservazione"
Divergenze tra Corbelli e Ferlaino, venti ore di decisioni e ripensamenti sull’esonero
MARCO AZZI
LA FUMATA bianca alle 13.49, annunciata nella sede di Soccavo dal presidente Corbelli. "Il Napoli non cambierà allenatore. Zeman resta. Non esiste soltanto la logica dei risultati…". Detto così, tutto d’un fiato, pare il manifesto programmatico di un grande club, capace di gestire con assoluta maturità quattro sconfitte in cinque partite e il solitario ultimo posto in classifica. "Le colpe sono generali, sarebbe ingiusto e troppo facile individuare un capro espiatorio". Una sciccheria. Roba da far fischiare le orecchie al calcio italiano, abituato a consumare le panchine con la massima disinvoltura. Invece è un compromesso, la momentanea rinuncia alla rivoluzione: c’era già il sì di Mondonico, al quale è stato chiesto in extremis di pazientare ancora un po’, almeno fino al prossimo passo falso degli azzurri. Il nuovo tecnico era stato contattato dal diesse Pavarese subito dopo la resa contro il Vicenza. Due episodi hanno impedito — o forse semplicemente rinviato — il suo ingaggio. La cronaca impone un passo indietro: a domenica sera.
Sono le 18.30, quando scoppia una bomba molotov nel giardino di casa Ferlaino. I danni sono minimi, ma c’è il segnale di una tensione al di sopra del livello di guardia. Il San Paolo ha risparmiato Zeman e accusato la squadra in maniera civile: qualche coro di scherno e fischi inevitabili. Nel mirino della contestazione c’è soprattutto la società. E di questa evidenza sono tutti consapevoli all’interno del club azzurro. Bisogna tenerne conto, ma la prima reazione del presidente Corbelli non prescinde dall’impatto emotivo. "Sono sotto choc — confessa il numero uno della società lasciando lo stadio Mai avrei pensato ad una situazione di questo tipo…". Lo staff tecnico viene convocato in un albergo del lungomare alle 19 in punto. L’argomento di cui discutere è il casoallenatore. Ferlaino, impegnato con la Digos, resta a casa. Lo consultano per telefono. La decisione dell’esonero sembra già presa. Si deve solo trovare un modo per annunciarla alla piazza in fermento.
Ma è dopo mezzanotte, quando il destino di Zeman pare segnato, che si verifica il secondo episodio decisivo. Corbelli interviene ad una trasmissione televisiva e si sbilancia. "Devo occuparmi di contratti e questioni amministrative. Non sono di mia competenza le decisioni tecniche all’interno del Napoli, ma di Ferlaino, Pavarese e Fusco. Non l’ho scelto io, il tecnico boemo: è stata detta una bugia". La "patata bollente", dunque, passa dal presidente all’amministratore delegato. Dovrà essere lui, in qualità di specialista delle questioni tecniche, a farsi carico della gravosa responsabilità dell’esonero dell’allenatore.
S’arriva così all’incontro decisivo di ieri mattina a Soccavo. Corbelli ribadisce la sua posizione: è d’accordo sul licenziamento di Zeman, il presidente, però non intende certo assumersene la responsabilità. Ma Ferlaino, scosso dall’episodio della molotov, non ci sta ad esporsi da solo alla contestazione dei tifosi. Dunque temporeggia anche lui, e alla fine c’è un solo modo per uscire dallo stallo: confermare il tecnico e inchiodare alle sue colpe pure la squadra. "In campo ci vanno loro: i giocatori. Sessanta miliardi d’ingaggi dovranno produrre risultati…". E Zeman? Salvo, però sotto osservazione. "Tutti saranno valutati sulla base delle prossime prestazioni". Ferlaino puntualizza. "Non cambiare è stata una scelta di maggioranza. In democrazia i pareri possono essere diversificati". Corbelli esagera. "La decisione l’abbiamo presa in comune, dopo esserci confrontati. È stata una bella riunione". Già, proprio bella.
da il Corriere del Mezzogiorno di martedì 7 novembre 2000
Zeman per ora resta. L’ha deciso Corbelli Ferlaino "costretto" ad accettare.
La società come un labirinto, è entrato anche un socio arabo
NAPOLI — La valigia poteva essere disfatta: nella fattoria di Rivolta d’Adda, gli abiti andavano ricomposti nell’armadio. Napoli rimaneva là in fondo, proprio in fondo ai pensieri di Emiliano Mondonico; Napoli era ancora là in cima, proprio in cima alle preoccupazioni di Zeman. Il "nuovo" allenatore del Napoli era un boemo silenzioso e riflessivo, che affidava all’ennesima sigaretta la sua meditazione. Il "nuovo" allenatore del Napoli aveva una fiducia illimitata: quella panchina non era più una graticola sulla quale stava a rosolare. Il "nuovo" allenatore del Napoli era Zdenek Zeman, ma era uno Zeman diverso da domenica sera, paradossalmente anche diverso dallo Zeman di domenica mattina, quando sul Napoli non s’era abbattuto ancora il Vicenza. Il "nuovo" Zeman usciva blindato dalle stanze di Soccavo, dove lui non era mai entrato: ma c’era il suo fantasma ad aleggiare, ed era bastato per liberarsi dalla presenza virtuale ma ingombrante di Mondonico. Il "nuovo" Zeman lo concepivano Giorgio Corbelli, il presidente fresco di contestazione del Napoli, e Filippo Fusco, il giovane manager che da sempre credeva nel progetto, nella continuità, nella programmazione: avanti con lui, senza scadenze. Corrado Ferlaino stava un po’ di qua ed un po’ di là, come avrebbe ammesso alla fine della estenuante mattinata: "Cosa volevo fare io? E che importanza ha? In democrazia c’è confronto". E il confronto aveva spinto la metà di Corrado Ferlaino che aveva optato per l’esonero a "sposare" la filosofia della riconferma. Mondonico poteva disfare la valigia, che forse aveva già preparato: era la prima, anzi unica alternativa, era l’uomo sul quale aveva puntato Gigi Pavarese, il ds che non ha mai condiviso la scelta di Zeman. E invece, dal conclave di Soccavo, veniva fuori la fumata bianca: abbiamo un allenatore e ce lo teniamo.
Se lo tenevano, sfidando le ritualità calcistiche, ma non i voleri popolari; se lo tenevano, perché avesse dinnanzi a sé il tempo giusto per emergere dagli abissi nei quali era finito Zeman e una squadra ch’era stata sua solo per quarantacinque minuti; se lo tenevano perché, maledizione, mica ogni domenica ci dev’essere un portiere che sbaglia; se lo tenevano perché a pensarci bene quel famigerato 4-3-3 aveva prodotto meno danni di quanto l’incompetenza potesse sostenere: Sommese aveva segnato con difesa schierata prima, con inattesa complicità poi; e nelle domeniche già andate, c’erano stati due gol subiti per smagliature del sistema. C’era un allenatore nuovo, ma forse nuova era la condizione nella quale l’allenatore sarebbe andato a lavorare: aveva una società che s’era composta, dopo la spaccatura, e diveniva secondaria la frantumazione: quelle schermaglie avrebbero avuto un’altra
valenza, sarebbero state usate nelle strategie future. Corrado Ferlaino s’era "piegato" alle valutazioni di Giorgio Corbelli e di Filippo Fusco, alla volontà innovativa d’un Napoli che sfuggiva alle regole stereotipate del calcio: perché fare come facevan tutti?
Credere in Zeman non era un atto di fede, il segnale d’un integralismo ereditato dal boemo; era una scelta "politica" che allignava a Napoli, nella città in cui servirono quattro allenatori per arrivare in serie B. Zeman andava avanti, non più da solo, senza avvertire addosso l’insicurezza della società, che intanto restava divisa entro se stessa ma che cercava di trasmettere all’esterno l’impressione della omogeneità. Non c’era stata unanimità, come aveva confermato Ferlaino: "Ha deciso la società ed io sono un uomo di società". Zeman vinceva la sua prima partita, la vinceva dopo una notte insonne di meditazioni: non s’era alzata una voce contraria, dallo stadio; non c’erano gravi indizi di colpevolezza tattica; non si poteva frantumare dopo un mese un’idea, un sogno. E all’alba, il Napoli sognava di cambiare un po’: teneva Zeman, dividendo se stesso. Una divisione che comunque è nei fatti e negli assetti sociali custoditi lontano dai confini nazionali. È utile, dopo alcuni mesi di silenzio, ricapitolare e aggiornare la composizione sociale e dunque proprietaria del club azzurro. Il 93,7 per cento del Calcio Napoli spa è controllato da una società con sede in Lussemburgo. Si tratta della Napoli Calcio Sa (società anonima) costituita il 9 maggio del 2000 innanzi al notaio Edmond Schroeder, con sede sociale in Boulevard De La Foire, 5, L-1528 Lussemburgo e un capitale di 30 miliardi. È in questa sigla che si esplica la diarchia Ferlaino-Corbelli. La Napoli Calcio Sa è infatti attualmente controllata al 50 per cento dalla Sportinvest Sa (Corbelli) e al 50 per cento dalla fiduciaria che "storica-
mente" segue l’Ingegnere, la Finnat, e dalla "neocostituita" Fesbo (acronimo di Ferlaino società Boldoni). Scendendo più nel dettaglio, è comunque la Sportinvest Sa che "custodisce" le maggiori curiosità: la società è stata costituita dal notaio di Grevenmacher, Joseph Gloden, il 3 maggio del 2000, con sede sociale sempre in Boulevard De La Foire, 5, L-1528 Lussemburgo e con un un capitale sociale iniziale di circa 61 miliardi. Al 3 maggio 2000, la Sportinvest aveva come soci solo la Arte Valori srl (288 azioni su 320), società con sede a San Marino ma che attualmente risulta "cessata" e lo stesso Giorgio Corbelli (32 azioni). Un’assemblea straordinaria dello scorso 10 giugno ha mutato cassaforte e compagine della Sa. Il capitale è salito a 51.330 azioni, pari a circa 10 miliardi di lire così diviso: Arte Valori è rimasta titolare di 14.174 azioni, Giorgio Corbelli di 5.133, Telemarket Sa (altra sigla costituita ad hoc) di 26.858. Le rimanenti 5.165 azioni (poco più del 10 per cento delle azioni della Sa che controlla la metà della Napoli Calcio lussemburghese che a sua volta il 93.7 per cento del club di Soccavo) sono nelle mani di un socio arabo: Abdorrahman Nassimiha.
Francesco Benucci
Antonio Giordano
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