1 Novembre 2000: Lecce-Napoli 1-1. I tabellini e gli articoli.
Cronaca ||
01/11/2000
LECCE 1 / NAPOLI 1
LECCE: (4-4-2) Chimenti, Juarez, Viali, Malusci, Savino, Giorgetti (21' st Balleri), Conticchio, Piangerelli, Tonetto(41' st Colonnello), Vugrinec, Lucarelli (35' st Osorio). (Manitta, Bedin, Pivotto, Mateo). All.: Cavasin
NAPOLI: (4-3-3) Mancini, Magoni (41' st Troise), Baldini, Fresi, Pineda, Pecchia, Matuzalem, Jankulovski, Moriero (15' st Di Vicino), Amoruso, Sesa (1' st Bellucci). (Mondini, Quiroga, Russo, Tedesco). All.: Zeman
ARBITRO: Nucini di Bergamo
RETI: 22' st Fresi (rigore), 29' st Vugrinec
Finalmente il primo punto è arrivato, per il Mister, per la società, per la città di Napoli ed i suoi tifosi....
Non è stata una partita spettacolare, di quelle che Zdenek ci ha abituato a vedere, ma ci ha mostrato una squadra compatta e combattiva.
Positivo certamente l'esordio del portiere Mancini, la cui esperienza è tornata utile al Napoli in varie occasioni, ottima la prova di Pineda, e buona quella di Jankulovski.
Peccato per quelle occasioni mangiate...Amoruso e Bellucci devono ancora migliorare la "mira"...
Peccato per quella barriera che si è aperta...
Peccato quella paura che ha seguito il pareggio...
Ma siamo certi che un po' più di fiducia nelle proprie capacità, un po' di serenità in più e la guida di Zeman renderanno questa squadra capace di stupirci di domenica in domenica....
Forza Mister....ci aspetta il Vicenza in casa!!
Ed ora eccovi gli articoli che seguono la partita.
da Corriere del Mezzogiorno di giovedì 2 novembre 2000
Il Napoli ci crede, il Lecce gli dà una mano Gli azzurri, in vantaggio grazie ad un fallo in area di Malusci, conquistano un punto d’oro
LECCE — La boccata d’ossigeno era in quella mano provvidenziale che aveva alzato la bandierina: non era finita l’era Zeman, non s’era già dissolto il Napoli. Il sospirone di sollievo restituiva vita: rimanevano due minuti e mezzo da giocare, ed era ancora 1-1. Il Lecce stava lì, a chiedersi perché mai il guardalinee avesse annullato il gol di Vugrinec; il Napoli si concedeva alla meditazione: guai usare il fioretto, occorrevano le sciabole sino al 95’. Era stato così per un pomeriggio intero, non si poteva derogare: un punto, serviva. L’1-1 che pareva in cassaforte aveva subito l’attentato di Troise, sfrontato nel palleggio; però la bandierina di Mercurio obbligava a tornare pratici, senza esasperazioni e senza narcisismi, pratico com’era stato inaspettatamente il Napoli di Zeman per 93 minuti, capace di coprire e ripartire, d’andare in vantaggio con il rigore di Fresi e d’essere raggiunto per una leggerezza ma non per eccesso di rischio. Il
calcio verrà, però da Lecce serviva un punto: per uscire dalla crisi, per lasciare Zeman su quella panchina, per non cadere nell’oblio. Per un tempo, il Napoli non s’era visto: solo un avvio quasi arrembante, lasciandosi trascinare dalla
vigoria di Jankulovski, poi il resto ad aspettare. Se il Lecce voleva, c’era il tridente pronto a colpire: ma il Lecce non voleva. Si corricchiava intorno ad una metà campo intasata come la Tangenziale all’ora di punta: mediani, incontristi
e registi che s’affrontavano, e poi Vugrinec che da attaccante diveniva uomoombra di Matuzalem. Diveniva problematico giocare, là in mezzo; e sugli esterni non andava nessuno: né Magoni e Pineda per il Napoli, né Tonetto e
Giorgetti per il Lecce. Più che una partita di calcio, quello pareva una sfida a scacchi, e guai a sbagliare la prima mossa. Il Napoli si concedeva una pausa di riflessione alla mezz’ora, facendosi sorprendere dall’uno-due centrale di Vugrinec-Lucarelli: c’era il terrore, sugli occhi dei difensori, sino a quando Mancini non usciva spericolatamente, a modo suo,
per strappare il pallone al centravanti avversario. Si distraeva allora il Lecce (46’) e per poco Amoruso non riusciva a graffiare sul cross velenoso di Moriero. Era un’attesa interminabile, ai margini delle aree di rigore. Il Napoli decideva
di rompere il patto di non belligeranza in avvio di ripresa: dentro Bellucci per l’inesistente Sesa, dentro soprattutto un pizzico di vivacità in più. Amoruso (2’) faticava a girarsi, poi Mancini doveva superarsi su Conticchio lanciato in
contropiede: sarebbe stato l’unico vero pericolo, prima di ricominciare a cercare un buco in cui infilare il tridente. Magoni sbucciava il destro (12’) dal limite, Bellucci si sarebbe concesso streghe per una notte intera: la palla che arrivava dalla destra (14’), offerta da Pecchia, approdava sul destro di Moriero, che sarebbe rimasto infortunato dopo averla sbucciata. A quel punto, con la porta spalancata, con Chimenti disperato, c’era da approfittarne: Bellucci scivolava sul pallone, si lasciava andare in un gesto meccanico, però inefficace. Era rete esterna, era un’illusione. Il
Lecce soffriva le iniziative di Pecchia, che devastava Piangerelli: nuovo break (21’) e stavolta con la complicità di Malusci, che stendeva una mano assassina sul cross, era rigore. Amoruso s’impossessava di palla e dischetto, prima che
arrivasse Fresi: roba sua, non bisognava discutere. E la rasoiata bassa, angolata, pareva spezzare in due il Lecce. In due si spezzava la barriera (29’) che s’opponeva alla punizione di Vugrinec: Mancini non poteva a quel punto niente, se
non rassegnarsi al pareggio. Lecce-Napoli rimaneva schermaglia, solo ipotesi di calcio: c’era foga dei padroni di casa, c’era paura negli azzurri. Era solo il terrore che fregava Troise (47’), incapace d’un comodo appoggio su Pecchia:
Vugrinec rubava la palla al neoentrato difensore, però l’aggiustava con la manina, prima di concludere con un destro felice. Ma c’era la bandierina gialla del guardalinee già da tempo alzata. Il Napoli chiedeva una mano, ne trovava due: che altro chiedere, al Lecce?
Antonio Giordano
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Zeman ringrazia Corbelli: "Ma so che può cambiare parere"
LECCE — Confermato, a prescindere: confermato già alla fine del primo tempo, sullo 0-0, quando il Napoli non aveva ancora accarezzato il successo, quando non era ancora arrivato nell’area avversaria con convinzione, quando era così poco zemaniano. Però Corbelli aveva confermato Zeman, a prescindere: dimentico dei suggerimenti dei consigliori che a San Siro avevano già bollato il calcio del boemo. "Zeman non è in discussione, perché lui rappresenta un progetto. Con lui c’è un progetto a lunga scadenza, non è possibile mettere in discussione l’allenatore dopo appena un mese di campionato". Confermato, quindi, al di là dell’1-1, della vittoria che per un momento pareva possibile.
Confermato dalla diarchia, che pareva unanimente orientata a guardarsi intorno e che invece, alla metà del primo tempo, secondo Corbelli, era unanimemente decisa ad insistere. "Non ci sono divisioni tra me e Ferlaino, neppure sulla posizione dell’allenatore. È lui l’allenatore del Napoli". Restava mezza partita, però quello pareva un impegno ufficiale. Quarantacinque minuti dopo, Zeman era ancora e più saldamente l’allenatore del Napoli: era confermato da se stesso, dalla squadra, dalla reazione psicologica dei propri uomini; e anche dalla diarchia di Soccavo. "Ringrazio Corbelli per le sue dichiarazioni. Ma io nel calcio ho sentito tante volte queste frasi. So che si può cambiar parere. Io continuo a pensare che qui sia possibile fare calcio, che si possa costruire qualcosa. Però serve fiducia.
Comunque, grazie a Corbelli". E grazie alla squadra, che ha ribadito in campo la stima nell’allenatore: "I ragazzi ci hanno provato, anche se la paura dopo il gol del pareggio è tornata. Abbiamo avuto qualche occasione, potevamo approfittarne, però va bene anche un punto: dal punto di vista psicologico avrà peso, ci permetterà di dimenticare il Bologna. Erano cinque giorni che andavamo avanti con quei cinque gol in testa. Magoni e Jankulovski mi sembravano in forma, mi pare siano andati benino: Magoni meglio di Troise, che ha fatto un guaio. Bene Fresi, sul rigore: lui
non sbaglia mai, neanche in allenamento. Amoruso voleva calciare, ma il rigorista è Fresi.
Amoruso pensava forse alla classifica cannonieri. E poi gli attaccanti calciano per abitudine e perché hanno i premi per i
gol". C’era di che sorridere, nello stanzone del Napoli; però c’era anche da rammaricarsi: Franco Mancini un po’ respirava ed un po’ affannava, nel ripensare alla partita, e ci sarebbe voluta un’altra doccia per far scivolare via la rabbia. "Abbiamo lasciato due punti, perché di occasioni ne abbiamo avuto e sciupate.
Dispiace, però non possiamo farci nulla. Sul gol del pari, la barriera si è aperta: c’è andata male, vuol dire che ci andrà meglio in altre circostanze. Ero un po’ emozionato all’inizio della partita". Era un po’ arrabbiato alla fine: ma leggendo la classifica, forse gli sarà passata.
A. Gi.
da Il Mattino di giovedì 2 novembre 2000
"E’ andata benino, serve più convinzione"
Zeman: non è questione di punti, ho fiducia nel mio lavoro e in questa squadra
DALL’INVIATO A LECCE
VITTORIO RAIO
Ora, Zeman ha una base sulla quale iniziare a costruire. Difficile lavorare quando la squadra è a zero punti in classifica ed è con il morale a pezzi. Adesso, questo punticino raccolto contro un Lecce, in verità modesto, dà all’allenatore la possibilità di poter discutere e lavorare con i ragazzi un po' più sereni. Questo punticino ha convinto la società a cancellare la prenotazione per un prolungamento del ritiro.
Mai, da quando è al Napoli, avevamo visto Zeman tanto teso, nervoso. Negli ultimi minuti dell’incontro, il boemo lascia la panchina. Inizia a girarle attorno, finisce con il camminare sul retro. Non vede l’ora che Nucini fischi la fine. Il punticino serve dannatamente. Per evitare nuove crucifissioni, per salvare il posto.
"Credo nel mio lavoro, credo in quel che sto facendo. Solo che non si può mettere in discussione tutto ad ogni risultato. Una vittoria non risolve tutti i nostri problemi, una sconfitta non compromette il nostro campionato. Io ho fiducia in questa squadra", è l'esordio del tecnico.
In sala stampa, arriva con il volto più disteso, sorridente. Scherza, addirittura. Scherza sulla durata del ritiro: "Siamo rimasti fuori otto giorni e non nove... Se continueremo a stare in ritiro? No, ma se porta bene, continuiamo".
Quali gli aspetti positivi di questo lungo ritiro?
"Abbiamo lavorato molto e bene. La squadra ha preso coscienza delle sue possibilità. Abbiamo giocato per vincere, ma, purtroppo, non ci siamo riusciti".
La squadra è scesa in campo un po' impaurita.
"Un po'. Era già successo, soprattutto nella gare in cui è andata in svantaggio".
Il significato di questo punto prezioso.
"Non è un problema di punti, se permettete. La squadra ha fatto benino: le distanze ci sono state per buona parte dell’incontro; abbiamo fatto qualche buona giocata, anche se il più delle volte non l’abbiamo "chiusa". Purtroppo, non c’è ancora la giusta, necessaria convinzione".
Lecce e Napoli si sono equivalse. Uno spareggio...
"... il Napoli ha dimostrato che può giocare al calcio. Prima di questa gara i ragazzi apparivano un po' bloccati. Anche comprensibile se vogliamo. Quando perdi tre gare su tre, è logico essere bloccati. Soprattutto se l’ultima sconfitta è un'autentica batosta. Inoltre, non va mai dimenticato che questa squadra è appena ritornata in serie A e che molti dei suoi elementi hanno iniziato a giocare insieme solo da qualche mese".
Buono l’inserimento di Magoni e di Jankulovski.
"Ho impiegato Magoni perché il Lecce ha giocato con due punte centrali. Da quel lato non c’era nessuno da controllare. Lui è stato libero di impostare. È andato meglio di Troise che è entrato ed ha combinato un guaio. Benino Jankulovski".
Che giudizio dà sulla prova della squadra?
"Positivo. Ha anche corso molto, forse, più di quanto fosse necessario".
Corbelli ha detto: "Zeman non si tocca".
"Non è la prima volta che lo sento. Lo ringrazio, ma nel calcio capita di cambiare. Il Napoli può migliorare. Adesso, avremo anche l’argentino. La squadra è competitiva".
Perché il rigore l’ha calciato Fresi?
"Non gli ho mai visto sbagliare un rigore. Mi sono meravigliato quando ho visto che stava per calciare Amoruso. Va capito, però. Gli attaccanti hanno premi speciali per i gol segnati. Peccato, avremmo potuto fare gol con Bellucci quando si è fatto male Moriero...".
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NAPOLI OPERAIO A LECCE
Di necessità virtù: questa volta la "mano" di Zeman non s’è vista Squadra coperta per evitare rischi
Ma con il Vicenza serve lo scatto
DALL’INVIATO A LECCE
FRANCESCO MAROLDA
E uno. Il primo punto è arrivato. Con sofferenza, a capo di mille discussioni e di un interminabile ritiro punitivo, ma è arrivato e solo questo conta. Bene, dunque. Il Napoli s’è messo in moto e anche se l’ultimo posto ancora gli appartiene di diritto è segno che qualcosa sta cambiando. In quanto a gioco? Beh, non esageriamo. Con calma per favore. Intanto, il Napoli è mutato in quanto a "testa". In quanto, cioè, ad applicazione, a determinazione. Forse anche in quanto a coscienza delle proprie forze. Di qui, forse, la decisione di rischiare meno. Addirittura di rischiare poco. Come si conviene quando c’è da badare solo alla "sostanza", anche se ieri era difficile riconoscere nel Napoli la mano del boemo. Nel senso che a Lecce il Napoli non ha giocato da Napoli di Zeman, ma ha ricordato molto quello che fu di Novellino. Per capirci: prima la fase difensiva e poi l’attacco. Certo, gli schemi sulla destra e la sinistra sono quelli che da quasi cento giorni Zeman cerca d’insegnare, ma per cominciare a uscire dalla crisi il Napoli s’è raccolto in attesa del pallone buono. Ha anche subìto il Lecce, è vero, ma non l’ha temuto. E, per poco non ha fatto il colpo.
Peccato, certo, ma stavolta va bene anche così. L’importante era non rimetterci le penne un’altra volta. Come dire - non s’offenda il signor Zeman - che questo è il tempo dei punti. Poi, più in là, quando la classifica lo permetterà, si potrà provare a divertirsi un po'.
Primo punto, dunque. Primo e giusto e meritato, anche se complessivamente il Lecce ha avuto più occasioni. Ma se il Lecce non ha vinto, più che con se stesso deve "prendersela" con il portiere azzurro. Buona la prima, si potrebbe dire parlando di Mancini. Ma buona pure la seconda, vista che non una, ma due volte ha salvato squadra, allenatore e risultato. Insomma, Mancini s’è già ben adoperato per l’allenatore che ha insistito tanto per averlo. E, in verità, anche l’altro esordiente di marca zemaniana, Jankulovski, non se l’è cavata affatto male. Non ha incantato, questo no, ma la sua presenza ha avuto buone conseguenze a centrocampo.
Cosicchè, il Napoli una mossa se l’è data e tra quattro giorni - col Vicenza a Fuorigrotta - ha pure l’occasione di svoltare, cacciando via, se non tutti i dubbi e tutte le perplessità, almeno il rischio di rivoluzioni e scelte nuove. E questo non è poco, non vi pare?
Lecce-Napoli, dunque. Cavasin, che da seguace di Zeman è poi diventato italianista per necessità, per l’occasione ha cambiato addirittura il suo disegno, passando ai quattro difensori a scapito d’un centrocampo solitamente a cinque. Insomma, preferendo Malusci a Colonnello, Cavasin ha scelto la prudenza. Cosa, questa, che il Napoli ha accolto con soddisfazione. Nel primo tempo e anche nel secondo, quando s’è trovato a passare in vantaggio. Mani di Malusci e fischio immediato di Nucini. In verità il Lecce se l’è presa con Nucini, ma il rigore c’era, netto, come norma vuole. E poi, contestare Nucini, figlio di quel Nucini che negli anni Cinquanta fu centravanti del Lecce con 17 gol non è stato manco bello.
Dunque, Fresi sul dischetto e (22') palla in rete,gli azzurri sognano il grande riscatto. Ma il Napoli a tre punti resiste sette minuti appena. Punizione (29'), destro di Vudrinec (che il Lecce ha preso per sostituire Sesa), barriera che si sfascia e palla in porta. È così che torna in equilibrio il risultato. E anche la partita.
S’era illuso, il Napoli, ma, siamo onesti, sarebbe stato troppo. E, comunque, per come stavano le cose e per i rischi che incombevano su squadra, panchina e società, stavolta ci sta bene pure il pari. Stavolta, però. Perchè la prossima volta, il punto non sarà più sufficiente. Così pretende la classifica, così chiede il popolo azzurro del pallone che ha voglia di credere nella risalita.
da La Gazzetta dello Sport di giovedì 2 novembre 2000
di Fabrizio Salvio
Lecce-Napoli 1-1
Min. COMMENTO
1' La partita inizia con 6 minuti di ritardo. Palla al Lecce.
5' Calcio d'angolo per un Napoli che ha iniziato bene: Chimenti respinge di pugno.
7' Lecce pericolosissimo con Giorgetti, servito in piena area da Lucarelli, bravo a spizzicare la palla di testa: il destro a colpo sicuro del nuovo acquisto salentino è contrato in spaccata da Fresi, bravo ancora a chiudere su Lucarelli.
17' Ammonito Matuzalem per un fallo su Conticchio a metà campo. Primo quarto d'ora di gioco senza grandi emozioni, escluso il tentativo di Giorgetti.
19' Palla gol per il Napoli: colpo di testa di Amoruso in piena area e palla di un soffio fuori.
20' Ancora Napoli vicino al gol con Jankuloski, servito in piena area da un bel lancio in verticale di Pecchia. Controllo e tiro, palla sul fondo.
22' Angolo per il Lecce. In area, Juarez prova la girata acrobatica, para a terra senza difficoltà Mancini.
30' Bellissima azione del Lecce, con Vugrinec che serve in area Lucarelli, anticipato in uscita bassa da Mancini.
35' Manovra avvolgente del Napoli, con palla da sinistra a destra del campo e cross di Pecchia sul quale Sesa svetta di testa spedendo alto.
39' Clamorosa occasione sprecata da Lucarelli su bel cross da sinistra di Tonetto. Sul secondo palo, il centravanti leccese colpisce troppo debolmente e la palla finisce tra le braccia di Mancini.
45' Palla gol per il Napoli in chiusura di tempo. Cross da destra di Moriero, Amoruso fallisce in spaccata l'impatto con il pallone. Subito dopo l'arbitro fischia la fine dei primi 45'.
1' SECONDO TEMPO: Napoli subito pericoloso con Amoruso, fermato in area dai difensori del Lecce.
2' Replica del Lecce con Vugrinec, che si allunga troppo la palla ed è anticipato a terra da Mancini.
6' Punizione di Vugrinec dai 20 metri, palla altissima sulla traversa.
9' Occasionissima per il Lecce con Conticchio lanciato in verticale da Giorgetti. Sul tiro rasoterra, Mancini chiude lo specchio deviando.
13' Risponde il Napoli, che costruisce la più nitida palla gol della partita. Amoruso serve in profondità Pecchia, che rimette al centro rasoterra. Moriero cicca la palla a porta spalancata, palla che arriva a Bellucci - sostituto di Sesa - che in scivolata manda fuori a Chimenti battuto.
16' Moriero, infortunatosi nell'azione di pochi minuti prima, è costretto a lasciare il campo, sostituito da Di Vicino.
23' GOL DEL NAPOLI: calcio di rigore per presunto fallo di mano di Malusci. Batte Fresi e segna.
29' PAREGGIO DEL LECCE: punizione dal limite di Vugrinec, palla rasoterra che passa in mezzo alla barriera e beffa Mancini.
39' Lecce più convinto dopo il pareggio, con Vugrinec che si mette in evidenza.
42' Cross di Vugrinec per Osorio, che di testa non impegna Mancini.
45' Gol annullato al Lecce: Vugrinec vince un contrasto, entra in area e realizza, ma si era aggiustato il pallone con la mano.
50' Dopo 5' di recupero, l'arbitro fischia la fine. LECCE-NAPOLI 1-1
Primo punto per i partenopei, in vantaggio su rigore dubbio ma a tratti meglio disposti in campo dei rivali. I salentini, molto volonterosi, meritano comunque l'1-1 finale.
LECCE, 1 novembre 2000 -. Difficile che, a caldo, Zeman e Cavasin si considerino soddisfatti dopo questo pareggio. Il primo ha visto svanire in pochi minuti la possibilità di conquistare tre punti che avrebbero rimesso in linea di galleggiamento una squadra già con l'acqua alla gola dopo sole 3 giornate di campionato. Il secondo non vince in casa contro una diretta concorrente per la salvezza. A mente fredda, converranno entrambi che in questo momento chiedere di più ai propri uomini sarebbe ingiustificato.
Sì, perché questo Lecce-Napoli ha confermato ciò che dopo sole quattro giornate pare già evidente: le due squadre sembrano condannate ad annaspare fino alla fine nelle sabbie mobili della bassa classifica. Improvvise quanto provvidenziali variazioni di rotta sono legate al lievitare delle condizioni di forma degli uomini di qualità - che in entrambe si contano sulle dita di una mano - e a qualche innesto di peso da reperire nel mercato di riparazione di gennaio. Il Lecce ne ha bisogno a centrocampo, dove, perso Lima, non c'è un regista che detti i tempi del gioco. Dunque, palla lunga, preferibilmente alta, per il centravanti Lucarelli e gli altri a inserirsi sperando nella spizzicata giusta. Oggi ci ha pensato il croato Vugrinec, discreto talento, a mettere le cose a posto con una punizione dal limite, ma per il resto si è visa solo qualche sgroppata sulle fasce di Tonetto a sinistra e Giorgetti a destra.
Il Napoli, in verità, ha mostrato consistenti segni di miglioramento. Ci voleva poco dopo l'1-5 interno con il Bologna, ma si tratta comunque di indicazioni confortanti. Difesa più coperta e compatta, in cui ha giganteggiato un Fresi come non lo si vedeva da tempo; centrocampo a tratti manovriero e abile nel chiudere e rilanciare l'azione, con il ceco Jankulovski, novità di giornata, bravo a cantare e a portare la croce, Matuzalem, che cresce ogni partita per personalità, e Pecchia, che nella sua Napoli sembra aver ritrovato una dimensione da calciatore. Le note dolenti continuano ad arrivare da un attacco troppo leggero, dove il solo Amoruso riesce a insidiare la porta avversaria. Moriero, oggi per di più infortunatosi, svolge il compitino; Sesa, sostituito alla fine del primo tempo, al cospetto del suo ex pubblico si è sciolto, e Bellucci, che lo ha sostituito, ha sprecato sullo zero a zero una palla gol nitidissima, scomparendo poi. Non sempre ci sarà un rigore a favore, regalato a metà da un ingenuo Malusci e un arbitro forse troppo fiscale.
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